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4 Maggio 2022
15:30

Scimmie antropomorfe, facciamo ordine tra i nostri antenati

Chi sono le scimmie antropomorfe e come sono imparentate con la nostra specie? Proviamo a fare un po' di chiarezza tra i nostri antenati, viventi ed estinti.

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Va bene, discendiamo dalle scimmie, ma da quali in particolare? Le scimmie antropomorfe (in latino "dalla forma umana") sono scimmie che per aspetto esteriore, struttura anatomica e per molte altre caratteristiche biologiche assomigliano all'uomo. Appartengono a questo gruppo di animali tutte le specie della superfamiglia Hominoidea, cioè i mammiferi dell'ordine dei primati come gibboni, gorilla, oranghi, bonobo e scimpanzé, ma anche la nostra specie e tutti i nostri antenati estinti come gli australopitechi, tra cui la famosissima Lucy. Le similitudini genetiche tra le varie specie sono sorprendenti: pensate che con gli scimpanzé condividiamo più del 98% del nostro DNA!

Tutte le specie viventi di scimmie antropomorfe vengono chiamate in inglese con il termine generico di apes e si differenziano dalle altre scimmie per essere prive di coda e di borse guanciali, per l'assenza di callosità ischiatiche o appena rudimentali, per avere faccia e dita prive di peli, arti anteriori assai più lunghi dei posteriori, denti canini ben sviluppati e placenta discoidale.

Origine ed evoluzione

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Albero filogenetico degli ultimi 20 milioni di anni che mostra i diversi gruppi di scimmie antropomorfe

Tutti i legami di parentela che intercorrono tra noi e le restanti scimmie antropomorfe risultano molto più chiari osservando un albero filogenetico, cioè uno schema che mostra quando e come si sono differenziate le varie linee.

L'antenato comune di tutte le scimmie antropomorfe risale a 20 milioni di anni fa. Sebbene non sia possibile risalire alla prima specie in assoluto a causa delle "mancanze" del registro fossile, alcune specie estinte ritrovate dai paleontologi come Kenyapithecus (la "base" del ramo degli ominidi) o Proconsul (prima ramificazione a sinistra) ci vanno molto vicino: se avessimo davanti i nostri progenitori comuni di 20 milioni di anni fa, ci apparirebbero probabilmente come delle scimmie arboricole di medie dimensioni prive di coda, diffuse nel continente africano.

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Raffigurazione di una famiglia di Kenyapithecus

I più antichi membri viventi di questo gruppo sono i gibboni della famiglia Hylobatidae, sedici specie di scimmie diffuse nel sud-est asiatico. Nel 2010, uno studio basato sul DNA mitocondriale di questi animali ha indicato che la separazione tra gli ilobatidi e gli ominidi (uomo, oranghi, gorilla e scimpanzé) avvenne circa 19,25 milioni di anni fa. Gli ilobatidi differiscono fisicamente dagli ominidi sotto vari aspetti, in particolare per le minori dimensioni e la lunghezza delle braccia rispetto al resto del corpo.

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Una coppia di gibboni dalle mani bianche. Il colore degli individui può essere scuro o chiaro

Australopitechi e uomini moderni

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Ricostruzione dello scheletro completo di Lucy. Conosciamo circa il 40% della sua reale composizione

Ma avviciniamoci di più alla nostra specie. Nell'angolo sinistro dell'albero filogenetico in blu e azzurro abbiamo i rami di australopitechi e Homo. Gli australopitechi apparvero circa 4,2 milioni di anni fa con Australopithecus anamensis ed ebbero un certo successo evolutivo divenendo assai diffusi in tutto il continente africano, fino ad estinguersi completamente circa 2 milioni di anni fa. A questo antico gruppo di scimmie antropomorfe appartiene la famosissima Lucy, un Australopithecus afarensis scoperto nel 1974 in Etiopia e datato a circa 3,2 milioni di anni fa. Lo scheletro ritrovato presenta una combinazione di tratti ominidi e non ominidi: cranio di piccole dimensioni simile a quello dei gibboni e tracce di una postura bipede ed eretta, simile a quella degli umani e di altri ominidi. Questo "mix" di caratteristiche ha fornito argomenti alla teoria dell'evoluzione umana secondo cui la postura bipede precedette l'aumento delle dimensioni del cervello.

Homo è il genere emerso nel genere Australopithecus (altrimenti estinto) che comprende un'unica specie esistente Homo sapiens, cioè noi umani moderni, oltre a diverse specie estinte classificate come ancestrali o strettamente imparentate, in particolare Homo erectus e Homo neanderthalensis. Il genere è emerso con la comparsa di Homo habilis poco più di 2 milioni di anni fa.

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Varie specie del genere Homo sono riuscite a migrare fuori dal continente africano

Homo erectus è apparso circa 2 milioni di anni fa e, in diverse migrazioni si è diffuso in tutta l'Africa e in Eurasia (è il primo Homo ad uscire dal continente africano). È stata probabilmente la prima specie umana a vivere in una società di cacciatori-raccoglitori e a controllare il fuoco. Una specie adattativa e di successo, Homo erectus è sopravvissuto per più di un milione di anni e si è gradualmente differenziato in nuove specie circa 500.000 anni fa. Pensate che noi Homo sapiens ci siamo differenziati circa solo 300-200mila anni fa (e già mettiamo a repentaglio la nostra sopravvivenza!), emigrando in diverse ondate fuori dall'Africa. Anche un'altra specie è "emersa" più o meno nello stesso periodo in Europa ed Asia occidentale: Homo neanderthalensis.

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Una giovane Homo sapiens

Durante le varie tappe della colonizzazione mondiale la nostra specie ha convissuto e spesso combattuto con altre specie del genere Homo, arrivando addirittura ad ibridarsi con alcuni di loro: ad esempio il DNA derivato dai Neanderthal si attesta attorno al 1-4% nel genoma delle popolazioni eurasiatiche, mentre è assente o raro nel genoma della maggior parte degli individui dell'Africa sub-sahariana. Si pensa che specie umane arcaiche separate (non sapiens) siano sopravvissute fino a circa 40.000 anni fa (estinzione di Neanderthal), con una possibile sopravvivenza tardiva di specie ibride fino a 12.000 anni fa (gente della Red Deer Cave in Cina).

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