Diversi nuovi scheletri di Diprotodonte – il più grande animale marsupiale mai esistito in natura – sono stati ritrovati nel sito di Du Boulay Creek, a circa 100 km a sud est di Karratha, in Australia.Gran parte di essi sono anche parzialmente completi, una notizia che ha reso particolarmente felici i paleontologi desiderosi di approfondire meglio l'anatomia della specie che è anche una delle creature più grandi ad aver vissuto in Australia nel corso degli ultimi 60 milioni di anni.
Il diprotodonte è un parente degli attuali vombati e dei koala e secondo le moderne ricostruzioni ricordava particolarmente quest'ultimi, tanto che negli scorsi decenni spesso veniva anche chiamato dai non addetti ai lavori "Koala o Vombato gigante". Era da circa vent'anni che non si riuscivano a trovare reperti significativi di questi animali, identificati per la prima volta nel 1844 dal grande paleontologo inglese Richard Owen, ed è per questo che si prospetta che i resti verranno studiati a lungo, prima di essere conservati in qualche museo.
L'unica specie conosciuta di questo gruppo di animali è il Diprotodon optatum, un marsupiale endemico del continente australiano che visse a partire dalla seconda metà del Pleistocene, tra 1,7 milioni e 40.000 anni fa. L'esemplare più grande oggi conosciuto aveva un'altezza al garrese di circa 1,8 m per 4 m di lunghezza. Tuttavia molto probabilmente verrà superato da qualcuno degli scheletri che sono stati riesumati recentemente a Du Boulay Creek, che si prospettano essere straordinari, non essendo ancora stati presentati al grande pubblico.
In generale, comunque, si crede che i maschi adulti pesassero più di 2.700 kg e che il loro comportamento ricordava probabilmente quello dei loro parenti attualmente viventi, abituati ad usare i lunghi artigli solo per difendersi.
La scoperta di questi nuovi reperti nasce dalla collaborazione tra i ricercatori della Western Australian Museum (WAM) di Perth e i dirigenti del sito minerario CITIC Pacific Mining, posto vicino a Du Boulay Creek. «Anche se sono necessarie ulteriori ricerche, sembra che sotto i detriti siano presenti altri scheletri, sia di adulti che giovanili, suggerendo che il sito potrebbe essere stato su un’importante rotta migratoria – ha chiarito Alec Coles, amministratore delegato del WAM. – Gli scheletri sono infatti attualmente parzialmente visibili, comprese sezioni di teschi, mascelle e denti, e incastonati nella roccia dura. Dovremo quindi lavorare ancora a lungo prima di estrarre tutto il materiale presente all'interno dell'area da cui abbiamo estratto i primi esemplari. I fossili sono inoltre a rischio di forte abrasione a causa delle inondazioni, quindi lo scavo è fondamentale per preservarli».
Questa scoperta secondo agli esperti permetterà non solo agli scienziati di conoscere meglio la storia del continente australiano degli ultimi 500.000 anni , ma anche di chiarire i punti ancora irrisolti della scomparsa di queste magnifiche creature, oltre a confermare come il sito di Du Boulay Creek si sia dimostrato di grande importanza per la storia della paleontologia dei marsupiali.