In una delle grotte considerate tra le più importanti per la storia paleontologica della Francia, la Grotte du Renne, a Arcy-sur-Cure, alcuni antropologi hanno trovato un prezioso tesoro archeologico, che potrebbe cambiare la storia dei nostri parenti più stretti, i Neanderthal e i Spaiens europei. Dopo aver infatti regalato alcuni preziosi reperti appartenenti alla cultura preistorica Châtelperroniana, questa grotta ha portato a permesso di portare alla luce nuovi resti umani appartenenti a Homo neanderthalensis, ma soprattutto un ileo neonatale molto particolare, che sta destando stupore tra gli esperti.
L'ileo è una della ossa piatte che formano il bacino e a rendere particolarmente interessante questo ritrovamento è che a seguito delle analisi osteologiche effettuate dagli antropologi l'osso appare morfologicamente molto diverso sia da quello degli altri Neanderthal che abitavano la grotta, circa 45.000 anni fa, sia da gli altri esseri umani moderni che abitavano in quel periodo l'Europa. Questo almeno secondo i risultati che sono stati pubblicati dal nuovo studio pubblicato recentemente sulla rivista Scientific Reports.
L'osso, classificato dagli antropologi come AR-63, è stato confrontato con i resti di altri umani, come i fossili appartenenti a uomini di Neanderthal e altri 32 bambini vissuti in tempi moderni di età simile. Le ragioni di queste differenze sono un gran bel grattacapo per gli esperti, che nei giorni scorsi hanno anche appreso la notizia della scoperta in Cina di una possibile nuova specie appartenente al genere Homo.
Sono però gli stessi antropologi ad aver lavorato alla grotta du Renne ad aver proposto nel loro articolo alcune possibili soluzioni, che potrebbero superare le difficoltà riscontrate nell'associare questo ileo a Neanderthal o Sapiens. «Proponiamo che questa differenza morfologica sia dovuta alla sua appartenenza a un lignaggio umano la cui morfologia differisce leggermente dagli esseri umani di oggi. Chiaramente diverso dalla morfologia di Neanderthal, AR-63 mostra anche peculiarità morfologiche che lo escludono dalle variabilità di altri rami evolutivi umani. Ciò riflette, a nostro avviso, un’antica espressione fenotipica biologicamente moderna non precedentemente documentata», commentano infatti gli autori all'interno del loro studio.
Ovviamente, l'eventuale esistenza di un altro stirpe umana in Francia, circa 45.000 anni fa, significherebbe che erano ben tre le popolazioni che al tempo si contendevano il controllo dei territori abitabili in Europa durante i primi anni del periodo post glaciale. Ciò però comporterebbe che nel tempo la grotta du Renne potrebbe essere stata abitata da diversi gruppi umani e che la cultura Châtelperroniana in realtà potrebbe essere ibrida, ovvero figlia di molteplici specie o popolazioni umane differenti.
«Se convalidata, questa nostra ipotesi porterebbe un forte sostegno all’idea che lo sviluppo di una tecnologia litica come quella Châtelperroniana nel Paleolitico superiore potrebbe essere associata sia ai Neanderthaliani sia a molteplici processi di diffusione culturale o di acculturazione, con possibile mescolanza di popolazione tra i due gruppi», chiariscono i ricercatori a commento del loro studio.
Di certo per comprendere appieno la natura di questo reperto bisognerà compiere ancora ulteriori studi ed è anche per questo che gli studiosi sono pronti a effettuare nuove campagne di scavo all'interno della grotta, nella speranza di trovare sia altri reperti umani appartenenti allo stesso gruppo del bambino, sia oggetti o altri ritrovamenti associati piccolo.