La passera europea, la cutrettola, gli storni e le allodole messaggere dell’alba. Sono tanti, troppi gli uccelli che potremo non vedere più se non ne fermiamo il declino. I numeri parlano da soli: dal 1980 sono scomparsi in Europa, tra i 600 e i 900 milioni di esemplari delle specie più comuni, in pratica una su sei, a causa dell’opera dell’uomo, in particolare dell’agricoltura intensiva.
Sono questi i dati riportati da un nuovo studio di BirdLife International, Società di ornitologia della Repubblica Ceca e della Rspb, la Royal Society for the Protection of Birds. Gli scienziati hanno analizzato i dati di 378 delle 445 specie native nei Paesi europei e in Gran Bretagna registrando una situazione drammatica.
Le specie che comuni non sono più
Solo per fare qualche esempio, della passera europea (Passer domesticus) si sono persi ben 247 milioni esemplari rispetto a 40 anni fa, mentre 97 milioni in meno sono le cutrettole (Motacilla flava). Anche gli storni (Sturnus vulgaris) sono calati di 75 milioni e le allodole di 68 milioni.
Dalla ricerca risulta evidente che le specie maggiormente in calo sono quelle legate alle attività agricole: le pratiche sempre più intensive distruggono costantemente gli habitat degli uccelli, per non parlare dell’uso di pesticidi che uccidono gli insetti, nutrimento essenziale per molte di queste specie.
La mancanza di cibo, la perdita della biodiversità, l’inquinamento significano la morte di migliaia di esemplari, rendendo sempre più reale la minaccia della completa estinzione. Secondo i ricercatori, per fermare un fenomeno che sarà altrimenti inesorabile e affrontare efficacemente la crisi del cambiamento climatico e del suo impatto sulla natura e sulla fauna, c’è bisogno di una vera e propria trasformazione della società.
E fattore fondamentale di questo cambiamento deve essere l’ambizione a realizzare un’agricoltura sostenibile, il rispetto della salvaguardia delle specie, la sempre più ampia diffusione di aree protette.
In questo senso sarà cruciale la seconda parte del vertice della Convenzione Onu sulla diversità biologica in agenda nell'Aprile 2022, dove si cercherà di costruire un quadro solido di prevenzione delle estinzioni per recuperare l'abbondanza perduta di molte specie.
Non solo calo, qualche specie aumenta
C'è anche qualche buona notizia, però. Perché secondo la ricerca ci sono anche specie che sono aumentate di numero. Esattamente 203 delle 378 messe sotto esame. Tra queste la capinera, il luì piccolo, il merlo, lo scricciolo, il cardellino, il pettirosso, il colombaccio e la cinciarella.
Dal 1980, inoltre, sono più che raddoppiate 11 specie di rapaci, tra cui il falco pellegrino e quello di palude, la poiana, l’aquila di mare dalla coda bianca e l’aquila reale, che comunque restano limitati nel numero essendo specie relativamente rare. La causa, secondo gli scienziati, sarebbe da attribuire a una maggiore protezione dei loro habitat e a progetti specifici di ripristino delle specie.