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17 Ottobre 2023
18:29

Scoperto il fossile di una particolare tigre marsupiale dai denti a sciabola in Colombia

Alcuni scienziati argentini hanno scoperto in Colombia il primo scheletro completo di una tigre marsupiale dai denti a sciabola. Si chiama Anachlysictis gracilis e somiglia allo smilodonte, ma si tratta di una specie diversa dalla tigre dai denti a sciabola.

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Alcuni ricercatori argentini hanno appena presentato alla comunità scientifica un nuovo importante ritrovamento: il primo scheletro completo di una tigre marsupiale dai denti a sciabola, protagonista di uno studio da poco pubblicato sulla rivista Geodiversitas. La specie si chiama Anachlysictis gracilis e per la somiglianza si sarebbe potuto confondere per una tigre dai denti a sciabola, come lo smilodonte, come è già successo varie volte in passato.

In verità però, questo animale – scoperto in Colombia nel 1997 ma che ha riottenuto un riesame solo recentemente grazie agli sforzi di Catalina Suarez, paleontologa presso l'Istituto Argentino di Nivologia, Glaciologia, e di Scienze Ambientali – non era neppure lontanamente parente dei grossi felini che dominarono le praterie nordamericane per buona parte del Pleistocene. È infatti un mammifero marsupiale che ha vissuto in Sud America, durante il Miocene medio, circa 11 milioni di anni prima della comparsa delle prime tigri dai denti a sciabola che sono poi entrate nell'immaginario collettivo.

«Grazie al nostro approfondimento sulla specie ora sappiamo però che è anche il membro più primitivo conosciuto della famiglia dei Thylacosmilidae, un gruppo di marsupiali che per alcune fasi della loro evoluzione si dotarono dei famosi denti a sciabola», ha chiarito Catalina Suarez, che è anche prima autrice della ricerca.

La caratteristica più peculiare di questa famiglia sono stati infatti i loro canini ricurvi e appiattiti che ricordano la forma tipica di una sciabola o di un pugnale. È proprio per questo motivo se spesso questi animali vengono chiamati dagli scienziati "marsupiali dai denti a sciabola" o "false tigri dai denti a sciabola" perché per anni le persone li hanno confusi con i felini presenti nei cartoni animati – come "L'era glaciale" – e all'interno dei musei.

Bisogna tuttavia ricordare che alcuni dei vecchi reperti utilizzati dagli scienziati per definire la specie, nell'ormai lontano 1997, appartenevano a molteplici scheletri danneggiati che presentavano diversi frammenti appartenuti a porzioni diverse del corpo. Nella nuova revisione della specie, il team della Suarez è riuscito a usare fortunatamente l'ultimo ritrovamento che, oltre ad essere completo, era privo di eventuali deformazioni dovute dai movimenti superficiali degli strati geologici.

Per analizzare meglio quindi la morfologia e le dimensioni della specie, il team argentino ha usato principalmente quest'ultimo ritrovamento e ha iniziato a chiedere la collaborazione di esperti esterni tra cui il dottor Javier Luque, paleontologo dell'Università di Cambridge e curatore del reparto dei mammiferi del Museo di Zoologia del medesimo ateneo. I risultati di questo confronto hanno permesso così di confermare che gran parte delle informazioni disponibili in passato su Anachlysictis gracilis erano incomplete e che la specie era strettamente imparentata con altre forme di marsupiali carnivori che vivevano nello stesso periodo in Sudamerica.

Tra queste c'era Thylacosmilus atrox che fra tutti i marsupiali della famiglia Thylacosmilidae è quello più noto e grande, oltre ad essere quello maggiormente conosciuto dai paleontologi per via dei suoi numerosi ritrovamenti in diverse regione del Brasile, dell'Argentina e delle Ande.

«Entrambe le specie, insieme a Patagosmilus goini (un'altra specie di questi marsupiali dai denti a sciabola) formano infatti il gruppo principale dei Thylacosmilidae, i predatori più importanti del periodo», ha chiarito Luque. Questi predatori erano i dominatori incontrastati delle foreste, delle praterie e delle paludi all'epoca presenti fra la Colombia e l'Argentina e sembravano non avere molti competitor, al di là di qualche sporadico uccello del terrore – grossi predatore alti più di 3 metri – in grado di sottrargli le prede.

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Cosa ha però permesso a questi marsupiali di differenziarsi dagli altri mammiferi che vivevano durante il Miocene? E quali sono le loro caratteristiche distintive?

Innanzitutto, questi marsupiali all'epoca erano molto più diffusi in Sud America rispetto agli antenati degli attuali felini. Ed erano anche molto più evoluti. Inoltre il loro morso era molto più potente, disponevano di canini superiori molto più lunghi rispetto a quelli utilizzati dalle prime tigri dai denti a sciabola (che sarebbero comparsi più tardi) e avevano un prolungamento caratteristico della parte anteriore della mascella che permetteva di accogliere i canini nello scheletro in totale sicurezza, come un fodero per le sciabole.

Effettuando inoltre diverse analisi sui denti molari e sulle dimensioni raggiunte dalla mascella, il team di Luque e della dottoressa Suarez sono riusciti a ricostruire la dieta e la massa corporea di Anachlysictis gracilis, scoprendo che l’animale pesava in media circa 23 kg, che era grande quanto una lince e che probabilmente era il carnivoro più grande fra i mammiferi marsupiali presenti all'epoca in Colombia, dopo il T. atrox, grande quanto una tigre moderna.

Gli scienziati hanno ancora diversi dubbi sulla sua anatomia e sul suo comportamento. Per esempio non sanno se era così agile da riuscire ad arrampicarsi sugli alberi come una pantera o quali erano i suoi metodi di caccia. Eppure all'interno del loro articolo confermano che molto probabilmente tra le sue potenziali prede c'erano sicuramente alcuni piccoli mammiferi – tra cui ratti spinosi, istrici, roditori di varie dimensioni e alcuni primati – uccelli di piccole e medie dimensioni, alcuni rettili e anfibi.

«Ora intendiamo affrontare lo studio di tanti altri frammenti collegati all'Anachlysictis gracilis, che comprendono varie sezioni della colonna vertebrale, delle costole, dell'anca, delle scapole e degli arti – ha affermato la dottoressa Suarez – La collaborazione con altre personalità eminenti della ricerca ci aiuterà in questo compito e ci permetterà sicuramente di esplorare aspetti complessi del movimento della specie, come la posizione che assumeva la testa rispetto al collo quando correva o se i suoi arti erano in grado di trattenere bene le prede o piccoli oggetti»

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Vecchia rappresentazione risalente al 2012 delle tre specie appartenenti alla famiglia dei Thylacosmilidae
Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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