È rimasto due giorni con la testa intrappolata in un secchio abbandonato al centro del suo habitat dal quale non riusciva a liberarsi. A salvare la vita al leopardo indiano, incappato in questa brutta vicenda che lo poteva uccidere vista l’impossibilità sia di nutrirsi che di difendersi, l’azione congiunta del corpo forestale dello Stato indiano, degli operatori del Sanjay Gandhi National Park, di associazioni animaliste e di tantissimi volontari che hanno voluto dare una mano.
Il leopardo era stato visto girare nella città di Badlapur, da alcuni passanti che si erano resi conto che se nessuno fosse intervenuto, l’animale non ce l’avrebbe fatta. Il felino era stato poi rivisto sul ciglio di una strada visibilmente spaventato da degli uomini in auto che, dopo aver ripreso la scena, hanno inviato rapidamente il video alle organizzazioni competenti che hanno potuto procedere al soccorso.
L’operazione di salvataggio ha coinvolto più di 30 persone ed è durata più di 48 ore. Infatti, per riuscire a trovare il leopardo e ad avvicinarlo, gli agenti forestali e molti cittadini del luogo hanno monitorato i suoi movimenti nei boschi della città per due giorni interi comprese le notti, avvisando soprattutto gli abitanti di non avvicinarsi troppo all’animale per non farlo spaventare ulteriormente. A quel punto, solo dopo essere riusciti a sedarlo, con una siringa sparata da una guardia forestale, i volontari hanno potuto liberare il felino dalla trappola di plastica.
Il leopardo ha immediatamente ricevuto le cure dei veterinari e, nonostante non avesse, ovviamente, mangiato e bevuto per due giorni, è apparso in buone condizioni di salute. Quindi è stato trasportato al centro di recupero del Sanjay Gandhi National Park. Una volta certi della buona salute dell’animale sotto tutti i punti di visti, fisici e psicologici, verrà nuovamente liberato e reintrodotto in natura, una riserva naturale dello Stato.
Ma gli animalisti nella persona di Nilesh Bhange, dell’associazione Progressive Animal Welfare Society (PAWS), hanno voluto lanciare un allarme importante. Ciò che è successo al leopardo, infatti, accade sempre più frequentemente a causa dell’inquinamento prodotto dai rifiuti di plastica abbandonati nelle aree boschive che, purtroppo, si stanno trasformando in una minaccia sempre più grave per gli animali che in quei luoghi ci vivono.
E la perdita di habitat e l'incuria dell'uomo nei confronti degli spazi naturali, stanno spingendo questi animali, già considerati a rischio, sempre più verso la strada dell'estinzione.
La mattanza degli elefanti uccisi dalla plastica
Gli elefanti sono venerati in Sri Lanka, ma ciò non li salva affatto dal pericolo di morire per l’inquinamento. Sempre più vulnerabili a causa della perdita e del degrado del loro habitat naturale, infatti, succede sempre più spesso che si avventurino vicino agli insediamenti umani in cerca di cibo.
Nel villaggio di Pallakkadu nel distretto di Ampara, circa 210 chilometri a est della capitale, Colombo, c’è una discarica dove sono stati ritrovati deceduti 20 pachidermi nel giro di otto anni, di cui gli ultimi due proprio recentemente.
Gli esami fatti sugli animali hanno rivelato che nel loro stomaco c'erano solo grandi quantità di polietilene, involucri di cibo, plastica altri materiali non digeribili e nessun cibo di quello che normalmente gli elefanti mangiano e digeriscono.
Le discariche presenti nel Paese in zone di interesse naturalistico sono circa 54 e intorno ad esse vivono 300 elefanti, e, nonostante nel 2017, il governo avesse annunciato sia azioni finalizzate al riciclo dei rifiuti nelle discariche vicine alle zone abitate dalla fauna selvatica, sia la volontà di chiudere con recinzioni elettriche i siti per tenere lontano gli animali, nessuna delle due cose è stata fatta del tutto. E così, l’immondizia raccolta da nove villaggi vicini viene scaricata e non riciclata.
Il leopardo indiano a rischio estinzione
Il leopardo indiano (Panthera pardus fusca) è una sottospecie di leopardo largamente diffusa nel subcontinente indiano ed è uno dei cinque grandi felini dell'India, insieme al leone asiatico, alla tigre del Bengala, al leopardo delle nevi e al leopardo nebuloso.
È diffuso in tutta l’India, in Nepal, Buthan, Bangladesh e in alcune parti del Pakistan. Vive nelle foreste fluviali tropicali, in quelle temperate e nelle foreste di conifere del nord, fino ad un'altitudine di 2500 metri, al confine con l'habitat del leopardo delle nevi.
Nel 2018 il leopardo è stato inserito dalla IUCN, l'Unione internazionale per la conservazione della natura, tra le specie “Prossime alla minaccia”, perché secondo l'organizzazione è ancora troppo presto per qualificarlo una specie "Vulnerabile", nonostante le minacce che lo mettono a rischio, come appunto la distruzione e la frammentazione dell’habitat e il continuo bracconaggio per il commercio illegale in Asia di pelli e parti del corpo. Il trend della popolazione è in diminuzione e al di fuori delle aree protette sta iniziando a farsi sempre più raro.
Inoltre, il felino è una specie anche inserita nell’Appendice I della CITES, la Convenzione che ha lo scopo di regolamentare il commercio internazionale di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, ma nonostante India e Nepal vi aderiscano, in questi Paesi le strutture di base e le reti efficaci per il controllo del bracconaggio e del commercio illegale, restano fortemente carenti.