L’hanno scambiata per una tartaruga marina, e convinti di fare la cosa giusta l’hanno gettata in acqua. Si trattava però di una Testudo hermanni, una testuggine di terra, che tra le onde è affogata. La storia arriva dalla Toscana, e dimostra ancora una volta quanto sia importante approcciare alla fauna selvatica tenendo conto che si tratta, appunto, di fauna selvatica, e non improvvisarsi salvatori se non si hanno le competenze necessarie a capire quando effettivamente un animale selvatico ha bisogno di aiuto.
A raccontarla sono stati dell’associazione Tartamare, che hanno deciso di ribattezzare la tartaruga Marina e di darle sepoltura tra le dune, dove suo malgrado ha trovato la morte: «Marina era una Testudo hermanni, comunemente detta tartaruga di terra – spiegano i volontari – Stava passeggiando vicino alla duna quando qualcuno, scambiandola per una tartaruga (appunto) marina, l'ha presa e l'ha gettata in mare. Abbiamo ritrovato il suo corpo senza nome e senza vita nel tratto di spiaggia tra Castiglione della Pescaia e Marina di Grosseto, dopo una segnalazione che ci indicava la presenza di una tartaruga da quelle parti. Abbiamo deciso di chiamarla Marina, come la natura della tartaruga per cui è stata tristemente scambiata, e di darle sepoltura nella duna».
I volontari, addolorati, hanno quindi ricordato ciò che da sempre ribadisce chi lavora a stretto contatto con la fauna selvatica e si ritrova a dover gestire cuccioli di capriolo “rapiti” dai prati perché creduti abbandonati, pulli di gabbiano portati ai CRAS perché visti al suolo (dove stanno quando sono piccoli, supervisionati dai genitori), o altri animali che vengono impropriamente prelevati dai loro habitat perché creduti erroneamente in pericolo. Nella stragrande maggioranza dei casi le persone sono animate da buone intenzioni, ma gli esiti di queste iniziative sono a volte letali.
«Marina è morta a causa dell'ignoranza. Un'ignoranza che poteva essere colmata in pochi minuti: la morte di Marina si sarebbe potuta evitare con una chiamata, prima di agire in alcun modo, a un ente competente o anche con una semplice ricerca su internet – sottolineano da Tartamare – Qual è quindi la morale di questa storia, purtroppo vera? Che se non si è certi di qualcosa è doveroso informarsi prima di agire. Ma anche che tante volte non agire è la soluzione migliore. Non tutti gli animali che incontriamo sono in difficoltà e a volte la difficoltà in cui essi si trovano può essere anche aggravata da un aiuto fornito in modo non adeguato alle circostanze».
I volontari dell’associazione hanno quindi voluto diffondere qualche consiglio per chi ritiene di essere davanti a una tartaruga marina in difficoltà: «Non dare fastidio in nessun modo alla tartaruga e tenere le distanze in modo di non spaventarla, non toccarla assolutamente, chiamare immediatamente noi o la guardia costiera al 1530: provvederà l'autorità competente a darvi indicazioni rispetto a come comportarvi».
Per quanto riguarda le testuggini terrestri, o Testudo hermanni, si tratta invece di una specie autoctona inserita nella lista rossa italiana della dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) tra le specie minacciate di estinzione. Si tratta dell'unica specie di testuggine originaria dell'Italia, ed è presente in tutta l'Europa meridionale, dove ha anche il primato di tartaruga più diffusa in cattività. Proprio la detenzione in cattività ha contribuito al declino delle popolazioni in natura, insieme con la distruzione degli habitat e alle attività antropiche. Al fine di proteggere la specie, sia l'allevamento che la detenzione sono regolate oltre che dalla Convenzione di Washington anche da numerosi altri trattati internazionali al fine di contrastarne il prelievo in natura e controllarne il commercio.