Attrice, conduttrice tv, showgirl, modella. Nel corso della sua lunga carriera Samantha De Grenet è passata da un impegno lavorativo all’altro adattandosi a ruolo e contesto, ma c’è qualcosa che l’ha accompagnata sempre, immutabile, sin da quando era giovanissima: l’amore e il rispetto per gli animali.
Nata ad Anzio, cittadina balneare di poco più di 50.000 abitanti della provincia di Roma, De Grenet è cresciuta con l’idea del «salvarli tutti», come ci racconta lei stessa con un sorriso, e quando ha capito che era «una missione impossibile» ha cercato di sfruttare i mezzi a disposizione – visibilità e popolarità in primis – per provare a fare la differenza. E così è diventata testimonial di diverse campagne anti abbandono, usa i social per lanciare messaggi di sensibilizzazione (su Instagram è seguita da oltre 500.000 persone) e ha insegnato al figlio, sin da piccolo, a seguire gli stessi principi.
Samantha, parliamo del suo rapporto con gli animali…
Sono cresciuta in una famiglia dove il rispetto per l’animale, il rispetto per qualsiasi creatura vivente, è stato inculcato sin da piccoli. Era normale avere a che fare con gli animali, che fosse un gatto, un cane, una papera o un pulcino: ogni essere vivente per noi aveva un’anima e un cuore ed è stato per noi naturale crescere con gli animali e anche soccorrerli in caso di necessità. Siamo tre fratelli e a ognuno di noi è capitato di recuperare un animale in difficoltà e portarlo a casa, facendo anche venire i capelli dritti ai miei genitori.
Ritiene che il contesto in cui è cresciuta sia stato importante nella costruzione del suo rapporto con gli animali?
Io sono cresciuta ad Anzio, in provincia di Roma. Avevamo una casa con un giardino ma non si può certo definire campagna. Però quando ci capitava di trovare un animale in difficoltà, e succedeva spesso, lo portavamo a casa, lo curavamo e poi cercavamo di trovargli casa. Tantissime volte con mia sorella abbiamo trovato gattini molto piccoli, magari lasciati in un sacchetto della spazzatura appena nati, e ci siamo fatte carico di loro, prendendocene cura e alzandoci ogni due ore per allattarli con il contagocce. La bellezza di vederli crescere in salute e forti ci ha sempre ripagato di ogni sforzo.
C’è qualche episodio particolare che le torna alla mente?
Ne posso raccontare tanti. Il primo che mi viene in mente risale a diversi anni fa: ero sulla Pontina, una strada molto trafficata e stretta, molto pericolosa, e con mio fratello abbiamo avvistato un Pastore maremmano in mezzo alla carreggiata. Abbiamo fermato il traffico e cercato di prendere questo cane con tutti i rischi del caso, visto che era anche lui terrorizzato, ma ci siamo riusciti. Lo abbiamo portato a Roma dal veterinario e lo abbiamo tenuto qualche giorno con noi per poi trovargli una casa. In un altro caso abbiamo recuperato un Setter sul lungotevere, era sdraiato e non si muoveva. Un attore nato, in realtà (ride, ndr): appena l’ho fatto salire in macchina si è subito rianimato. Volevo tenerlo io, ma ai tempi facevo avanti indietro tra Milano e Roma e ho capito subito che era un cane che aveva bisogno di spazio e movimento. L’hanno preso i miei genitori, è rimasto il cane di famiglia per 15 anni.
Oggi lei condivide la vita con un cane?
Sì, è il cane di mio figlio Brando. Si chiama BDog ed è un Golden Retriever che ci è stato regalato da un’amica di famiglia. È entrato in casa perché mio figlio da piccolo aveva paura dei cani: ho pensato che l’educazione, quando si parla di rapporto con gli animali, è fondamentale e così quando a questa mia amica è nata una cucciolata e mi ha detto di prendere un cucciolo siamo andati a vederli. Uno dei cuccioli è salito in braccio a Brando: posso dire che è il cane che ha scelto Brando. Però il mio consiglio alle persone che vogliono prendere un animale è quello di andare al canile: ci sono degli animali che aspettano solo di essere amati e di ricambiare.
L'educazione sin da bambini è fondamentale nel rapporto con gli animali?
Certo. È importante essere educati nel rispetto dell’animale sin da bambini. Maltrattare o ferire un animale è qualcosa di totalmente al di fuori della mia educazione e sensibilità ed è questo che ho trasmesso a mio figlio. Quando mi ritrovo a vedere o leggere situazioni di questo genere ne sono molto colpita. Qualcosa dal canto mio faccio, ma vorrei fare di più: mi piacerebbe aprire un rifugio o un ricovero per gli animali abbandonati. A parole sono molto brava ma a fatti potrei fare tanto di più anche se sono consapevole che non puoi portarli tutti a casa. Per questo motivo ho pensato di dedicarmi al mondo animale in modo diverso.
Lei è ambasciatrice della Lega Nazionale per la Difesa del Cane ed è stata anche testimonial di una campagna contro l’abbandono
È un’esperienza per me molto importante. Cerco di dare visibilità agli animali che cercano casa sfruttando i mezzi a disposizione, se mi imbatto in una foto o in un post di appello lo condivido: magari non serve a nulla, a volte però va a buon fine. Anche se raggiungi una sola persona puoi fare la differenza. E ho modo di incontrare persone che stimo, apprezzo e ammiro: i volontari e chi si occupa dei canili e degli animali.
Oggi la sensibilità verso gli animali sembra stare lentamente cambiando. Maltrattamento, uccisione e abbandono sono puniti dal codice penale e si sta discutendo del riconoscimento degli animali come esseri senzienti e non più come mere “cose” di cui disporre
Sì, ma la legge non basta, perché se in qualche modo poi viene aggirata non serve. Le persone devono essere punite dove sono più sensibili: se fai del male a un animale, lo abbandoni o non lo fai vivere in maniera sana devi pagarne le conseguenze. Una piccola multa da 100 euro non serve: servono multe molto salate e anche pene più severe. Se fai male a un animale vai in carcere, in alternativa fai lavori socialmente utili, tutti i sabati e le domeniche in un rifugio sinché non hai compreso che cosa hai fatto.
Alla luce di questa riflessione, c’è un messaggio che vuole lasciare in tema di benessere animale?
Il primo messaggio che va divulgato è che l’animale non è un giocattolo: una persona deve essere assolutamente convinta di volerlo prendere, e deve essere consapevole che accoglierlo in famiglia comporta responsabilità, cura, amore, investimento economico e anche rinuncia. Non è qualcosa che si prende per il figlio, da cucciolo, e poi appena cresce il cucciolo si dà via o si abbandona. Tenendo questo a mente, una volta accolto un animale in famiglia si viene ripagati di tutto. L’ultimo appello a chi nonostante tutto pensa di liberarsi di un animale: rivolgetevi ai centri, cercate una soluzione alternativa, non abbandonatelo in strada condannandolo a morte certa.