Liberi di vivere. Sgravati dal peso di produrre qualcosa per qualcuno. Semplicemente non umani ma viventi in un mondo in movimento. Per gli animali che sfuggono alla cattività, agli spettacoli, agli zoo, ai circhi, che si salvano dallo sfruttamento e dalla morte negli allevamenti intensivi, i santuari sono l’unica realtà di sopravvivenza e di salvezza. In tutto il mondo santuario è ormai sinonimo di una struttura che ha scelto di accogliere animali che provengono da un passato di doloroso sfruttamento: a volte dalla violenza, a volte da morte sicura. Nei santuari vengono accolti e gli si dona una nuova vita che, quando la situazione e la condizione degli animali non lo permette, non può essere il ritorno alla libertà. Ma può essere una vita senza sofferenze, senza violenze, senza sopraffazioni, un ruminare infinito fra praterie di pascoli senza catene ed un nuotare perpetuo nelle acque profonde del mare senza rimanere impigliati nelle reti o infilzati dagli ami.
Santuari italiani e santuari nel mondo
I santuari sono ormai, da qualche decennio, una realtà concreta in tutti i paesi del mondo. Spesso fondati da persone che hanno fatto della passione per gli animali la loro ragione di vita, sono in genere gestiti da associazioni e da fondazioni in grado di dare loro anche una buona visibilità. Altri santuari, invece, si propongono come realtà quasi rurali. In Italia, dove la maggior parte è riunita dal 2014 nella Rete dei Santuari di animali liberi si tratta spesso di piccole realtà dove si ritrova il contatto con la natura e si sceglie di tornare ad una vita più semplice. Dove soprattutto l’animale torna a vivere libero da qualsiasi sfruttamento. All’estero si possono incontrare realtà molto grandi e strutturate, soprattutto quando si tratta, in Africa, nel Sud Est Asiatico, nei Balcani, di progetti che puntano alla salvaguardia di animali in via d’estinzione. Al centro di tutto ci sono sempre gli animali e il loro benessere. Per questo non sempre sono aperti al pubblico. A volte si possono visitare per appuntamento, oppure in occasioni speciali. Altri sono invece chiusi completamente ai visitatori, per evitare che gli animali si abituino alla presenza umana e quindi non possano, una volta riabilitati, essere rimessi in libertà.
La ricerca di Faunalytics
Visitare un santuario può essere un’esperienza esaltante. Sicuramente un’esperienza emozionante, ricca di sensazioni forti. Toccare un animale, accarezzarlo, sentire le sue emozioni attraverso i suoi sguardi e il suo respiro, può letteralmente cambiare la vita e il modo di sentire verso di loro. Lo conferma uno studio realizzato da Faunalytics (associazione no profit americana che produce ricerca e analisi riguardanti il mondo animale) che ha studiato le reazioni di un gruppo di persone dopo un tour in uno dei più antichi santuari americani, il Farm Sanctuary. In sintesi frequentare un santuario, anche una sola volta, produce una profonda empatia col mondo animale. «Il tour – spiegano – ha incoraggiato cambiamenti significativi nella comprensione delle persone su come le scelte alimentari influiscono sulla sofferenza degli animali e ha portato a cambiamenti significativi nelle intenzioni delle persone di ridurre il consumo di prodotti animali. Inoltre le diete riportate dalle persone sono cambiate nei due mesi successivi al tour».
I santuari in Italia: visite e volontariato
Accarezzare un vitello, toccare per la prima volta la pelle ruvida e ispida di un maiale, avvicinarsi al muso di un asino, sono esperienze che segnano incredibilmente. Il battito del cuore di un altro essere vivente, fino ad allora “incontrato” nelle confezioni plastificate di un supermercato o nelle immagini di un televisore, fa battere anche il cuore umano e salire l’adrenalina. In Italia i santuari sono molti, anche misconosciuti in quanto piccole realtà. Tra questi, il Rifugio Miletta ad Agrate Monturbia in provincia di Novata, offre riparo ad animali sottratti da situazioni di disagio, sfruttamento, morte certa al macello e si estende su 3 ettari di terreno. Poche recinzioni, oltre a quella esterna, perché la maggior parte degli animali, asini, cavalli, mucche, capre, cani, gatti, uccelli e altri ospiti, vive insieme, come una grande famiglia. Il Rifugio Miletta, a partire dal gennaio 2016, è diventato anche Centro di Recupero per Animali Selvatici (CRAS), riconosciuto dalla Provincia di Novara, proponendosi quindi come una struttura di accoglienza, cura e riabilitazione della fauna selvatica rinvenuta in difficoltà. Si visita solo su appuntamento. Quattro ettari in un territorio bellissimo, nel verde cuore del Parco di San Rossore a San Piero a Grado, sono quelli del rifugio per animali di ogni specie Ippoasi . Il centro accoglie ogni anno volontari da ogni parte del mondo disposti, in cambio di vitto e alloggio, ad offrire il loro contributo lavorativo nelle mansioni quotidiane: dalle pulizie al foraggiamento degli animali, dal recupero dei più disagiati, alle cucine. Le visite sono solo su prenotazione e solo nei weekend e prevedono una donazione a favore della struttura (info@ippoasi.org).
