Nel pomeriggio dell'antivigilia di Natale, nei pressi di Monte Terlago, poco a Nord di Trento, il Corpo Forestale Provinciale è intervenuto per liberare un cervo adulto che era rimasto impigliato con il palco e con la testa nella rete del recinto di un allevamento senza più riuscire ad allontanarsi.
L'animale è stato sedato con un dardo narcotico, in modo che gli agenti della Forestale potessero riuscire a liberarlo con l'ausilio di pinze e forbici e controllarne lo stato di salute. La vicenda si è conclusa con il cervo, sano e salvo, che si è allontanato nel bosco, ancora barcollante per via degli effetti del sedativo.
Nonostante la gioia per la salvezza dell'animale, queste immagini emozionanti hanno spinto Ivana Sandri, Presidentessa della sezione locale di Enpa, a esprimere, attraverso i canali social dell'associazione, alcune considerazioni riguardo le scelte della Provincia Autonoma di Trento in ambito di gestione faunistica.
«Siamo felici che il cervo sia stato soccorso, mi chiedo però perché due animali appartenenti a specie diverse, ma entrambe selvatiche, vengano trattati in modo differente».
Il secondo animale a cui fa riferimento Sandri è il lupo con una zampa amputata (probabilmente da una tagliola), avvistato alcuni giorni prima di Natale in Val di Rabbi.
Per lui, infatti, non è stato ancora pianificato alcun intervento da parte dei veterinari della Provincia, nonostante sia stato richiesto dagli abitanti della valle e, attraverso un comunicato, anche dalle associazioni del Coordinamento Ambientalista del Trentino.
«La sollecitudine con cui è stato soccorso il cervo imprigionato nella rete di Monte Terlago ci appare doverosa e apprezzabile, come sempre nel caso di un essere vivente in difficoltà, ferito o in pericolo di morte – commenta la Presidentessa di Enpa Trentino a Kodami – Per questo motivo ci colpisce e ci rende infelici il fatto che un giovane lupo, gravemente menomato a causa, presumibilmente, di un atto vigliacco di bracconaggio, non sia ancora stato soccorso e sottoposto alle cure veterinarie. Inoltre, riguardando le immagini del cervo intrappolato è inevitabile riflettere sulla pericolosità delle attività umane che, se mal gestite, sono capaci di diventare trappole mortali per gli animali».
Il lupo è stato avvistato nuovamente durante la notte di Natale
In seguito alle prime segnalazioni, il lupo della Val di Rabbi è stato visto nuovamente durante la notte di Natale, in frazione di Piazzola, poco fuori dalla strada. I residenti, spaventati e preoccupati per la sofferenza dell'animale, hanno chiesto nuovamente un intervento rapido alla Provincia, eppure a quasi due settimane dal primo video, non si hanno notizie in merito.
«Ora vaga, sofferente e impossibilitato a cacciare per alimentarsi, costretto, quindi, ad avvicinarsi ai centri abitati e rischiando ulteriori reati e atti di crudeltà nei suoi confronti – aggiunge Sandri – Prima di questo momento, invece, per quanto ci è dato sapere, non era mai stato avvistato nei pressi delle case».
Anche il responsabile del settore grandi carnivori della Lav, Massimo Vitturi, è intervenuto in merito alla vicenda, sottolineando in un comunicato, che la Legge provinciale trentina sulla protezione della fauna selvatica (ovvero la n.24 del 1991), prevede che non vi sia alcun limite al recupero di un animale ferito al fine di curarlo e riabilitarlo (se possibile) alla vita in natura.
«Serve un intervento che garantisca le cure necessarie in modo da limitare il più possibile la sua sofferenza e le conseguenze del trauma subito – scrive Vitturi nella nota – Molto probabilmente ha ormai perso i contatti con il suo branco ed essendo fortemente menomato ha grosse difficoltà nel suo vagabondare, divenendo, quindi, un pericolo per la circolazione stradale».
«Quando si vede un essere senziente che soffre, non ci possono essere due pesi e due misure»
«Riconosciamo i forestali come figure competenti e dedite alla tutela dell'ambiente e della biodiversità, quindi ci chiediamo a quali regole scritte o della prassi rispondano agendo in questa maniera – aggiunge Sandri – Quando si vede un essere senziente che soffre, non ci possono essere due pesi e due misure».
La vicenda del lupo, inoltre, avviene a pochi chilometri dal Parco Nazionale dello Stelvio, a cavallo tra Trentino e Lombardia, dove negli ultimi mesi è stata aperta la caccia al cervo, indipendentemente dal fatto che si tratti di un'area protetta, nata nel 1935 proprio per tutelare la flora e la fauna montana di questo luogo.
«Se l'empatia spinge i Forestali ad intervenire così rapidamente per salvare un individuo appartenente ad una specie definita come cacciabile, non capisco come sia possibile che, nello stesso momento, lascino in balia di sé stesso un animale visibilmente in difficoltà come il giovane lupo sofferente che, ricordiamolo, appartiene ad una specie protetta».