Gli archeologi sono rimasti di stucco notando che nel buio di due polverose tombe egizie di 4000 anni fa giacevano nove teste di coccodrillo avvolte in panni di lino. Quella descritta non è una scena del capolavoro diretto da Stephen Sommers del 1999 "La Mummia" ma è successo realmente: degli studiosi del Centro di archeologia mediterranea dell’Università di Varsavia hanno fatto questa scoperta insolita nella necropoli di Tebe, antica città egizia situata lungo il Nilo vicino alle attuali Karnak e Luxor, circa 800 chilometri a sud del mar Mediterraneo.
La necropoli di Tebe è costituita da 5 aree più piccole e il ritrovamento è stato fatto in una zona chiamata El-Asassif o "Tombe dei Nobili" poiché ospita quasi 500 tombe di funzionari e dignitari delle corti faraoniche. I ricercatori polacchi lavorano agli scavi della zona ormai dal 2013, con le ginocchia nella polvere in lotta continua con le alte temperature che in Egitto in estate possono andare dai 35 gradi di Il Cairo fino a oltre 50 gradi del Deserto Bianco. I dieci anni di sforzi, però, hanno finalmente dato i loro frutti e la scoperta è stata descritta in un articolo pubblicato sul Journal of African Archaeology.
Le teste dei rettili rappresentano un mistero per gli studiosi che le ritengono un corredo funebre senza dubbio fuori dal normale. Queste non hanno ricevuto nessun processo di mummificazione, riservato tipicamente alle figure importanti le cui spoglie erano destinate a durare in eterno, ma non svilisce l'importanza che i proprietari delle tombe attribuivano a questi animali che figuravano persino nel loro pantheon di divinità.
I coccodrilli nella cultura dell'antico Egitto
In effetti una delle caratteristiche della religione egizia che più incuriosisce è la forte presenza di divinità zoomorfe, ovvero esseri con poteri divini che possiedono sembianze miste umane e animali. Fra i più famosi troviamo Ra, il dio ieracocefalo, cioè con testa di sparviero, rappresentato spesso con un disco solare sul capo e su una barca con la quale attraversa il cielo, ma non è l'unico. Gli antichi egizi, infatti, adoravano ad esempio Thot, il dio della scrittura, delle formule divine e magiche, della giustizia dell’aldilà, rappresentato talvolta con la testa di ibis o come babbuino, oppure Anubi il dio dei morti appresentato in forma di uomo con la testa di sciacallo.
Se passeggiassimo in un antico tempio egizio, però, ci renderemmo subito conto che la lista di dei con sembianze animali sarebbe ancora lunga. Percorrendo lentamente le ampie sale illuminate da torce e bracieri potremmo notare sulle pareti finemente decorate migliaia di geroglifici, bassorilievi o statue in cui si esprime in modo minuzioso il profondo legame che legava questa civiltà agli animali. Una statua ci colpisce in particolare: ha il corpo da uomo e la testa di coccodrillo. È Sobek, il dio egizio associato al coccodrillo del Nilo connesso alla fertilità, alle acque, alla potenza militare e persino al potere del faraone.
Il culto di Sobek, infatti, raggiunse il suo apice durante il Medio Regno, fra il 2055 e il 1650 a.C., specialmente sotto il faraone Amenemhat III della XII dinastia. Il faraone e gli altri sovrani della dinastia commissionarono varie opere architettoniche per esaltare Sobek e in quel periodo e il dio metà uomo e metà coccodrillo andò a incontro a un importante mutamento teologico: cominciò a essere associato al dio della regalità, Horus, venendo perciò chiamato Sobek-Horus. Tale accostamento legò profondamente Sobek e la figura del coccodrillo al potere faraonico, assicurandogli un ruolo di notevole importanza nel pantheon egizio.
Ad oggi sappiamo di molte mummie di coccodrilli trovate in diverse tombe lungo il Nilo, animali sacri depositate in catacombe appositamente preparate per loro. Il caso di El-Asassif, però, appare diverso: in queste due tombe sono state ritrovate solo le teste che non sono state neanche mummificate, ma avvolte in panni di lino. Questa per gli archeologi è una differenza significativa poiché il loro ruolo probabilmente doveva essere legato a qualcosa di diverso dal classico simbolismo religioso.
La scoperta delle teste di coccodrillo
Riuscire a definire l'origine e il possibile scopo di questi animali non è facile, soprattutto considerando che del cranio intero e delle mandibole sono rimasti solo pochi frammenti. Il motivo del cattivo stato di preservazione dei resti deriva del fatto che i ricercatori che per primi hanno ritrovato le tombe e hanno iniziato a scavare hanno prestato pochissima attenzione ai resti di animali scartandoli.
L'unica cosa certa per i ricercatori è che in qualche modo dovrebbero essere connessi ai riti funebri dei due alti funzionari sepolti lì, ma in che modo e quale fosse il legame con loro rimane per ora un mistero. Uno dei due funzionari è stato identificato come “Cheti”, dignitario di corte vissuto durante il regno del faraone Nebhepetra Mentuhotep II che regnò dal 2055 al 2002 a.C. Questo sovrano fu particolarmente importante poiché riunì l’Egitto dopo un oscuro periodo in cui il paese era in gran parte diviso. L’altro funzionario resta ancora anonimo, ma comunque riconosciuto come un membro della corte del faraone di alto status.
Non sappiamo se la compagnia di questi animali ha permesso ai funzionari un miglior passaggio nel regno dell'aldilà presieduto Anubi o se la loro venerazione aveva raggiunto un punto tale da volerli anche come guardiani dell'oltretomba. Soltanto il duro lavoro fra polvere e sudore degli archeologi potrà dirci quanti altri misteri questi complessi tombali nascondono.