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2 Ottobre 2024
17:27

Salvi (per il momento) i cinghiali Naso e Rosino: il Tar sospende l’abbattimento

Il Tar del Lazio ha confermato la sospensione dell’ordinanza di abbattimento dei cinghiali Naso e Rosino. Sono salvi, almeno fino al 29 ottobre 2024, quando si terrà l'udienza che deciderà il loro destino.

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Il Tar del Lazio ha confermato la sospensione dell’ordinanza di abbattimento dei cinghiali Naso e Rosino: sono salvi, almeno per il momento. Continua quindi la battaglia intrapresa dagli attivisti del Rifugio Miletta per salvare Naso e Rosino dalla sentenza di morte emessa dalla ASL 3 Liguria.

Questo però non significa ancora la salvezza per i due cinghiali, che da due anni e mezzo, dopo essere sfuggiti ai cacciatori, sono stati accolti da Giordana G. a Bargagli, in provincia di Genova. Quando questa estate le Forze dell'ordine sono entrate nella sua casa per consegnare la notifica di abbattimento da parte dell'ASL, la donna si è rivolta agli attivisti del rifugio.

Da lì è iniziata la battaglia legale prima al Tar di Genova e poi a quello del Lazio. Oggi il giudice del tribunale amministrativo con provvedimento monocratico ha condiviso l'impianto della difesa dei due cinghiali dal punto di vista del periculum in mora, vale a dire il pregiudizio grave e irreparabile che potrebbe sussistere se la ASL proseguisse nei suoi intenti, considerato che oggetto del giudizio è la misura dell’abbattimento dei due cinghiali. Tiene conto, inoltre, delle misure di biosicurezza attuate dagli attivisti insieme a con Giordana ai fini della prevenzione della diffusione della peste suina africana. «Ora attendiamo il 29 ottobre, data in cui è stata fissata l’udienza collegiale per la discussione in camera di consiglio», fanno sapere gli attivisti.

La storia dei due cinghiali incontra quella di Giordana a inizio 2022, quando dopo essere sopravvissuti a una battuta di caccia si erano rifugiati nel suo terreno a Bargagli. La donna, con una PEC inviata all’ente competente in fauna selvatica, la Regione Liguria, ne aveva immediatamente chiesto l’affido, senza mai ricevere risposta. Nel frattempo aveva continuato a occuparsi di loro, facendoli vivere in sicurezza e nel rispetto delle norme di biosicurezza.

A maggio di quest’anno, però, dopo una segnalazione, i servizi veterinari dell’ASL 3 Liguria si sono presentati a casa di Giordana consegnandole un provvedimento di «abbattimento e distruzione» di Naso e Rosino, motivandolo con la prevenzione della diffusione della peste suina africana e contestando un'ipotesi di allevamento abusivo. Come in passato di fronte a casi analoghi, anche i  questo caso gli attivisti del Rifugio Miletta si sono mossi, come spiega la presidente Alessandra Motta: «La nostra battaglia in difesa dei cinghiali, a cui da tempo ormai lo Stato e i suoi apparati hanno dichiarato guerra, sta passando anche attraverso i tribunali. Io mi auguro che, in sede di dibattimento, prevalga il buon senso nel comprendere che uccidere Naso e Rosino non servirebbe a fermare la diffusione del virus della PSA, così come non lo sta fermando lo sterminio delle migliaia di vite dei cinghiali selvatici».

Il ricorso con richiesta urgente di sospensiva al Tar della Liguria era stato accolto il 7 giugno, il 18 settembre 2024 c’era stata l’udienza collegiale e, il 23 settembre, il TAR di Genova aveva depositato il provvedimento con cui declinava la sua competenza territoriale a favore del TAR del Lazio. Una scelta attesa dall'avvocata Angelita Caruocciolo: «In seguito all’incardinamento del primo ricorso, noi abbiamo depositato anche motivi aggiunti impugnando l’ordinanza commissariale sulla quale si basa il provvedimento di abbattimento. Questa ordinanza, essendo emanata dal commissario straordinario per l’emergenza PSA, ha valore nazionale: quindi la sua competenza naturale, dal punto di vista giudiziario, è il TAR del Lazio».

Dopo aver quindi depositato, all’inizio della settimana, tutto il fascicolo elettronico che era stato già depositato al TAR di Genova e reiterato la richiesta di misura cautelare, oggi è giunto il primo responso, con il decreto monocratico di accoglimento del ricorso. Il 29 ottobre è stata fissata la discussione in camera di consiglio.

Al momento, Naso e Rosino stanno bene, non possono entrare in contatto con altri cinghiali selvatici e, di conseguenza, non possono contrarre o diffondere la peste suina africana. «Attendiamo con attenzione il responso della discussione collegiale, augurandoci che vinca il buon senso. In caso contrario, siamo pronte ad appellarci al Consiglio di Stato», concludono dal Rifugio.

La peste suina africana è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali e al momento non esistono vaccini né cure. Si manifesta nell'animale come una febbre emorragica ad elevata mortalità, caratteristiche che la rendono particolarmente pericolosa per l'industria della carne dato che una volta entrata in un allevamento uccide quasi il 90% dei maiali contagiati, come abbiamo spiegato nel video approfondimento dedicato ai rischi e alla sua diffusione.

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Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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