La ricerca di vita aliena al di fuori della Terra, come sanno moltissimi appassionati di astronomia, è iniziata per forza di cose quando la scienza è stata in grado per la prima volta di studiare la superficie e le atmosfere dei corpi celesti del sistema solare. Non solo pianeti dunque, ma anche meteoriti, asteroidi e soprattutto i satelliti dei principali giganti gassosi, che si trovano oltre la fascia principale degli asteroidi. Ed ora, dopo decenni di ricerche tramite sonde e particolari telescopi in orbita, un gruppo variegato di astronomi ha concluso quella che si può definire la prima fase della storia dell'esplorazione spaziale, con l'analisi della relativa abitabilità di alcuni dei principali candidati ad ospitare la vita, tra cui Encelado. Una luna geologicamente attiva di Saturno che è molto nota agli astrofili per la sua superficie ghiacciata e per i getti di gas che rilascia nello spazio, alti anche centinaia di chilometri.
Secondo infatti un ultimo report pubblicato su Nature da un team di ricercatori della Freie Universität di Berlino, proprio Encelado conterebbe diverse tipologie di fosfati all'interno del suo oceano liquido, nascosto sotto la superficie, dimostrando così di possedere tutti gli elementi considerati fondamentali dalla scienza per sviluppare e sostenere una vita simile alla nostra, tra cui l'idrogeno, l'ossigeno, il carbonio e l'azoto. È infatti possibile ritrovare questi elementi all'interno delle nostre cellule e in particolar modo nel DNA ed è per questo che la loro scoperta su di un satellite lontano accende le speranze dei biologi.
A rendere tuttavia ancora più importante questa scoperta è anche il fatto che i dati utilizzati per ottenere queste nuove conoscenze provengono dalla missione della sonda Cassini, partita nel 1997 in direzione dei satelliti di Saturno proprio per rilevare alcuni elementi fondamentali per la vita dalla loro superficie, allora poco conosciuta. Tale missione ha avuto tra i principali protagonisti proprio l'Italia, che tramite l'ESA – l'Agenzia Aereospaziale Europea – ha fornito parte degli strumenti che sono risultati utili proprio per scandire e analizzare la superficie di Encelado e di altri satelliti, come Titano, durante il sorvolo del 2004 e del 2005.
Il fosforo trovato dall'equipe di astronomi guidati dai ricercatori di Berlino è stato captato principalmente dallo strumento Cosmic Dust Analyzer di Cassini, all'interno delle particelle di ghiaccio espulse nello spazio da uno dei getti di gas crio-vulcanici che sono stati osservati sulla superficie della luna. La scoperta di tale elemento è stato inoltrato salutato entusiasticamente dai ricercatori poiché è principalmente legato alla struttura molecolare dell'adenosintrifosfato, il carburante principale del nostro organismo.
L'aspetto però più incredibile di questa scoperta è legata alle concentrazioni di fosforo rilevate all'interno dei getti di gas e materiale espulsi dal satellite. Esse sono infatti da un centinaio a migliaia di volte superiori a quelle riscontrabile sul nostro pianeta, un dato che aumenta notevolmente le probabilità che nell'oceano di Encelado possano trovarsi delle forme di vita molto semplici, come virus e soprattutto batteri. In maniera simile infatti alla Terra primordiale, che presentava diverse sorgenti termali sommerse che sostentavano la vita delle primissime cellule comparse sul nostro pianeta, le profondità di Encelado potrebbero garantire la presenza di forme di vita molto semplici grazie alla presenza di questi elementi e per via del vulcanismo, un fenomeno indotto anche dal forte magnetismo di Saturno.
Tra l'altro, sempre secondo i ricercatori tedeschi, la presenza del fosforo su Encelado proverebbe dall'interazione tra l'acqua dell'oceano sotterraneo, che presenta un ph molto basico, e una particolare tipologia di roccia, nota come roccia condritica carbonacea, che è presente in ingenti quantità fra la crosta e il mantello attivo geologicamente del satellite. La questione sembra quindi essere ormai risolta: Encelado tecnicamente potrebbe essere un ottimo punto da cui iniziare per andare alla ricerca degli extraterresti.
A mancare sul pianeta è infatti solo la conferma della presenza massiccia di zolfo, assicurano gli astronomi, visto che questo ulteriore elemento è un altro considerato fondamentale per la costituzione di organismi simili a quelli terrestri. E non è un caso se diversi esperti stanno cominciando a puntare la propria ricerca sull'individuazione degli eventuali elementi purtroppo ancora assenti nei report finora usciti. Bisogna inoltre considerare che sta aumentando sempre di più il numero di esobiologi – biologi esperti che riflettono sull'esistenza speculativa di vita extraterrestre – che ritengono possibile l'evoluzione di forme di vita diverse da quelli presenti sulla Terra, anche grazie alle scoperte ottenute durante la missione Cassini. Questi esperti quindi stanno setacciando i dati ottenuti dalle sonde per trovare eventuali altri elementi nei getti di Encelado, che potrebbero sostituire lo zolfo all'interno delle strutture biologiche. Un compito difficile e forse per alcuni ingrato, ma che viene accolto con passione dai molti scienziati coinvolti nell'esplorazione spaziale.