Al termine dell'inverno, le temperature delle vallate alpine si fanno via via meno rigide e, nei pressi delle zone umide, rane, rospi e tritoni cominciano a uscire dai propri rifugi invernali per recarsi nei luoghi di riproduzione. Gli spostamenti possono essere molto brevi, ma in alcuni casi raggiungono anche i tre chilometri e, nel tragitto, questi animali sono spesso obbligati ad attraversare le arterie stradali, rischiando purtroppo di rimanere uccisi dalle automobili in transito.
Il Wwf Trentino, in collaborazione con la Lav, con le associazioni venete Sos anfibi Verona e Vicenza e con le Guardie Ecologiche Volontarie della Valle del Lanza, ha deciso quindi di intervenire attraverso la promozione di un progetto sovraregionale chiamato Save The Prince.
Da 6 anni a questa parte, proprio nelle prime notti primaverili, gli organizzatori e i volontari appositamente formati si attivano con l'obiettivo di ridurre l'entità di questo tragico fenomeno. Vengono svolte azioni di monitoraggio e divulgazione, ma soprattutto interventi diretti di recupero degli animali, i quali vengono raccolti prima dell'attraversamento e trasportati in sicurezza oltre la strada, in luoghi sicuri e vicini alle zone umide.
«Viviamo in un ambiente caratterizzato da una forte disconnessione ecologica – spiega a Kodami Aaron Iemma, ideatore del progetto e Presidente del WWF Trentino – Per gli animali diventa sempre più difficile muoversi liberamente senza incontrare una strada e rischiare, quindi, di perdere la vita. Con Save The Prince non ci occupiamo solo di salvare concretamente gli anfibi sul campo, ma svolgiamo anche azioni di divulgazione e monitoraggio, in modo da gettare le basi per un reale cambiamento culturale che ci renda più consapevoli del modo in cui occupiamo il territorio».
Le migrazioni primaverili dei rospi
I rospi comuni (Bufo bufo) sono animali ectotermi, ciò significa che non sono in grado di regolare autonomamente la loro temperatura corporea, la quale varia invece a seconda di quella dell'ambiente circostante. «Con il sopraggiungere della stagione fredda entrano in uno stato chiamato latenza, che permette loro di sopravvivere fino al ritorno della primavera all'interno di ripari ritenuti opportuni – spiega Karol Tabarelli de Fatis, consigliere dell'associazione per il WWF Trentino e assistente tecnico scientifico del Museo delle Scienze di Trento (MUSE) – Il ritorno della bella stagione, però, corrisponde con il periodo riproduttivo che dà il via alla migrazione verso gli stagni, i laghi, le pozze e i canali. Un fenomeno che avviene soprattutto al crepuscolo e, solo raramente, al mattino».
Ogni sera sulle strade del Veneto e del Trentino, quindi, i volontari si recano nei luoghi in cui è noto che questo fenomeno è più diffuso e, muniti di secchi, raccolgono gli anfibi per trasportarli dall'altra parte della strada, verso le zone umide dove si poi si accoppieranno.
«Considerando che le migrazioni interessano molti individui contemporaneamente e che si tratta di specie che non sono particolarmente rapide nell'attraversare le strade, anche un numero basso di automobili in transito può causare centinaia di morti in poche ore – spiega Tabarelli – Per ridurne il numero è importante che gli automobilisti si abituino a moderare la velocità alla sera, soprattutto quando si attraversano ambienti naturali o di campagna».
Nel mese di giugno, a seguito della metamorfosi che li porta ad uscire dall'acqua, i giovani rospi lasciano la zona umida e si spostano anch'essi verso i boschi assumendo assumere il comportamento degli adulti. Questo fenomeno avviene però spesso in maniera più diluita nel tempo senza assumere, quindi, le importanti dimensioni delle migrazioni primaverili.
Le attività del progetto Save The Prince
Al termine delle serate di soccorso, i volontari si occupano di riportare i dati riguardanti le specie e il numero di individui salvati nel luogo di riferimento, collaborando così anche al progetto di monitoraggio.
«Siamo molto soddisfatti della partecipazione: ogni giorno riusciamo a occuparci di tutti i siti interessati grazie all'aiuto di oltre 50 persone che dedicano le proprie serate a questa causa in diverse zone del Trentino e del Veneto – commenta Iemma – Il nostro obiettivo è quello di riuscire a far confluire i dati in un'unica piattaforma di monitoraggio che permetta a tutti i gruppi di migliorarsi grazie alla condivisione delle esperienze. Inoltre, attraverso questa attività speriamo di favorire il dialogo con le amministrazioni nella ricerca di soluzioni a lungo termine».
Secondo Iemma, infatti, una strategia che potrebbe favorire la diminuzione del numero di anfibi morti durante le migrazioni, sarebbe la costruzione di appositi stagni nei pressi delle strade, grazie ai quali non sarebbe più necessario, per loro, attraversarle.
I dati riportati dai volontari di Save The Prince, negli ultimi anni hanno permesso inoltre di rilevare un effettivo aumento degli individui nella maggior parte dei siti interessati, ed avere, quindi, dimostrazione dell'efficacia del progetto: «Si tratta di un'inversione di tendenza rispetto all'estinzione di massa a cui stanno andando incontro gli anfibi in tutto il mondo», spiega l'esperto.
Tra le specie animali, infatti, la classe più minacciata è proprio quello degli anfibi, con il 41% di esse che rientrano in una delle categorie di minaccia. «Solo qualche decina di anni fa la dimensione di questo fenomeno era sensibilmente minore – conclude il Presidente della sezione trentina del WWF – Per evitare che gli anfibi si estinguano bisognerà ripensare completamente al nostro modo di abitare questo pianeta, prendendo coscienza del fatto che lo condividiamo con un'infinità di altre specie».
Chiunque voglia occuparsi del volontariato nell'ambito del progetto, può rivolgersi direttamente alle associazioni interessate e chiedere di prendere parte alla serata di formazione contattando il wwf all'indirizzo e mail: trentino@wwf.it