Un team di scienziati australiani ha recentemente pubblicato su Alcheringa: An Australasian Journal of Paleontology uno studio tassonomico che descrive grazie ai reperti museali ben tre nuove specie di piccoli marsupiali appartenenti al genere Dasycercus, piccoli mammiferi simili a roditori conosciuti anche col nome di mulgara. Tuttavia, allo stesso tempo gli autori sono piuttosto concordi nell'affermare che queste tre nuove specie sono probabilmente già estinte e perdute per sempre, per colpa dei numerosi problemi ambientali causati dalle attività umane che hanno colpito l'Australia negli ultimi decenni.
Gli animali in questione, tra l'altro, erano anche molto interessanti sia da un punto di puramente scientifico che culturale. Sono infatti strettamente imparentati con il più noto diavolo della Tasmania e con i quoll, animali molto noti anche al grande pubblico per le rappresentazioni in fumetti, film d'animazione e videogiochi. Gli scienziati che hanno effettuato l'identificazione delle nuove 3 specie appartengono alla Curtin University, alla Western Australian Museum e alla Murdoch University, tre delle principali realtà accademiche del paese, e hanno utilizzato sia resti sub fossili che moderni per studiare le piccole differenze che era possibile riscontrare fra le tre specie.
Questi piccoli marsupiali sono animali notturni dalle dimensioni simili a quelle dei comuni ratti, e sono famosi in Australia per la curiosa abitudine di prendere il sole occasionalmente all'ingresso delle tane in cui nascondono la prole e il cibo. La maggioranza dei reperti studiati dagli zoologi per effettuare questa revisione provenivano dai magazzini di diversi musei presenti nel Paese, oltre che da alcune grotte il cui contenuto non erano mai stato studiato o identificato in precedenza.
Jake Newman-Martin, uno dei principali autori della scoperta, ha commentato un po' rattristato i risultati dello studio, sottolineando come questi "piccoli ingegneri dell'ecosistema australiano" siano andati perduti probabilmente per colpa della siccità, per l'eccessiva competizione e per gli incendi che hanno devastato negli ultimi anni gran parte del Queensland. Fortunatamente, in Australia sopravvivono ancora due altre specie di mulgara, che contribuiscono a mantenere sotto controllo la popolazione d'insetti e di piccoli roditori. Queste due specie sono note come mulgara dalla coda a spazzola, ovvero Dasycercus blythi e mulgara dalla coda crestata, Dasycercus cristicauda, l'animale presente nella foto di copertina.
Un altro autore dello studio, il dottor Kenny Travouillon, è stato ancora più critico per quanto riguarda l'estinzione delle tre nuove specie, spiegando che tale fenomeno tende a ripetersi sempre più spesso ultimamente. Andando infatti a studiare i resti più recenti di questi piccoli marsupiali, gli zoologi si sono resi conto che non c'erano dati di presenza recente, e che sul campo non sono state trovate tracce come orme, tane o deiezioni, indizio che fanno pensare che le popolazioni di questi specifici mulgara siano ormai estinte.
«Sebbene l'Australia sia rinomata per i suoi marsupiali diversi e unici, ha anche il più alto tasso di estinzione di mammiferi al mondo, con molte specie che soffrono per gli impatti del degrado ambientale e dei predatori invasivi introdotti come volpi e gatti – ha affermato Travouillon, per sottolineare la gravità della situazione – Le specie più a rischio sono spesso i piccoli marsupiali, che oltre ad essere talvolta trascurati dalla stessa comunità scientifica hanno subito un forte calo nella loro abbondanza e distribuzione a partire dalla colonizzazione europea. Non sappiamo esattamente quando le nostre specie si sono estinte, ma di certo la scoperta dei nostri mulgara segna il primo esempio registrato di estinzione moderna all'interno della famiglia Dasyuridae».
Secondo gli scienziati, è inoltre anche probabile che molte altre specie australiane non ancora scoperte o descritte si siano già estinte prima che potessero essere conosciute dalla scienza. Un fenomeno che in ecologia si definisce estinzione centineliana, dall'estinzione delle specie conosciute della foresta centileana centroamericana che fu completamente abbattuta nell'arco di dieci anni da diverse aziende che lavoravano il legno.