Le foreste tropicali del sud-est asiatico hanno rappresentato per secoli l'esempio di ambiente incontaminato, lo sfondo ideale per storie avventurose nel cuore della giungla, come quelle di Tarzan e di Mowgli. Ancora oggi però attirano centinaia di scienziati ed esploratori da ogni angolo del mondo alla ricerca di aree naturali ancora vergini e, soprattutto, nuove specie animali rimaste nascoste e sconosciute alla scienza.
Sono infatti ancora numerose le aree dove è possibile immergersi nella giungla per scoprire centinaia di nuove specie. E un palese esempio di una mantenuta ricchezza biologica è stato protagonista durante l'ultima Giornata della biodiversità, celebrata lunedì scorso e proclamata come ogni anno dalle Nazioni Unite.
Negli ultimi anni decine di biologi che collaborano insieme al WWF si sono alternati lungo sponde del fiume Mekong – il più lungo e importante dell'Indocina – per tentare di colmare il gap ancora oggi esistente fra le conoscenze acquisite e quelle ancora disponibili in natura. Nell'ultimo report, gli scienziati hanno annunciato di aver aggiunto altre 380 specie scoperte, fra piante, anfibi, rettili, pipistrelli e uccelli, nella lista di quelle conosciute nel Mekong.
E per quanto possano sembrare molte, esistono ancora tantissime altre forme di vita sconosciute nei pressi del fiume e ci vorranno probabilmente ancora anni e numerose missioni esplorative prima di ottenere una lista completa. «Queste straordinarie specie non sono le ultime e per quanto siano nuove per la scienza in realtà si sono evolute nella regione del Mekong per milioni di anni. Ci ricordano che erano lì molto tempo prima che noi arrivassimo in questa regione», ha detto K. Yoganand, leader del progetto regionale di tutela della fauna selvatica del WWF-Greater Mekong.
In totale, negli ultimi due anni, gli scienziati hanno scoperto lungo il Mekong ben 290 nuove tipologie di piante, 19 nuove specie di pesci, 24 di anfibi, 46 rettili e un pipistrello dotato di un pollice veramente grosso che utilizza per aggrapparsi alle sporgenze. Di questa specie, tuttavia, era stato già individuato un esemplare, che in realtà è rimasto nascosto e senza nome all'interno in un museo ungherese per circa 20 anni. Considerando perciò il grande contributo del WWF, i ricercatori a partire dal 2021 hanno portato il numero totale delle specie conosciute nella regione a 3.389, partendo dalle 1.982 conosciute alla fine degli anni Novanta.
«La regione del Mekong è d'altronde riconosciuta come uno degli hotspot principali della biodiversità in Asia – ha affermato Truong Q. Nguyen, vicedirettore presso l'Istituto di ecologia e risorse biologiche dell'Accademia di scienza e tecnologia del Vietnam – Ed è per questa ragione che i naturalisti la scelgono per svelarne i segreti». Un hotspot infatti è tecnicamente una regione caratterizzata da elevati e intricati livelli di diversità biologica che permettono di osservare un numero molto elevato di piante e animali che non sono presenti in altre regioni.
Ma anche se la penisola dell'Indocina – di cui fanno parte Birmania, Cambogia, India orientale, Laos, Thailandia, Vietnam e Malesia peninsulare – e il Mekong siano ancora ricche, la regione sta «affrontando enormi pressioni dovute allo sviluppo economico e alla crescita della popolazione umana, aggravate dagli effetti del cambiamento climatico», ha affermato Nguyen, sottolineando come queste specie possano sparire da un momento all'altro se gli sforzi internazionali di preservazione della natura venissero meno. Per questa ragione, gli scienziati e il WWF chiedono ripetutamente a tutti i paesi iscritti alle Nazioni Unite di perseguire gli impegni presi durante le ultime COP (Conferenza delle Parti) sul clima e la biodiversità, per limitare gli impatti traumatici del cambiamento climatico sugli ecosistemi e salvaguardare il futuro di tutte le forme di vita.
Fra l'altro, secondo i biologi della CITES e dell'IUCN, due enti internazionali che gestiscono direttamente e indirettamente le ricerche inerenti la scoperta e la tutela delle varie forme di vita, il problema della scomparsa non coinvolge solamente le aree selvatiche dell'estremo oriente. Sono infatti circa 8,7 milioni le specie viventi presenti oggi sulla Terra e secondo gli studiosi solo 1,6 milioni di queste sono state già identificate. Ciò significa che oltre l'80% deve ancora essere scoperto e rischia potenzialmente l'estinzione. Un dato sconfortante che permette di capire quanto lavoro attende gli zoologi del futuro.