La notte del 31 dicembre scorso le fototrappole dell'Associazione cacciatori trentini hanno catturato una coppia di sciacalli dorati accompagnati da alcuni individui giovani nella zona della torbiera di Fiavé, un'area naturale protetta situata nelle Giudicarie esteriori.
La presenza della coppia riproduttiva in questa zona di Trentino non è però una novità e infatti i primi avvistamenti risalgono al 2020: «Quella osservata nelle scorse settimane è almeno la seconda cucciolata di questa coppia – spiega Luca Lapini, zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale che si occupa da tempo di studiare la diffusione della specie in Italia – Stavamo cercando conferma dell'avvenuto accoppiamento e, grazie a queste immagini, ora ne abbiamo la certezza».
Come si vede nelle immagini, gli sciacalli dorati vivono in famiglia, la quale è generalmente composta dagli individui adulti, dai cuccioli della coppia riproduttiva e da una femmina nata l'anno precedente, chiamata helper, che aiuta nell'allevamento dei piccoli.
Lo sciacallo si diffonde in Italia partendo da Est
Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è arrivato in Italia nel 1984 e la prima riproduzione nel nostro paese avvenne l'anno successivo nella periferia di Udine. «Ha potuto raggiungere il Friuli Venezia Giulia per via della decimazione del lupo da parte dell'uomo nei balcani – spiega il ricercatore – Il lupo infatti in condizioni naturali funge da naturale antagonista dello sciacallo dorato, predandolo attivamente e limitandone quindi la presenza in tutte le zone coperte da estese formazioni forestali».
Proprio a partire dalle Alpi orientali, verso il confine con la Slovenia, lo sciacallo sta vivendo ora una rapida espansione che gli ha permesso di attraversare l'arco alpino per raggiungere il Trentino Alto Adige, la Lombardia e l'Emilia Romagna. Nell'ultimo anno inoltre un individuo è stato osservato sulle rive del fiume Po e pochi mesi fa un avvistamento è avvenuto anche in provincia di Prato.
A partire dalla Toscana però, secondo Lapini, probabilmente verrà rilevato un rallentamento dell'espansione. «Sta raggiungendo alcuni territori del nostro paese caratterizzati da una forte presenza di lupi, come l'Umbria, il Lazio e l'Abruzzo. Monitorarne l'espansione sarà però estremamente importante perché si tratta di un fenomeno di grande importanza sia dal punto di vista scientifico che conservazionistico, visto che lo sciacallo non aveva mai popolato la nostra penisola».
L'importanza della comunicazione: «Dobbiamo conoscere la specie per favorire la convivenza con l'uomo»
Il nome dello sciacallo deriva dal persiano shaghal, che significa "urlatore", e ricorda uno degli aspetti più affascinanti della specie ovvero i suoi inconfondibili ululati. Nel nostro linguaggio comune, però, questo nome porta con sé un significato negativo che rischia di favorire malintesi sebbene non rappresenti assolutamente un rischio per l'uomo.
«In questa fase di forte espansione la scienza ha la grande opportunità e anche la responsabilità di informare correttamente riguardo le abitudini della specie – spiega il ricercatore – Come tutti i carnivori, anche lo sciacallo genera opinioni divisive e questo accade per via della carenza di informazioni approfondite e corrette riguardo la sua biologia e il suo comportamento. Sostenere che questo animale poco più grande di una volpe rappresenti un problema è però una vera e propria sciocchezza».
Nonostante la percezione della specie sia spesso negativa, si tratta infatti di un animale che svolge l'importante ruolo ecosistemico dello spazzino: «Abbiamo condotto diversi studi sull'alimentazione di questo animale, rilevando una differenza sostanziale rispetto alla volpe, l'altro canide di dimensioni simili presente in Italia – spiega Lapini – Comparando il contenuto degli stomaci di numerosi individui delle due specie abbiamo rilevato da parte dello sciacallo un'evidente preferenza per le prede in stato di putrefazione piuttosto che per gli animali vivi, dimostrabile dalla presenza di larve e insetti necrofagi. Talvolta si nutre anche di piccoli mammiferi predati attivamente ma generalmente si tratta di animali che non superano i 2 chilogrammi».
Questi studi, riassunti in una panoramica delle conoscenze sullo sciacallo dorato in Italia pubblicata nel novembre del 2021, permettono di superare l'errata convinzione che si tratti di una specie la cui presenza è negativa, causata anche dalla credenza che gli sciacalli dorati si nutrano di caprioli e quindi ne riducano il numero, entrando così in conflitto con i cacciatori: «Abbiamo davvero bisogno di superare le fake news che li vedono come divoratori di ungulati – conclude il ricercatore – e per farlo abbiamo bisogno di sostituire queste falsità con una corretta comunicazione che possa evitare di favorire una cattiva reputazione della specie e, allo stesso tempo, non lo mitizzi».