Finora nessun antropologo aveva mai potuto osservare un'opera d'arte così particolare come quella che alcuni esperti hanno trovato sulla superficie di alcune pareti delle montagne Doro Nawas, in Namibia, all'interno del deserto del Kalahari: centinaia di impronte umane e animali, non in sovrapposizione, scolpite nella pietra con una tale precisione da mostrare perfino i dettagli degli arti reali.
A dare notizia di questa scoperta sono stati alcuni scienziati dell'Institute of Prehistory and Early History della Friedrich-Alexander University (FAU) di Erlangen, in Germania, e dell"Università di Colonia che hanno da poco pubblicato un articolo sulla rivista Plos One. Per questo studio, i ricercatori si sono avvalsi dell’aiuto molto importante degli indigeni, in grado non solo di analizzare meglio le impronte degli animali raffigurate nelle incisioni rupestri ma anche di guidare gli scienziati fra le pericolose montagne che nascondono una delle più grandi raccolte di impronte preistoriche del Pianeta.
«I reperti trovati erano nascosti fra le dune del deserto», ha chiarito Andreas Pastoors, uno degli autori della scoperta. Secondo i dettagli che è possibile trovare sulla loro superficie, gli scienziati sono stati in grado di identificare le specie, il sesso e la fascia di età degli animali. La parete principale, quella descritta nell'articolo, presenta 513 impronte e gli esperti sono stati persino in grado di definire quale zampa sia stata utilizzata dagli scultori per scolpire ciascuna singola impronta, dando loro modo di comprendere perfettamente la fauna presente all'interno dell'ecosistema della Namibia 50.000-12.000 anni fa.
Le incisioni mostrano che gli uomini del periodo avevano una chiara preferenza per alcune specie e per gli animali adulti, oltre ad essere più propensi a raffigurare impronte maschili rispetto a quelle femminili. Le ragioni di questa preferenza non sono ancora del tutto chiare, ma è più probabile che queste impronte fossero utilizzate per insegnare ai giovani cacciatori come seguire le piste durante la caccia o per svolgere attività culturali e religiose.
Secondo Pastoors «le pareti rocciose della Namibia contengono numerose raffigurazioni dell'età della pietra di animali ed esseri umani, così come impronte umane e animali. Fino ad ora però, queste ultime hanno ricevuto poca attenzione rispetto agli altri fossili, perché i ricercatori non avevano le conoscenze per interpretarle. Gli antropologi e gli archeologi delle nostre università, insieme ai tracciatori indigeni della Nyae Nyae Conservancy a Tsumkwe, in Namibia, hanno però cominciato a fare qualche passo verso questa direzione e finora hanno esaminato diverse centinaia di impronte in modo più dettagliato, scoprendo dettagli sorprendenti: per esempio, le tracce coprono una gamma di specie animali più ampia rispetto alle rappresentazioni animali convenzionali e nella rappresentazione delle varie specie emergono modelli culturali differenziati».
Questo indica che alcuni animali erano considerati più importanti degli altri o che nel tempo alcune specie cominciarono a essere raffigurate in maniera differente, a seguito di un rinnovamento culturale. Ma quali sono le specie che sono state identificate tramite queste impronte? «Delle 513 impronte analizzate in totale nella parete principale – spiegano gli scienziati all'interno del loro articolo – abbiamo identificato 345 tracce di quadrupedi e 62 tracce di uccelli, appartenenti a 40 specie diverse». Questi animali sono stati divisi in tre gruppi.
Il primo gruppo di specie comprende quelle specie di cui gli antichi artisti hanno scolpito più frequentemente le impronte. In ordine decrescente di frequenza ed escludendo l'uomo sono: giraffa (Giraffa cameleopardalis), kudu (Tragelaphus strepsiceros), antilope saltante (Antidorcas marsupialis), faraona (Numida meleagris), rinoceronte bianco e nero (Cerathotherium simum e Diceros bicornis), struzzo (Struthio camelus), orice/gemsbok (Oryx gazella), facocero (Phacochoerus africanus sundevalii), leopardo (Panthera pardus), cefalofo (Sylvicapra grimmia) e zebra (Equus zebra).
Il secondo gruppo comprende le specie meno frequentemente rappresentate. Sono: gatto selvatico (Felis catus lybica), babbuino (Papio ursinus), gnu blu (Connochaetes taurinus), bufalo (Syncerus caffer), tragelafo (Tragelaphus sylvaticus), caracal (Caracal caracal), elefante (Loxodonta africana), leone (Panthera leo), la scimmia Chlorocebus pygerythrus, antilope roana (Hippotragus equinus), lo steenbok (Raphicerus campestris), l'otarda kori ( Ardeotis kori) e il korhaan dalla cresta rossa (Eupodotis ruficrista).
Le specie le cui imrponte sono state individuate solo una o due volte rientrano nella categoria degli animali raffigurati "raramente". Questi sono: oritteropo (Orycteropus afer), il Proteles cristata, ghepardo (Acinonyx jubatus), antilope della specie Taurotragus oryx, sciacallo (Canis mesomelas), istrice (Hystrix africaeaustralis), coniglio (Pronolagus randensis)., la cicogna nera (Ciconia nigra), il francolino (Francolinus adspersus), il marabù (Leptoptilos crumeniferus), la cicogna dal becco aperto (Anastomus lamelligerus), l'alzavola dal becco rosso (Anas erythrorhyncha) e l'uccello segretario (Sagittarius serpentarius).