Alcuni paleontologi spagnoli dell‘Università Autonoma di Barcelona hanno appena effettuato una scoperta molto interessante, che è finita tra le pagine della prestigiosa rivista di settore Journal of Vertebrate Paleontology. Hanno infatti appena descritto una nuova specie di iguanodonte, uno dei primi e più famosi dinosauri erbivori conosciuti.
La nuova specie è stata trovata all'interno del giacimento fossilifero di Masia de Ramón, che si trova a 2,6 km a sud del villaggio di Figuerola d'Orcau, all'interno della Catalogna nord-occidentale. A questo nuova forma di iguanodonte il duo di paleontologi che ha lavorato allo scavo – Albert Prieto-Márquez e Albert Sellés – ha poi dato il nome di Calvarius rapidus, che racchiude diversi significati.
In primis, il nome dell'animale si riferisce alla località Serrat del Calvari, luogo in cui sono stati trovati per la prima volta i resti. Inoltre, deriva anche anche dal fatto che questo animale risale a un'epoca molto vicina al limite K-T, la prova geologica dell'avvenuto impatto del meteorite che decretò la fine dell'era dei dinosauri e l'inizio del regno dei mammiferi. L'esemplare studiato dai due paleontologi spagnoli è stato datato infatti a soli 100.000 anni prima la grande estinzione, dimostrando che molto probabilmente questa specie fu tra quelle estinte a causa dell'impatto.
L'epiteto specifico "rapidus" indica inoltre che l'iguanodonte in questione era particolarmente snello e agile nei movimenti, ma che ebbe anche un'esistenza abbastanza effimera, visto che la specie si stava muovendo verso il "calvario" dell'estinzione abbastanza rapidamente, in termini geologici. Calvarius rapidus visse probabilmente in quella che oggi i paleontologi chiamano isola ibero-armoricana, un grande area formato dalle attuali Spagna, Francia, Portogallo e Corsica e che insieme formavano l'isola più grande e più occidentale dell'arcipelago europeo, poco distante dalla Sardegna, che ne lambiva le regioni meridionali.
Questi animali si cibavano prevalentemente delle prime foglie delle piante a fiore e degli aghi delle conifere, riuscendo anche a sminuzzare i ciuffi di erba e le stoppose foglie delle felci, essendo dotati di una mascella adatta proprio a questo scopo. E nonostante sia stato trovato in Spagna un solo individuo, i paleontologi ritengono che, come altre specie di iguanodonti, anche C. rapidus era una specie sociale, in grado quindi di formare grossi gruppi e vivere in branco.
Il sistema di locomozione dell'animale era invece ibrido. Gli iguanodonti, infatti, erano in grado di camminare sia in posizione quadrupede che di correre in posizione bipede. Lo scheletro di C. rapidus possiede però piccoli ma numerosi adattamenti che dimostrano quanto questa specie fosse peculiare e come sia andata incontro ad alcune leggi biologiche che spesso coinvolgono le specie insulari, come il nanismo. Come successo con tante specie animali ancora oggi viventi, anche gli iguanodonti dell'isola ibero-armoricana andarono incontro a una costante diminuzione della taglia, che li portò quindi a essere sempre più snelli e veloci.
Questa specie viene considerata importante dai ricercatori anche per due particolari motivi. Da una parte, presenta un metatarso altamente modificato, che non si riscontra in nessuna altra specie nota di ornitopodi, il gruppo di dinosauri a cui appartengono gli iguanodonti. Questo era infatti più simile a quello di altri ornitischi più antichi, come Hypsilophodon e Dysalotosaurus, estinti però già all'inizio del Cretaceo, tanto che secondo le ricostruzioni questa nuova specie potrebbe rappresentare una popolazione relitta che ha conservato caratteri antichi e arcaici. Inoltre, la sua scoperta permette agli scienziati di comprendere meglio anche l'habitat dell'attuale Spagna a pochi millenni prima la fine dell'epoca dei dinosauri, presentandoci un ecosistema finora sconosciuto.
Dalle impronte lasciate sui denti, per esempio, gli scienziati hanno capito quali erano le specie di piante con cui si alimentavano questi animali e che formavano l'ambiente in cui viveva, dando modo di conoscere un mondo altrimenti difficilmente osservabile da altri reperti. Il limite K-T, infatti, in buona parte del mondo ricopre i sedimenti in cui è possibile trovare tracce e segni degli ecosistemi risalenti a poche migliaia di anni prima la grande estinzione. L'impiego dei fossili animali per carpire informazioni legate alla diversità degli habitat si è dimostrato quindi una tecnica innovativa e interessante per esplorare anche ciò che era ritenuto fino a poco tempo fa inesplorabile.