Non appena aperta la gabbia, si è data uno sguardo intorno e poi è corsa via. Si tratta dell’esemplare di volpe comune (Vulpes vulpes) ritrovata in fin di vita una settimana fa vicino alla Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo dai militari della Stazione dei Carabinieri Forestale di Sarno, in provincia di Salerno, e liberata ieri in natura, dopo averla guarita completamente.
I militari avevano ritrovato l’animale ridotto male, era stato pestato e colpito alla testa ed era in condizioni molto gravi. Si erano subito attivati chiamando i veterinari dell’Asl che si sono presi cura della volpe fino alla sua completa guarigione, avvenuta fortunatamente in breve tempo. A quel punto i carabinieri l’hanno rilasciata nel suo habitat naturale, vicino alla località “Cappelle di Siano”.
Finisce così a lieto fine la storia che aveva indignato la comunità di San Valentino Torio quando qualche giorno fa si era diffusa la notizia. Molta la rabbia tra chi aveva appreso la notizia: qualcuno l'aveva ribattezzata con il nome di "Foxy", spiegando che probabilmente l'animale era giunto nei pressi della chiesa per ripararsi dal freddo o per cercare cibo. E diverse persone avevano ricordato di aver visto più volte quella volpe in giro e di averle anche dato da mangiare, in qualche occasione. La notizia della sua guarigione e liberazione è stata accolta con grande gioia.
La volpe rossa, l'habitat e il rapporto con l'uomo
La volpe rossa è uno dei mammiferi carnivori più comuni in Italia. È un animale incredibilmente adattabile e da comportamento molto flessibile, per questi motivi è riuscita a vivere anche in ambienti urbani, a stretto contatto con l’uomo, modificando il comportamento sociale e quello alimentare in base alle risorse presenti sul territorio. Infatti, vivono trovando rifugio tra materiali di scarto o rifiuti che la città mette loro a disposizione.
In Italia è presente a varie altitudini, dal livello del mare fino ai 3200 m. La plasticità comportamentale facilita la diffusione della specie diffusa su tutto il territorio italiano, ad esclusione delle isole minori. La volpe rossa, inoltre, si è recentemente resa protagonista di una ricolonizzazione delle pianure coltivate in maniera intensiva.
Le volpi che condividono l’habitat con gli esseri umani sembrano scegliere ambienti residenziali densamente abitati, ove raggiungono una densità anche molto elevata (12 individui adulti per Km2), come osservato nell’area di Zurigo, in Svizzera.
Le volpi in città possono sviluppare un comportamento territoriale differente rispetto alle volpi che vivono in ambienti rurali. Mentre le prime sembrano organizzate in gruppi sociali composti da un numero maggiore di individui in movimento, le seconde rimangono stabili, manifestando una maggior territorialità.
Come abbiamo scritto su Kodami, alimentare la fauna selvatica non aiuta questi animali ma spesso è anzi causa di pericolo per loro: perdono la capacità di procacciarsi il cibo da soli, infatti, venendo così condannati a morte o a un futuro lontano dalla libertà. Offrire cibo agli animali selvatici è un’azione con risvolti ecologici, etici e di sanità pubblica rilevanti. Se il più delle volte, semplicemente, non è raccomandabile, in certi casi è addirittura un reato. Eppure, talvolta, può essere auspicabile però come spiega Federica Pirrone, etologa e membro del nostro comitato scientifico. La parola d’ordine? Educare, non reprimere.