La Sicilia è una regione che presenta diverse tipologie di habitat e di ecosistemi ed è universalmente nota per essere divenuta nei millenni un "pozzo" di culture e popoli differenti che hanno lasciato traccia tramite molteplici monumenti ed opere. L'isola infatti è il luogo in cui vi è la più grande densità di beni Unesco del mondo e oltre ai parchi archeologici da cartolina e alle grandi riserve naturali, ci sono centinaia di piccoli tesori che non sempre riescono ad essere vissuti dai turisti o dagli stessi siciliani.
L'opera di valorizzazione e tutela di tutti questi monumenti è complessa e talvolta gravosa per i piccoli bilanci comunali o per il governo regionale. Legambiente Sicilia ha così ora stilato un elenco in 12 punti con cui indica le "urgenze" principali nell'ambito dei beni culturali da porre all'attenzione del pubblico e della neonata presidenza regionale.
Le indicazioni per la tutela, la gestione e la valorizzazione del patrimonio culturale rappresentano anche il seguito di un'altra lista, uscita l'anno scorso, sempre di 12 punti, che invece segnalava quali erano le priorità legate alla tutela della biodiversità presente nel territorio siciliano. Anche in questo caso però l'associazione ha presentato due punti specifici che interessano particolarmente gli ambientalisti e gli appassionati di scienze naturali. All'ottavo e al decimo punto della lista, infatti, Legambiente chiede che venga tutelato e sostenuto economicamente il patrimonio archeologico subacqueo e l'istituzione di un nuovo Museo regionale di Storia naturale, realtà che se da una parte permetterebbero di gestire i beni materiali in possesso della regione (o presenti nei suoi fondali), favorirebbero anche una maggiore attività scientifica e una migliore consapevolezza ambientale/culturale da parte della popolazione.
«Noi ci occupiamo di "ambiente" nell'accezione più completa del termine e quindi siamo a sostegno delle campagne che tutelano l'ambiente naturale, sociale, culturale – spiegano dalla sede di Palermo – Per questo i nostri circoli, contravvenendo alla opinione diffusa che gli ambientalisti debbano concentrarsi esclusivamente sull'ambiente, si sono sempre occupati di Beni culturali sia dal punto di vista del degrado che della tutela, focalizzandoci sul rapporto con il territorio e sulla valorizzazione e fruizione di tutto ciò che produce e fornisce cultura».
Proprio il mantenimento del patrimonio archeologico subacqueo e l'istituzione di un potenziale Museo regionale di Storia naturale – che potrebbe divenire il fulcro di una rete dei musei naturalistici siciliani – si offrono come un trait d'union fra la tutela della biodiversità e dei beni archeologici, esempio ne è l'istituzione di diversi musei subacquei in giro per il mondo che ha permesso anche alla fauna marina di ricevere dei benefit, legati all'istituzione stessa dell'aree sottoposte a vincoli.
Bisogna anche ricordare che in molti casi, per un'isola di così grandi dimensioni come la Sicilia, spesso gli interessi naturalistici e culturali combaciano. La riserva naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco, per esempio, da una parte protegge il complesso sistema ecologico che è presente all'interno delle saline, formato da diverse specie di uccelli e piante rare, ma dall'altra tutela anche gli storici mulini a vento che hanno un grande valore culturale e un impatto paesaggistico non indifferente. Il Parco della Valle dei Templi, invece, anche se è principalmente delineato alla tutela e alla fruizione degli antichi complessi architettonici di epoca greca, presenta e tutela una biodiversità unica, che è il risultato di migliaia di anni di convivenza fra la fauna selvatica e l'uomo. Con il progetto Demetra infatti già da tempo la regione Siciliana tenta di garantire un certo livello di sostenibilità ambienta al Parco archeologico, preservando non solo la flora selvatica locale, ma anche le colture autoctone, frutto della passione, della cultura e tradizione di un territorio che ha convissuto per millenni ai mutamenti demografici e climatici che hanno colpito l'isola.
Un altro punto importante sollevato dagli ambientalisti è l'adozione prioritaria dei piani paesaggistici, che permetterebbero alla Sicilia di dotarsi finalmente di una pianificazione energetica in grado di rispondere alle richieste dell'Unione europea. L'Ue infatti tramite la direttiva RED II chiede che ogni regione disponga entro il 2030 di una quota di energia da fonti rinnovabili che riesca a garantire all'Unione almeno il 32% di energia prodotta tramite il solare o l'eolico, e la Sicilia è molto indietro da questo punto di vista.
Garantire inoltre che i turisti possano usufruire adeguatamente ai parchi archeologici, ai musei e ai parchi naturali risulta infine un tema scottante per buona parte del sistema culturale siciliano. Per quanto infatti si siano compiuti dei veri passi da gigante in questo senso, sono ancora molteplici i disservizi e le carenze, che spingono la realtà isolana ad essere lontana da quei obiettivi di autonomia tecnica, finanziaria e scientifica che si erano prefissati di raggiungere molti passati assessori. Migliorare inoltre la fruizione delle località ad alto e medio interesse turistico indurrebbe tra l'altro la regione a essere costretta ad assumere un numero più adeguato di personale specializzato, da trovare direttamente in quel grosso numero di giovani laureati dell'isola che invece di abbandonare il proprio territorio hanno deciso di scommettere proprio su di esso.