«È sbagliato che si guardi alle specie animali con sentimento. Un essere umano non ha motivo di essere cattivo o aggressivo nei confronti di una specie piuttosto che di un'altra ma deve guardare alle specie sul piano non del sentimento ma dei dati». Sono le ultime dichiarazioni del ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida che ieri è intervenuto al X Congresso annuale di Federparchi.
Secondo il Ministro c’è «tanta ideologia e poca scienza quando si affrontano i temi che riguardano l’ambiente», non solo in Italia ma nel mondo. Un atteggiamento che va a danneggiare i «veri ambientalisti», cioè coloro che «dalla terra traggono ricchezza e che hanno interesse a mantenere la terra in condizioni ottimali come l'hanno ricevuta dai loro padri», come chiarisce poco. Il riferimento esplicito è al mondo dell'agricoltura e degli allevamenti, un comparto fondamentale del Made in Italy che sta particolarmente a cuore al ministro della Sovranità Alimentare.
In realtà, il riferimento reale non è ai tantissimi piccoli e medi produttori che portano avanti il settore cercando un accordo tra esigenze economiche e di tutela ambientale, ma ai grandi esportatori delle carni lavorate. Secondo l’ultimo bollettino CREAgritrend, le esportazioni agroalimentari nel III trimestre 2022 hanno raggiunto i 15 miliardi di euro e, rispetto allo stesso trimestre del 2021 sono cresciute di oltre il 17,6%. Si tratta di un mercato fondamentale per l'Italia e molto vivo in Spagna, Germania, Paesi Bassi.
Ad attentare alla solidità di questo mercato è la Peste suina africana arrivata in Piemonte a gennaio 2022. Si tratta di una malattia virale che colpisce i suidi, sia domestici come i maiali che selvatici come i cinghiali, ma non è trasmissibile all'essere umano. Non esiste una cura ed è capace di decimare in appena 10 giorni allevamenti anche di grandi dimensioni. L'avvento dell'infezione può dare una stangata ai produttori carni, ma sono soprattutto gli esportatori a preoccuparsi.
Questo perché il dilagare della peste suina rischia di causare il blocco dell’export delle carni in tutta Europa. Per evitare di incorrere in una simile misura, il precedente Governo aveva istituito lo stato d'emergenza e una figura dedicata appositamente alla gestione della crisi: il Commissario alla Peste suina africana, individuato in Angelo Ferrari, già direttore sanitario dell'Izs del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta.
Ferrari è rimasto in carica con l'attuale legislatura e attraverso numerosi decreti firmati da marzo 2022 ad oggi ha tentato di fermare l'avanzata della malattia dal Piemonte al resto dello Stivale. Purtroppo però senza riuscirsi. Se da una parte si è tentato di ridurre le attività umane nelle zone verdi attraverso un vero e proprio lockdown dei boschi, dall'altro si è affidata gran parte dell'azione a sistematiche, e sempre più disordinate, campagne di abbattimento. Nonostante fin dall'inizio si fosse rivelato un sistema poco efficiente per limitare l’espansione della popolazione si è continuato a proseguire in tal senso.
Fino ad arrivare al provvedimento sulla caccia selvaggia, inserito all'interno della Manovra finanziaria 2023, con il quale l'attività venatoria è stata parificata al controllo faunistico. Contestualmente, è stata data la possibilità agli stessi proprietari dei fondi agricoli di imbracciare il fucile.
Un'azione che non deve stupire perché in continuità con i video messaggi fatti circolare già durante la campagna elettorale di questa estate, quando l’allora parlamentare di Fratelli d’Italia definiva la caccia «un'attività nobile», ammettendo di essere egli stesso un cacciatore.
Che la caccia non si sia rivelata uno strumento utile per contenere la malattia è un dato scientifico. Lo stesso direttore generale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche (IZSUM), Vincenzo Caputo, a Kodami a maggio aveva spiegato che la caccia è inefficace per contenere l'infezione. Oggi i dati forniti dal Goe, il gruppo operativo degli esperti che ha fatto il punto sulla diffusione della Peste Suina Africana in Piemonte, confermano come «il peggioramento della attuale situazione epidemiologica regionale sia da ascrivere proprio all’attività venatoria che si sta conducendo sul territorio regionale».
Ma il mirino dell'attuale Governo Meloni non è puntato solo sugli ungulati, sempre secondo il discorso di Lollobrigida al Congresso Federparchi, anche «il lupo crea problemi». Non è la prima volta che il Ministro prende una posizione nei confronti dei grandi carnivori come lupi e orsi, aprendo a quello che è ancora un tabù in gran parte d'Europa: l'abbattimento di specie protette.
La gestione dei conflitti tra selvatici e persone che vivono sullo stesso territorio è al centro dell'azione dei Parchi, nazionali e regionali, entità di raccordo tra le esigenze di tutela ambientale e le necessità produttive dell'economia umana. Da lungo tempo sono proprio i Parchi a chiedere maggiore aiuto e attenzione da parte delle istituzioni. Chiedono supporto per quanto riguarda la questione delle specie invasive che spesso mettono a repentaglio ecosistemi delicatissimi, ma anche più strumenti che possano agevolare la coesistenza di specie diverse sui medesimi territori.
Lo ha spiegato a Kodami proprio il direttore del Parco d'Abruzzo all'indomani della morte dell'orso marsicano Juan Carrito, chiedendo maggiore attenzione da parte dello Stato alle necessità di chi vive nelle aree naturali. La strada su cui è morto l'animale, infatti, era nota da anni come "killer di orsi", eppure né le amministrazioni regionali né altri attori sono intervenuti per metterla in sicurezza, lasciando l’onere totalmente sulle spalle del Parco d’Abruzzo e delle associazioni Salviamo l'Orso e WWF.
Se è sbagliato guardare agli animali con il sentimento e con il cuore, è forse ancora più sbagliato farlo usando solo la pancia.