Una nuova specie di squalo, lo squalo demone, è stata appena identificata, partendo dall'analisi di alcune uova che sono state trovate all'interno di alcune scatole dimenticate in un magazzino dell'Australian National Fish Collection, un'organizzazione affiliata al Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO). Il ritrovamento delle uova in realtà è avvenuto nel 2011, con il contributo di William T. White, ma solo recentemente la scienza è riuscita a dare un nome a questi animali, finora mai osservati in natura. La notizia è stata pubblicata sulla rivista Fish Biology.
Per comprendere a quale animale appartenevano queste uova, gli ittiologi della CSIRO già dieci anni fa decisero di confrontarsi con altri esperti dell'Università di Hokkaido e dalla Sorbona, ma oltre a capire che l'animale apparteneva al genere Apristurus non riuscirono a comprendere molto, anche perché le uova non corrispondevano alla nidiata di nessun'altra tipologia di squalo nota.
Per ovviare così alle difficoltà di interpretazione dell'unico elemento che avevano in mano, ovvero gli embrioni contenuti all'interno delle uova, i ricercatori hanno deciso di dare vita a una vera e propria "caccia al tesoro" nelle collezioni dei musei australiani, che li ha portati dopo un decennio a identificare uno squalo che era stato pescato nelle stesse aree in cui erano state prelevate le uova. Il loro ragionamento si è basato su una considerazione: se le uova erano state trovate all'interno di alcune scatole di proprietà della CSIRO, probabilmente da qualche altra parte potevano essercene delle altre. Non potevano però immaginare che il reperto recuperato nelle stesse acque da cui provenivano le uova potesse essere proprio la madre da cui derivavano gli embrioni: uno squalo adulto che era stato mal classificato e inserito nel reparto sbagliato.
«Fortunatamente l'esemplare femmina che abbiamo trovato conteneva al suo interno un‘astuccio di deposizione – con cui questi squali custodiscono le uova – del tutto identico a quelli che avevamo trovato insieme alle tre uova in magazzino. Ciò ha confermato i nostri sospetti», ha dichiarato White, per spiegare come si sono resi conto che la targhetta identificativa della femmina conteneva un errore.
Lo squalo infatti non era un gattuccio della Cina meridionale, come indicato dalla collezione. Era un'altra specie, per giunta incinta al momento della morte. Dall'interno del suo corpo conservato, gli scienziati hanno poi estratto l'astuccio che fortunatamente conteneva ancora un uovo, corrispondente per forme e colori a quelle trovate nel lontano 2011. Grazie poi allo studio del DNA, gli scienziati hanno confermato la parentela fra gli embrioni e lo squalo femmina dal nome sbagliato.
A questo punto, disponendo di ben 4 esemplari, e precisamente di un adulto e 3 embrioni, gli scienziati sono stati in grado di studiare meglio la specie, a cui hanno dato il nome di Apristurus ovicorrugatu.
Trovare delle uova di squalo di una specie ancora senza nome è stato un evento abbastanza fortunato, chiariscono gli scienziati, anche perché essendo la maggior parte degli organismi ovovipari, sono poche le specie rimaste che non sono state già scoperte e studiate. Non è però la prima volta che un errore di classificazione ha impedito per anni di identificare correttamente una nuova specie, spiegano gli esperti. Attribuire il nome sbagliato ad alcuni reperti è infatti uno degli sbagli più comuni per via dell'elevato numero di esemplari conservati all'interno dei musei e per la mancanza di un appropriato numero di tecnici tassonomisti, in grado d'identificare velocemente le differenze.
La nuova specie comunque morfologicamente risulta essere molto simile al gattuccio cinese per cui era stata scambiata. L'A. ovicorrugatu ha infatti una cavità della bocca simile per dimensioni a quella della specie cinese, ma è di color marrone. Inoltre presenta pinne pettorali più grandi e una valvola a spirale molto particolare a livello dell'intestino, che gli è molto utile quando deve espellere i bisogni senza rischiare di rovinare le sue pareti.