L’aspetto può facilmente trarre in inganno, ma alla prova del comportamento e dell’interazione con l’essere umano e l’ambiente domestico il dna del gatto selvatico emerge distintamente. Lo ha capito anche l’uomo che qualche mese fa ha trovato un gattino e che ha deciso di portarlo a casa ritrovandosi a fare i conti non con un cucciolo di gatto domestico ma con un cucciolo di Felis silvestris.
La storia del cucciolo, che è poi una cucciola, la racconta il centro recupero fauna selvatica della Lipu di Roma: «Se lo hanno ribattezzato “il fantasma dei boschi”, un motivo c’è – hanno spiegato riferendosi al soprannome del gatto selvatico – incontrarlo in natura è difficilissimo. Il gatto selvatico è una creatura solitaria. Estremamente cauto nei confronti dell'uomo, vive perlopiù nelle foreste di latifoglie e rivierasche, nella macchia mediterranea o ai margini delle paludi, e cerca sempre di non avvicinarsi alle zone abitate. Eppure, e noi lo sappiamo bene, le strade degli animali selvatici e quelle degli uomini possono incrociarsi nelle maniere più impreviste. Così è successo alla nostra gatta, trovata ancora cucciola da una persona che l’ha confusa per una comune gattina. I suoi comportamenti insoliti e indocili, però, hanno spinto chi l’ha trovata a farsi qualche domanda, e a contattarci».
Davide: «L'abbiamo trovata su un viadotto, era a rischio investimento»
A trovare la cucciola di gatto selvatico è stato Davide Costantino, che ha raccontato a Kodami le circostanze di quello che è stato un vero e proprio salvataggio: «Abbiamo trovato la gattina su un viadotto poco dopo Amatrice in direzione di Ascoli Piceno – spiega – Abbiamo visto una macchina rallentare sulla statale, e lei stava cercando di attraversare questo viadotto molto lungo e alto. Non so come fosse finita lì, ma anche attraversando la strada non avrebbe avuto alcuna via di uscita».
A quel punto, spiega ancora Davide, lui e la moglie si sono fermati: «Era un punto abbastanza pericoloso, il traffico continuava regolarmente. Inizialmente si è impaurita e ha iniziato a camminare sul ciglio del viadotto, oltre il guardrail. L'abbiamo seguita per un bel po' cercando di non farla spaventare, temevamo si buttasse. Moglie alla fine ha colto l'occasione e si è fiondata per prenderla».
Nonostante i tentativi di liberarsi da parte della gatta Davide e la moglie sono riusciti a portarla al sicuro in auto: «Arrivati ad Ascoli Piceno le abbiamo comprato del cibo, un collarino, un trasportino e una lettiera per tenerla con noi in quel weekend nel Centro Italia. Non avevamo capito che fosse un gatto selvatico – sorride Davide – si faceva coccolare abbastanza, senza però mai fare le fusa o miagolare, cosa che ci aveva insospettito. Al ritorno a Roma mia madre, che aveva intuito qualcosa, ha mandato le foto e i video alla Lipu, che è venuta prontamente a recuperarla».
Il gatto selvatico, l'antenato del gatto domestico
L’uomo che ha trovato l’animale si è infatti reso conto dopo poco tempo, nonostante la giovane età, di non avere davanti un gatto domestico. Pur molto simile sotto il profilo fisico – anche se il gatto selvatico è tendenzialmente più robusto e ha un pelo più folto – il gatto selvatico ha quasi esclusivamente abitudini notturne ed è molto più elusivo e diffidente rispetto al gatto domestico, di cui è l’antenato. Rifugge il contatto con l’uomo, e in natura, se in luoghi poco disturbati, si spostano anche la mattina presto o nel tardo pomeriggio, e negli inverni particolarmente freddi e rigidi, possono rimanere inattivi anche fino a 28 ore. Cacciano muovendosi lentamente e silenziosamente lungo i sentieri, e dopo aver attaccato e ucciso la preda possono nasconderla tra la vegetazione, in buchi nel terreno, negli alberi oppure ricoperta da detriti.
I cuccioli di gatto selvatico escono dalla tana a un mese, e vengono avviati alla caccia dopo 3-4 mesi dalle madri, diventando indipendenti a 5-6 mesi. La cucciola è stata con tutta probabilità trovata molto piccola e raccolta nella convinzione che si trattasse di un cucciolo di gatto domestico, senza la consapevolezza di avere davanti un animale ormai molto raro e difficilissimo da avvistare, figuriamoci avvicinare.
Una volta assodato che il cucciolo che aveva portato a casa era in realtà un gatto selvatico, l’uomo l’ha dunque affidato al centro della Lipu, dove è rimasta per gli ultimi due mesi: «È ora quasi pronta a tornare in natura – spiegano gli operatori – Intanto, noi ci concediamo il raro privilegio di osservarla attraverso la fototrappola per disturbarla il meno possibile, consapevoli che presto sparirà, come un fantasma, nei sentieri odorosi dei boschi».
Distruzione dell'habitat, ibridazione e investimento: le minacce per il gatto selvatico
Il Wwf conferma il gatto selvatico nel mondo è stato cacciato principalmente per la sua pelliccia, e anche se di recente il commercio è diminuito in alcuni Paesi è ancora una minaccia costante. In India si stima una riduzione del 90% del proprio habitat. Gli individui che si avvicinano alle abitazioni inoltre possono restare uccisi per aver fatto irruzione in allevamenti di pollame o dai cani domestici.
«In Europa le minacce includono la frammentazione degli habitat, l’esposizione a sostanze chimiche agricole tossiche e la trasmissione di malattie da parte dei gatti domestici – spiega il Wwf – Da studi recenti risultano altre due nuove minacce per il gatto selvatico, infatti è spesso vittima di incidenti stradali e sta subendo una forte ibridazione con i gatti domestici con perdita dell’identità genetica».
Tra le iniziative a tutela di questa specie c’è proprio quella del Wwf: in molte oasi vengono condotti studi tramite l’acquisizione di immagini con fototrappole che permettono di conoscere meglio la biologia di questo felino, è il caso dell’Oasi delle Gole del Sagittario in Abruzzo, dove sono state raccolte immagini notturne di questo animale durante una tesi di laurea.
Uno studio è stato inoltre condotto per molti anni anche nella Riserva di Monte Arcosu, in Sardegna, sul gatto selvatico sardo con la radio-telemetria. La ricerca ha permesso di stabilire le caratteristiche del territorio nonché confermare le ridotte dimensioni rispetto quello europeo, appena 3,1 kg nei maschi e 1,6 nelle femmine.