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7 Dicembre 2021
13:49

Salvi sei Pitbull usati per le lotte clandestine: grazie a “Io non combatto” torneranno a vivere

La Fondazione Cave Canem e HSI Italia, promotori del progetto di recupero per cani sfruttati nei combattimenti clandestini, hanno accolto i sei pitbull recuperati casualmente durante un'indagine nel salernitano. Dopo il trasferimento a Roma, è iniziato per loro un percorso di recupero: cure fisiche e e psicologiche che, grazie alla presenza di professionisti formati anche grazie a questo progetto, li condurranno a una nuova vita priva di abusi e sfruttamenti.

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Giornalista
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(@ChiaraMuzzini per Fondazione Cave Canem)

Cicatrici e ferite aperte. Ma soprattutto occhi tristi. A guardarli, i sei Pitbull salvati in provincia di Salerno dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di Sala Consilina con l’ausilio dei Carabinieri Forestali di Padula, sono soprattutto tristi e stremati. Oramai annichiliti da una una vita alternata tra la gabbia di metallo, poco più grande del loro corpo, dove trascorrevano il “tempo libero” e il ring organizzato in un vecchio capannone dove, incitati dai loro aguzzini, si scannavano fino alla morte.

Per Ascanio, Shrek, Fiona, Michelina, Zoe e Elettra, così sono stati chiamati appena arrivati al rifugio romano che li ha accolti, è in arrivo una nuova vita lontani dai combattimenti clandestini che fino ad oggi sono stati il loro pane quotidiano. Ma per gli altri, per l’enorme fenomeno sommerso in cui sono sfruttati cani allevati e addestrati per questo terribile intrattenimento tanto amato dalla criminalità organizzata per i cospicui guadagni che permette, il blackout non è ancora arrivato perché la questione è ben lontana dall’essere risolta.

Grazie al progetto "Io non combatto" voluto dalla Fondazione Cave Canem e HSI Humane Society International Italia, per questi sei Pitbull sequestrati e ora in salvo si apre però la speranza di una vita completamente diversa.

Feriti e maltrattati, ora al sicuro in un rifugio romano

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L’ispezione da parte dei veterinari dei cani sequestrati (@ChiaraMuzzini per Fondazione Cave Canem)

«Questi sei cani sono davvero in condizioni critiche, con segni di deperimento e denutrizione, cicatrici, gonfiori e ferite aperte sul corpo, arti e coda – racconta Federica Faiella, cofondatrice e vicepresidente della Fondazione Cave Canem che li accolti in collaborazione con HSI Italia, seguendo il trasferimento da Salerno a Roma in un centro attrezzato sulla Cassia – Sono stressati, impauriti e hanno bisogno di urgenti cure e terapie per poter vivere una nuova normalità e iniziare un percorso di riabilitazione comportamentale».

Un ritorno alla vita che sarà scandito dagli incontri con i veterinari e con gli operatori cinofili, per guarire le ferite del corpo e della mente. «Per seguirli abbiamo scelto operatori  che hanno competenze particolari perché sono cani con esigenze particolari – aggiunge la Faiella – Ma siamo contenti di inaugurare con loro il progetto “Io non combatto” studiato apposta per situazioni come queste».

“Io non combatto”: il progetto per il recupero dei cani traumatizzati dai combattimenti

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Fondazione Cave Caneme e HSI Italia sono partenr nel progetto "Io non combatto" (@ChiaraMuzzini per Fondazione Cave Canem

Nato dalla volontà di prevenire e reprimere i combattimenti clandestini tra cani, grazie alla collaborazione di partner come i Carabinieri Forestali e l’Università di Napoli Federico II, il progetto “Io non combatto” vuole essere una sorta di snodo nelle vite di questi cani maltrattati e abusati che hanno avuto la fortuna di incontrare dei “salvatori”.

La Fondazione Cave Canem e HSI Italia lo hanno pensato proprio per questo: assistere i cani che, grazie ad operazioni di polizia e di investigazione, sono sfuggiti alla rete dello sfruttamento e dare loro la possibilità di una nuova vita grazie alla riabilitazione e alle adozioni consapevoli. L’obiettivo è dunque offrire strumenti concreti contro questo fenomeno, attraverso attività di ricerca e divulgazione scientifica, operazioni sul campo e sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

«Ma non solo – aggiunge ancora Federica – consideriamo fondamentale la formazione dei professionisti coinvolti nella riabilitazione comportamentale di cani traumatizzati. Per questo organizziamo incontri formativi: quelli previsti per il 2022, saranno rivolti a medici veterinari, educatori cinofili, operatori di canili, magistrati e Forze dell’Ordine, in modo che possano riconoscere i segnali della presenza di combattimenti clandestini sul territorio ed agire prontamente».

Il ring per i combattimenti clandestini in un capannone fuori città

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(@ChiaraMuzzini per Fondazione Cave Canem)

Il ritrovamento dei cani è stato casuale. La polizia infatti era impegnata in un’operazione sul territorio del salernitano. I sei cani erano in un capannone fuori città, dove erano stati allestiti un ring per i combattimenti e un’area di allevamento. «I sei cani erano in gabbie piccolissime, a stento si potevano muovere. Erano malnutriti e feriti: pesano tutti dai 12 ai 18 chilogrammi, un peso ridicolo per Pitbull adulti – racconta la Faiella – siamo stati allertati dalla Procura della Repubblica di Lagonegro e ce li hanno affidati proprio grazie al progetto “Io non combatto”. Li abbiamo portati a Roma in un rifugio con cui collaboriamo già da tempo, dove è iniziato il percorso di recupero partito dalle visite mediche e dagli esami comportamentali che sfocerà alla fine in adozioni consapevoli».

Non solo cani: anche gatti, cinghiali e uccelli usati per i sanguinosi addestramenti

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@ChiaraMuzzini per Fondazione Cave Canem

Come spesso accade in queste situazioni, i cani destinati ai combattimenti vengono allevati e addestrati “in casa”. Anche in questa situazione, infatti, era presente un’area predisposta per questi scopi. «I cani vengono addestrati per diventare delle vere e proprie armi e sono costretti a sfidarsi fino alla morte. Attorno a questi ring girano scommesse e grandi somme di denaro.

I protagonisti dello "show", però, non vincono mai, anzi: spesso vengono uccisi dopo la sconfitta o muoiono a causa delle ferite riportate», spiega Martina Pluda, rappresentante per l’Italia di HSI Humane Society International partner della Fondazione Cave Canem nel progetto “Io non combatto” – e a subire immense crudeltà sono anche i cosiddetti “sparring partners”, ovvero animali come cani, gatti, cinghiali e uccelli domestici, usati per l’addestramento brutale dei combattenti». Per eliminare questa piaga, il lavoro è ancora tanto anche perché, come testimonia questa storia, molto avviene nel mondo sommerso dell’illegalità. «Solo con un’azione congiunta e unita e con il supporto, le competenze e la sensibilità di magistrati, Forze dell’Ordine, veterinari, educatori cinofili, volontari e cittadini possiamo fermare queste attività criminose a danno degli animali».

Foto di copertina: uno dei cani sequestrati ancora nella gabbia in cui è stato ritrovato (@ChiaraMuzzini per Fondazione Cave Canem)

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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