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12 Febbraio 2024
12:41

Scimmie affumicate e pangolini tritati: da dove passano i traffici illegali di carne di animali protetti

Il commercio illegale di carne di animali selvatici è cresciuto moltissimo negli ultimi anni facendo aumentare il rischio di estinzione di decine di specie. A inquadrare il fenomeno denunciando una troppa scarsa attenzione a livello internazionale, è uno studio condotto all’aeroporto di Bruxelles, crocevia tra Asia e Africa, le due aree principali di provenienza di tali carni, ed Europa e dove i controlli sono molto accurati.

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Scimmie affumicate, pezzi di ratti, antilopi, pesci, serpenti, pangolini, elefanti e coccodrilli, non di rado già in decomposizione, pieni di mosche e larve. Sono queste solo alcune delle carni che gli agenti doganali dell'aeroporto di Bruxelles scoprono e sequestrano durante il controllo dei bagagli e, poiché succede quotidianamente, un gruppo di studiosi ha deciso di analizzare questo scalo per comprendere meglio il fenomeno del bushmeat che tradotto è il commercio illegale della carne di animali selvatici.

Un fenomeno cresciuto enormemente negli ultimi anni, tanto da far aumentare il rischio di estinzione di decine di specie e il rischio di diffusione di patogeni e di salti di specie. Per un mese i ricercatori si sono insediati nell’aeroporto seguendo il lavoro degli agenti ed effettuando test specifici per capire di quali animali fosse la carne scoperta, dato che  la maggior parte delle volte questa viene essiccata, affumicata e tritata, quindi è difficile identificarla.

Un recente sforzo a livello europeo per affrontare i traffici illeciti, è l’Operazione Thunder, che vede collaborare le autorità doganali e di polizia di 133 Paesi e che ha portato solo nel mese di ottobre all’arresto di circa 500 arresti in tutto il mondo e a più di 2.000 confische di animali e piante. Dall'attività di controllo è emerso che la quantità annua di merce illegale trasportata via aereo è di circa 3,9 tonnellate l’anno, tra cui ci sono centinaia di chili di avorio, migliaia di uova di tartaruga, dozzine di parti del corpo di grandi felini e corni di rinoceronte, oltre a primati, uccelli e specie marine. Ma non solo, perché nella maggior parte dei casi, si tratta di specie protette dalla CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche perché a rischio più o meno elevato di estinzione.

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Sebbene i risultati dell’Operazione stiano ancora arrivando, i dati iniziali hanno consentito alla polizia e alla dogana di identificare alcune tendenze chiare: intanto che il 60 per cento dei casi di traffico di specie selvatiche sono collegati a gruppi criminali organizzati transnazionali che operano lungo rotte note anche per il contrabbando di altri prodotti illegali. Poi che i rettili commercializzati vengono sfruttati per la moda dei marchi di lusso e che le piattaforme online vengono ancora utilizzate per vendere illegalmente la fauna selvatica. Infine che i gruppi criminali ricorrono a elevati livelli di frode per quanto riguarda la contraffazione delle certificazioni e dei permessi CITES. Ad aggravare la situazione, la crescita della domanda di queste carni, oltre che in Europa, anche nei paesi di origine, Asia e Africa, con il conseguente aumento di traffici e scambi.

I ricercatori hanno scelto lo scalo di Bruxelles perché è uno dei pochi aeroporti che compie controlli abbastanza accurati pur avendo anch'esso, secondo lo studio, strumentazioni doganali non del tutto adeguate. Il problema vero, è che nella maggior parte degli aeroporti di controlli non se ne fanno proprio e chi vuole trasportare illegalmente carne di animali selvatici, nella maggior parte dei casi riesce a farlo senza troppi problemi, soprattutto se non passa da Bruxelles. Questo, secondo i ricercatori è un punto debolissimo nei programmi europei sulla biosicurezza e andrebbe modificato al più presto. Gli iniziali risultati di Thunder 2023 mostrano, infatti, che azioni coordinate tra le parti sono fondamentali per contrastare le reti transnazionali coinvolte nei crimini di qualunque natura. Sforzi ben mirati e unificati, come quelli mobilitati attraverso questa operazione globale, sono esattamente ciò che è necessario per fermare, o quantomeno provare a fermare questo business molto pericoloso per il Pianeta.

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Simona Sirianni
Giornalista
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