I lupi della Lessinia sono salvi: il Consiglio di Stato ha nuovamente sospeso l’ordinanza del Tar. Con Decreto del presidente della terza sezione del Consiglio di Stato sono stati nuovamente salvati i due lupi condannati a morte dall'abbattimento disposto da Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento.
Nel mirino della Provincia autonoma non ci sono solo gli orsi problematici, ma anche i lupi che sul versante trentino dei Monti Lessini hanno predato diversi bovini e asini nel pascolo di Malga Boldera. Per questo Fugatti ha decretato di procedere con l'abbattimento di due lupi scelti a caso nel branco gravitante attorno alla zona. Una previsione che ha trovato d'accordo il Tar di Trento, ma non il Consiglio di Stato, che ha più volte sospeso la procedura di abbattimento.
«Considerando che il Tar di Trento si esprimerà dopo l’udienza pubblica del 25 gennaio, i lupi possono essere quindi considerati salvi, perché in occasione delle due udienze sarà cessata la materia del contendere, visto che in quelle date gli animali allevati saranno già stati ricondotti nelle stalle a valle e quindi sarà azzerato il rischio di predazioni dato che malga Boldera sarà vuota», fa sapere la Lav che insieme a Lndc Animal Protection e Wwf ha presentato ricorso congiunto all'ordinanza di Fugatti.
«Possiamo finalmente mettere la parola fine a questo assurdo duello giudiziario innescato dall’insano desiderio di Fugatti di esibire come trofei elettorali i corpi di due lupi – continuano le associazioni – ora basta soffiare sul fuoco dell’intolleranza e, se si intendono realmente tutelare gli allevatori, si cominci a lavorare con serietà a promuovere la convivenza e a sostenere l’adozione di efficaci sistemi di prevenzione delle predazioni, che in molti casi, come quello della malga Boldera, non sono adeguati, come dimostrato dalla stessa documentazione prodotta dalla Provincia.”
Il Consiglio di Stato nel testo del decreto ha chiarito che il provvedimento che disponeva l’uccisione dei lupi «non appare sorretto da adeguata motivazione in ordine all’impossibilità oggettiva di ricorrere a misure differenti a tutela degli animali e dei beni presuntivamente aggrediti dai lupi dei quali si dispone l’abbattimento né risultano citate adeguate misure adottate allo scopo di proteggere in modo concreto animali e beni minacciati dai lupi».
Che l'abbattimento di due lupi a caso non fosse la scelta corretta per scongiurare nuove predazioni, lo aveva segnalato la stessa Lav attraverso il responsabile animali selvatici, Massimo Vitturi: «Quella del Tar di Trento è una decisione antiscienfica. Lo stesso Tar ha riconosciuto che l'uccisione di due lupi è un provvedimento sperimentale, perché non si può avere certezza che funzioni contro le predazioni. Nel ricorso che avevamo presentato abbiamo citato numerosi lavori scientifici che dimostrano come uccidere lupi non facciano diminuire predazioni. Non possiamo accettare queste posizioni antiscientifiche».
Il Consiglio di Stato ha precisato che la scelta di abbattere due lupi a caso «non appare in linea […] con il principio di proporzionalità che deve ispirare l’azione amministrativa»
Per questa ragione, conclude il giudice, «nel bilanciamento tra contrapposti interessi, è da ritenersi prevalente la tutela di un bene giuridico protetto in via rafforzata non solo dall’ordinamento interno, ma anche dal diritto sovranazionale per non pregiudicare il diritto all’effettività della tutela». La tutela dei lupi deve quindi sempre prevalere rispetto la tutela degli interessi economici degli allevatori che, come affermato nel precedente Decreto, è un interesse che “può ritenersi recessivo alla luce della risarcibilità delle posizioni coinvolte e della possibilità, da parte dell’Amministrazione, di incentivare l’adozione di eventuali misure organizzative idonee ad evitare danni».