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18 Ottobre 2023
18:01

Scoperte sette specie criptiche di uccelli finora considerate un’unica specie

Gli uccelli che fino ad oggi erano considerati appartenenti a un'unica specie, quella del tordo usignolo dorsoardesia, secondo una nuova revisione tassonomica sono in realtà ben sette specie diverse.

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Il lavoro degli zoologi non è mai semplice. Insieme alle difficoltà legate alle esplorazioni e alle attività sul campo, i ricercatori devono infatti affrontare anche diversi altri ostacoli relativi alla complessità della biologia e alla natura stessa delle specie. Alcune sono infatti così simili tra loro che spesso risulta quasi impossibile distinguerle a occhio nudo. Quest'ultimo è il caso delle cosiddette specie criptiche, ovvero quelle specie animali morfologicamente indistinguibili e che possono essere riconosciute solo grazie all'analisi del DNA.

E tra gli animali che nell'ultimo periodo hanno creato parecchi grattacapi agli scienziati per via dell'elevato numero di popolazioni criptiche, c'è anche un piccolo uccello diffuso in centro e sud America chiamato tordo usignolo dorsoardesia, il cui nome scientifico è Catharus fuscater. Come ha infatti dimostrato una nuova revisione tassonomica pubblicata su Zoological Journal of the Linnean Society da alcuni scienziati della Drexel University, del Delaware Museum of Nature & Science e del Burke Museum of Natural History and Culture, gli uccelli che fino a oggi venivano considerati appartenenti a quest'unica specie, sono in realtà ben sette specie diverse, inclusa una appena descritta, e quattro sottospecie, di cui due appena descritte.

Quello che infatti veniva un tempo considerato "semplicemente" Catharus fuscater, spiegano gli scienziati coinvolti in questa ricerca, tra cui Matthew Halley, docente di ornitologia presso la Drexel University, era infatti un complesso di specie sorelle molto simili fra di loro che abitano diverse aree del centro e del sud America. «Tuttavia, c'è poco consenso su dove tracciare il confine tra questi animali», ha spiegato lo scienziato, chiarendo così che il percorso evolutivo che ha permesso a questi uccelli di formare nuove specie è ancora relativamente recente.

Questo evento probabilmente si ricollega anche alla stessa separazione geografica che ha subito la specie ancestrale, che esplorando nuovi territori ha trovato sulla sua strada diverse barriere fisiche che hanno rallentato la riproduzione e il flusso genetico fra le varie popolazioni. Queste barriere, potrebbero essere state delle montagne o dei fiumi ed in effetti gran parte di queste nuove specie sono presenti all'interno di fitti boschi o vallate abbastanza chiuse e protette da elementi geografici di notevoli dimensioni.

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«Le principali specie che appartengono ora al complesso che un tempo identificavamo con un unico nome sono a loro volta composte da diverse popolazioni disgiunte – hanno dichiarato gli scienziati –  che popolano le torbide foreste pluviali montane che vanno dalla Costa Rica alla Bolivia». Questi uccelli sono molto timidi e nella maggioranza dei casi è più facile sentire i loro canti che vederli, visto che frequentano soprattutto le alte e fitte chiome degli alberi e le fronde dei cespugli spinosi presenti nella foresta equatoriale.

Per documentare le differenze tra tutte queste specie, gli scienziati non hanno però solo sequenziato il loro DNA. Scoperto infatti l'inganno dell'aspetto esteriore apparentemente indistinguibile, si sono quindi concentrati nel cercare anche quelle minime differenze fisiche, come il colore del piumaggio, dell'iride, del becco o le differenze nelle loro vocalizzazioni, nel tentativo di produrre una descrizione in grado di permettere anche il riconoscimento in campo, senza essere quindi costretti ad analizzare in laboratorio il loro genoma.

Per esempio, tra le differenze che gli scienziati sono stati in grado di trovare fra queste specie ci sono le differenze nelle vocalizzazioni e nella struttura melodica del canto, provocata presumibilmente da un'apprendimento culturale diverse nelle varie popolazioni. Inoltre, secondo le analisi genetiche effettuate su ciascuna specie, le varie popolazioni ancestrali si sono separate sul finire del Pliocene e l'inizio del Pleistocene, fra 2,5 e i 2 milioni di anni. L'altro ieri da un punto di vista strettamente evolutivo e geologico ma un tempo sufficiente per constare il processo di speciazione.

In generale, le specie misurano circa 17 cm e hanno il dorso e la testa grigio scuro, con una gola e il ventre che presenta tonalità invece grigio chiare. Dispongono di un paio di occhi dal colore arancione brillante o azzurro e si nutrono di piccoli invertebrati che vivono tra le chiome degli alberi. Gran parte di queste nuove specie hanno uno stato di conservazione ancora incerto ed è per questo che gli autori dello studio chiedono a gran voce ai propri colleghi di collaborare, per comprendere meglio lo status di salute delle varie popolazioni in relazione al pericolo di estinzione.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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