Il santuario dell’ex allevatore e quello degli asinelli in Piemonte
Alle porte di Roma, dalle parti di Nerola, si trova il santuario Capra libera tutti, fondato e gestito da Massimo Manni, famoso per le immagini che lo mostrano come una casa piena di animali che si affacciano alla finestra perché, come dice Massimo, «qui non si viene per passare del tempo, ma per passare dalla loro parte». La storia di Massimo, e del santuario di cui lui si definisce “il custode”, è esemplare. Massimo è infatti un ex allevatore. Dopo la vendita di alcuni agnellini si accorge che le pecore a cui li avevano sottratti non smettono di piangere per una settimana, a causa del dolore dovuto alla separazione. Massimo non riesce a smettere di pensarci fino a quando decide di ricomprare gli agnellini, al doppio del prezzo. E lì inizia la vita di Capra libera tutti. A Sala Biellese, in provincia di Biella in Piemonte, si può invece fare la conoscenza del Rifugio degli asinelli una struttura nata nel 2006 sulle orme del The Donkey Sanctuary, la più grande rete di rifugi per asini del mondo nata in Inghilterra e ancora considerata il punto di riferimento irrinunciabile per il recupero di questi equidi. La sua costola italiana gode di una magnifica collina delle Prealpi biellesi, un parco dove asinelli, muli e bardotti si possono incontrare tutti i giorni, anche senza prenotazione. Alcun sono curiosi, tendono ad avvicinarsi e farsi accarezzare, altri più restii alla vicinanza umana. Bellissimi da vedere tutti insieme, quando escono dai loro recinti per una sgambata di gruppo che li porta a correre liberamente per i prati del parco.
I grandi santuari per la salvaguardia delle specie in pericolo
Ci sono grandi santuari nel mondo che lavorano incessantemente alla salvaguardia degli animali da decenni. Una visita a queste strutture può essere lo scopo di un viaggio bellissimo alla ricerca dei luoghi del mondo dove possiamo incontrare gli animali nei loro habitat preferiti. Nel Borneo indonesiano, fondata nel 1991, la Borneo Orangutan Survival (BOS) Foundation è un'organizzazione che attualmente si prende cura di quasi 650 oranghi con il supporto di 400 dipendenti esperti in primatologia, biodiversità, ecologia, riabilitazione forestale, agroforestale, istruzione e assistenza sanitaria per gli oranghi. Contrastando le grandi deforestazioni e il bracconaggio, che costituiscono i motivi fondamentali della diminuzione di esemplari, la BOSF lavora sul concetto di salvaguardia della specie, reintegrando in natura ove possibile il maggior numero di oranghi salvati: ad oggi ne sono stati rilasciati 468. Per quelli che invece non recuperano le capacità per poter tornare liberi in natura, si aprono le porte del santuario inaugurato alla fine del 2018 a Badak Kecil Island, una delle isole del l’arcipelago di Salat Nusa, nel Kalimantan centrale. Un’isola delimitata da grandi canali che la rendono isolata e ricca di una folta vegetazione forestale, completamente naturale, è stata infatti dedicata dall’organizzazione al progetto che, proprio per le sue caratteristiche non è aperto alle visite esterne.
Santuari per cani randagi in Thailandia
In Thailandia la Soi Dog Foundation è nata a Phuket grazie alla ferrea determinazione di Gill e John Dalley, inglesi che avevano scelto l’isola per la sua bellezza ma poi sono rimasti per salvare i suoi cani. Riuscendo anche a realizzare un gigantesco ospedale che offre servizi medici all’avanguardia completamente gratuiti. La storia di Gill, morta alcuni anni fa, ha toccato il cuore di moltissimi: Gill aveva perso le gambe per un’infezione contratta mentre cercava di salvare animali feriti a seguito del grande tsunami che aveva devastato le coste dell’isola. In seguito aveva riabilitato il piccolo meticcio Cola, anche lui senza le zampe anteriori per un’orribile storia di violenza umana, facendogli realizzare delle protesi ad hoc, simili a quelle portate da lei. La simbiosi tra i due si interruppe alla morte di Gill, ma il lavoro di Soi Dog continuò a proseguire grazie a John. Il loro contributo per la sterilizzazione dei randagi dell’isola è stato fondamentale, così come anche il lavoro per contrastare il Dog Meat Treade, il commercio di carne di cane che ogni anno uccide, solo nel Sud Est Asiatico, milioni di cani e di gatti. Il santuario di Pukhet è visitabile su prenotazione: ad accoglierti troverai centinaia di cani pronti a farti le feste. Sempre in Thailandia anche il rifugio creato da Michael J. Baines che a sud di Bangkok ha fondato il The man that rescues dogs. Abbiamo raccontato la sua storia e il suo amore per i randagi disabili su Kodami .
Gli orsi della luna e il rifugio di Animals Asia in Vietnam
Un’altra realtà di grande impatto emozionale per chi ha la fortuna di visitarla è il santuario di Animals Asia a Tam Dao, nel nord del Vietnam. Ci si arriva con un’ora di macchina da Hanoi, addentrandosi tra le splendide colline verdi smeraldo del Vietnam già vicino alla Cina. Qui dal 1994 la fondatrice Jill Robinson lotta strenuamente per combattere l’atrocità delle fattorie della bile e la cattività degli orsi che vi vengono imprigionati per per la produzione di bile. Gi orsi salvati dalle gabbie che li hanno tenuti al buio per decenni, arrivano in questa riserva immersa nel verde. Non torneranno mai liberi, ma riacquisteranno giorno per giorno il sorriso e la voglia di vivere. Il centro non è sempre aperto, c’è un calendario di aperture contingentate variabile ogni mese. Ma l’emozione di un orso della luna, maestoso e gigante, che incontra il tuo sguardo, prima di tornare ai suoi giochi, non si dimentica.
*Nella foto di apertura: un orso della luna nel santuario di Animals Asia a Tam Dao in Vietnam (credits: DarioPignatelli)