Nell’iconografia classica è rappresentato, di volta in volta, circondato da colombe bianche o davanti a un lupo: un modo per dimostrare come San Francesco d’Assisi, il santo festeggiato il 4 ottobre, abbia un legame strettissimo con gli animali e quanto sia universalmente considerato come il simbolo nella cultura cattolica della relazione intrerspecie basata sull’empatia, la solidarietà e il rispetto reciproco. Non è un caso, dunque, che proprio il 4 ottobre si celebri la Giornata Mondiale degli Animali, istituita per "aumentare lo status degli animali al fine di migliorarne gli standard di benessere in tutto il mondo".
Chi era San Francesco d'Assisi
Proclamato santo nel 1228 da Papa Gregorio IX, San Francesco d’Assisi è oggi considerato il protettore non solo degli animali, ma anche di ecologisti e animalisti. Nato Giovanni di Pietro di Bernardone ad Assisi tra il 1181 e il 1182 (la data non è certa), era il figlio di un mercante della piccola borghesia , e giovanissimo decise di abbandonare la vita agiata garantita dalla sua famiglia per intraprendere la strada della povertà, spogliandosi letteralmente di tutti i suoi beni per vivere in comunione con la Natura. Ribattezzato anche “il poverello di Assisi”, è anche l’autore del Cantico delle Creature, che non è soltanto il poema della letteratura italiana più antico di cui si conosca l’autore, ma un inno alla vita che invita a trascorrere l’esistenza in armonia con la Natura, rendendole omaggio e rispettandola in quanto fondamentale per la sopravvivenza.
San Francesco, il santo che parlava con gli uccelli
Moltissimi gli episodi tramandati relativi al rapporto tra San Francesco, la Natura e gli animali. Tra i più famosi c’è la predica agli uccelli, narrata nei Fioretti di San Francesco e, secondo la tradizione, avvenuta sull'antica strada che univa il castello di Cannara a quello di Bevagna, nei pressi di Assisi, un luogo in cui il santo, secondo le cronache del tempo, fece “un miracolo”. Notando uno stormo di uccelli sugli alberi e tra i campi, Francesco si avvicinò iniziando a predicare a quelli posati sul terreno, attirando quelli sui rami, che “stettono fermi, mentre che santo Francesco compié di predicare (…) Finalmente compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e diè loro licenza di partirsi; e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti”, dividendosi poi in quattro ale seguendo il segno della croce tracciato dal santo. Oggi il punto è segnalato da una pietra in località Piandarca, nel Comune di Cannara, in un'area ancora oggi incontaminata e raggiungibile solo attraverso un sentiero che inizia appena fuori dal paese e si snoda tra i campi. Ed è a questo episodio che si ispira gran parte dell’iconografia di San Francesco, ritratto circondato dagli uccelli.
San Francesco e il lupo di Gubbio
Un altro episodio ugualmente famoso, se non di più, è quello del lupo di Gubbio. La storia racconta di un grande lupo che terrorizzava gli abitanti delle campagne di Gubbio, in cui Francesco spesso andava a predicare. L’animale, descritto come feroce e affamato, secondo i racconti spesso si avvicinava alle mura della città in cerca di cibo, attaccando anche gli uomini. Gli abitanti spaventati e disperati decisero di rivolgersi a Francesco perché a conoscenza della sintonia con gli animali per cui era famoso. Sempre i Fioretti di San Francesco narrano che il frate raggiunse il lupo nel folto del bosco, e con una “mediazione” concordò che non si sarebbe più avvicinato alla città, a patto che gli abitanti lo sfamassero quotidianamente. La leggenda narra anche che il lupo, da quel giorno, vagò per le strade di Gubbio chiedendo cibo senza attaccare nessuno, benaccetto dagli abitanti e dagli animali della città, e che quando morì, due anni dopo, Gubbio aveva sviluppato con lui un tale rapporto da dispiacersene. Una leggenda che acquista una dimensione molto attuale vista la sempre maggiore presenza di lupi nei pressi dei centri abitati, e che stimola una riflessione non tanto sulla possibilità di "parlare col lupo", come fece il santo nella leggenda, ma nel rispettare e comprendere i suoi bisogni e le sue necessità. Soprattutto nelle zone in cui la presenza umana ha invaso territorio che in passato proprio del lupo erano esclusivo appannaggio.
San Francesco e gli agnelli
Oltre agli uccelli e al lupo, che restano a oggi al centro dei più famosi racconti legati a San Francesco, ci sono poi altri animali che i il santo fondatore dell’ordine dei frati francescani entro in contatto in modo eccezionale. Tommaso da Celano racconta che un giorno Francesco e un compagno si imbatterono in un uomo che portava due agnelli sulle spalle per venderli al mercato. Francesco, consapevole del fatto che i due animali sarebbero stati venduti per essere uccisi e mangiati, barattò il mantello con i due agnellini, salvando loro la vita: "Aveva però una tenerezza particolare per gli agnelli, perché nella Scrittura Gesù Cristo è paragonato, spesso e a ragione, per la sua umiltà al mansueto agnello – racconta da Celano – Per lo stesso motivo, il suo amore e la sua simpatia si volgevano in modo particolare a tutte quelle cose che potevano meglio raffigurare o riflettere l'immagine di Dio”.
San Francesco e il miracolo dei pesci
Le leggende parlando anche del rapporto tra San Francesco e i pesci. Si dice infatti che il santo chiedesse ai pescatori di gettare la maggioranza dei pesci in acqua nelle giornate di pesca abbondante, dando lui stesso l’esempio: un giorno un pescatore gliene donò uno, e il santo, poverissimo e noto per l’ascetismo, invece di accettarlo lo rigettò in acqua. Il pesce non si allontanò subito, riportando i racconti, ma rimase nei pressi del santo come a volerlo ringraziare.
Spogliando i racconti della loro aurea mistica, la figura di San Francesco appare dunque rivoluzionaria non soltanto per l’epoca, ma anche per i giorni nostri. Oggi Francesco sarebbe un simbolo animalista e ambientalista, un portavoce eccellente della necessità di tutelare e proteggere la Natura e le risorse della Terra, convinto dell'importanza di sviluppare relazioni e connessioni profonde con gli animali e di comprenderli sino in fondo nella loro natura e con le loro necessità, per creare una società fondata sul rispetto reciproco. L’amore per il prossimo promosso dal cattolicesimo si estende infatti, nella figura di San Francesco, a tutti gli essere viventi con particolare attenzione agli animali, e la sua pace deriva dal convivere con loro con consapevolezza ed empatia. Non è un caso che Papa Bergoglio abbia scelto proprio il nome di Francesco, primo tra tutti i Papi della storia, quando venne eletto: “La carità di Francesco si estendeva, con cuore di fratello, non solo agli uomini provati dal bisogno, ma anche agli animali senza favella, ai rettili, agli uccelli, a tutte le creature sensibili e insensibili".