Le acque di 360 milioni di anni fa erano un luogo pieno di mistero, ricco di forme di vita tanto affascinanti quanto pericolose e recentemente è stato scoperto un nuovo abitante di questo mondo sommerso: Hyneria udlezinye il più grande pesce osseo mai scoperto in Africa meridionale.
Gli scienziati ritengono fosse un feroce predatore, tanto che il suono nome scientifico significa "colui che consuma gli altri" in Xhosa, una lingua indigena ampiamente parlata nel sud-est del Sudafrica, dove sono state trovate le sue ossa. Osservando la ricostruzione, poi, non c'è alcun dubbio: era un pesce dall'aspetto di un alligatore gigantesco di circa 2 metri e mezzo, ma con una testa arrotondata come l'estremità anteriore di un siluro. La sua principale caratteristica da predatore, però, è possibile trovarla nella bocca: questa è costellata di tante file di piccoli denti appuntiti e diverse coppie di zanne di alcuni centimetri.
L'animale è stato descritto minuziosamente in uno studio condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Uppsala, in Svezia, e della Rhodes University a Grahamstown, in Sud Africa, e pubblicato sulla rivista PlosOne. Una scoperta che permette di immergerci in un ecosistema antico e ricco di mistero, quello a cavallo fra il Devoniano e il Carbonifero.
Com'era la fauna marina di 360 milioni di anni fa
Per questo viaggio saliamo dunque su una piccola imbarcazione che si muove lentamente indietro nel tempo in acque sconosciute di 360 milioni di anni fa. L'aria era densa e umida e il nostro silenzioso navigare è interrotto solo dallo scroscio dell'acqua che si infrange contro il legno della barca e dal fruscio dei primi artropodi terrestri senza ali che si nascondono fra le rocce della costa.
Scivoliamo sull'acqua e ciò che intravediamo sotto la superficie è un paesaggio spettacolare: giganteschi coralli e spugne marine spuntano dal fondale, mentre l'imbarcazione si inoltra fra le fioriture di batteri e alghe unicellulari. La vista più emozionante, però, la troviamo quando ci infiliamo maschera e boccaglio e infiliamo la testa sotto al pelo dell'acqua. In lontananza, vediamo un'enorme ombra emergere dalle profondità: è un Dunkleosteus, un predatore marino della classe dei placodermi dotati di un carapace osseo molto sviluppato nella regione del capo e nella regione toracica.
Continuando il viaggio incontriamo anche altre creature marine strane e meravigliose: dallo Stethacanthus, un genere di pesci cartilaginei strettamente imparentati con gli squali riconoscibili per via di una grande cresta sul capo, ai primi tetrapodi dalla vita quasi completamente acquatica come Acanthostega e Ichthyostega, vissuti circa 365 milioni di anni fa. Questi animali possedevano zampe perfettamente riconoscibili e sono considerati anelli di congiunzione fra i pesci dalle pinne lobate, i cosiddetti sarcopterigi, e i primi veri anfibi.
Chi era Hyneria udlezinye
Dunque, in questo brulicare di vita marina era possibile vedere anche Hyneria udlezinye. L'esemplare studiato dai ricercatori è stato trovato ai margini di Grahamstown, in Sud Africa, nel sito paleontologico di Waterloo Farm lagerstätte, luogo ricco di esemplari del Devoniano superiore, tra circa 419,2 milioni e 358,9 milioni di anni fa. Rob Gess, primo autore della ricerca, raccoglie campioni dal sito dal 1985 e recentemente ha scoperto diverse ossa e denti appartenute all'antico animale.
Questo apparteneva a un gruppo estinto di pesci sarcopterigi chiamato Tristichopteridae. Verso la fine del periodo devoniano, un ramo della famiglia dei Tristichopteridi iniziò a presentare specie gigantesche e gli studiosi ritengono che probabilmente ebbero origine in Gondwana, l'antico supercontinente, prima di migrare in Euramerica.
Ritengono inoltre che fino ad oggi la distribuzione del gruppo dei Tristichopteridi era errata: esemplari della famiglia sono strati trovati principalmente nelle regioni più tropicali o centrali del subcontinente, ma questa nuova specie è stata trovata a sud di dove si trovava il circolo paleoantartico e questo suggerisce una distribuzione più globale dell'animale, dall'equatore verso i poli.
Osservando bene le ricostruzioni anatomiche gli scienziati hanno dedotto che H. udlezinye era un feroce predatore che avrebbe potuto cibarsi della maggior parte dei grandi pesci dell'epoca, compresi i parenti dei moderni celacanti. La forma del corpo, inoltre, suggerisce anche che erano probabilmente "predatori da agguato", ovvero si nascondevano in silenzio per poi rapidamente avventarsi sulla preda serrandola fra le fauci dentate.
Insomma, grazie a Hyneria udlezinye ora possiamo arricchire ancor di più questo viaggio preistorico nelle acque del tardo devoniano. Imparare di più sul mondo di quell'epoca può aiutare gli scienziati a capire meglio non solo le interazioni ecologiche che potevano esistere fra animali estinti, ma anche di più sull'evoluzione della vita sulla Terra. Il Devoniano, infatti, è l'era dove alcuni animali iniziarono a muovere i loro primi timidi passi sulla terraferma, un'epoca ricca di mistero che i ricercatori dovranno studiare ancora a lungo.