A pochi giorni dall’uscita dell’inchiesta di Kodami sul caso drammatico di Satriano nel quale ha perso la vita Simona Cavallaro, una donna di soli vent’anni aggredita da un gruppo di 13 cani da pastore il 26 agosto 2021, stanno già arrivando delle richieste per il loro affidamento.
«Dopo la pubblicazione del vostro approfondimento – sottolinea Antonio Bevilacqua, responsabile della struttura “Pet Service” di Torre Melissa dove si trovano gli animali – siamo stati contattati più volte. La prima richiesta è stata quella dell’Associazione F.I.A. – Federazione Italiana Appennini ODV. Vorrebbero adottare due cani del gruppo».
«Chiediamo l’adozione del cane Nathan, taglia piccola, marrone maculato e Astrid, cucciolona simil maremmana con chiazze nere – scrive infatti l’associazione nella lettera indirizzata alla struttura – Dal servizio di Kodami abbiamo appreso la notizia che non sono sotto sequestro giudiziario e che quindi possono essere reclamati».
Anche Giusy D’Angelo, membro esecutivo di giunta di ENPA Nazionale, ha contattato direttamente la redazione di Kodami offrendo supporto logistico a nome dell’associazione che rappresenta per un prossima e auspicabile sistemazione dei cani nelle loro strutture.
Inoltre Michele Pezone, responsabile dell’area legale di LNDC Animal Protection ha ribadito il supporto legale, indispensabile per sciogliere in via definitiva gli intrecci che trattengono ancora i cani nel limbo in cui sono finiti.
Buone notizie, certo, ma che in realtà si scontrano ad ora con quanto abbiamo spiegato relativamente alla situazione legale di tutti i cani della pineta di Monte Fiorito dove è avvenuta la tragedia. I 13 cani, infatti, sono attualmente registrati all’anagrafe canina a nome del pastore Pietro Rossomanno. A lui è stata attribuita la loro proprietà che però il pastore disconosce, fatta eccezione per la femmina di nome Bianca, l’unica del gruppo che era microchippata già prima della tragedia e della conseguente cattura.
In questa situazione, così, i cani non possono essere affidati ad altri a meno che il proprietario non firmi un passaggio di proprietà. Ma nel farlo, sostanzialmente, il pastore dichiarerebbe ufficialmente che quei cani sono suoi, divenendone responsabile a tutti gli effetti.
Questa situazione surreale si è creata con l’intestazione dei cani al momento della cattura a nome del pastore senza che quest’ultimo firmasse alcunché. E’ stato il Comune di Satriano a stabilire per estensione che essendo appunto Bianca intestata al pastore anche gli altri fossero a lui attribuiti legalmente con l’inserimento del microchip a suo nome. Una prassi che ha una sua logica rispetto a quanto previsto dalla legge nel caso in cui un cane che è chiaramente pertinente a un essere umano non sia stato microchippato ma che però in un caso così grave, con una indagine in corso per omicidio colposo, è diventato un terreno di scontro molto delicato visto che c’è un’inchiesta giudiziaria in corso per omicidio colposo e da cui deriverà, ovviamente, un processo penale.
Il tenente Luca Palladino, Comandante della caserma dei carabinieri di Soverato incaricato di seguire il caso, intanto conferma a Kodami che le indagini non sono ancora concluse: gli inquirenti sono ancora al lavoro ed è presto per poter sapere quando si arriverà a eventuali rinvii a giudizio perché si arrivi nell'aula di un tribunale per fare luce sugli aspetti che ancora non sono chiari relativi agli ultimi istanti di vita di Simona.
Bevilacqua intanto va avanti perché il destino dei 13 cani di Satriano non sia quello che ad oggi abbiamo denunciato: per sempre bloccati in un limbo giudiziario, condannati a un carcere a vita e senza che alcuno ne abbia fatto una corretta valutazione comportamentale. «Nonostante ci sia questa situazione di incertezza su chi sia l’effettivo responsabile di questi cani ho dovuto prendere delle decisioni necessarie al loro benessere – conclude – Per la loro gestione in struttura abbiamo provveduto alla sterilizzazione delle femmine del gruppo».