Sono decine gli anfibi, in particolare rospi, rimasti carbonizzati a causa di due incendi che sono scoppiati ieri in due aree di canneti nel parco naturale regionale Bosco e Paludi di Rauccio, a Lecce. Non è stato facile spegnere le fiamme: i vigili del fuoco sono intervenuti in un luogo con un terreno alquanto impervio.
Secondo le guardie ecologiche l’origine del rogo sarebbe dolosa: infatti, tra gli elementi che fanno sospettare un’azione umana, il fatto che sia avvenuto in un momento particolare per la fauna, nel pieno ciclo riproduttivo, con le prime nidificazioni e i primi accoppiamenti. «Inciviltà e barbarie sono all’origine di questi roghi che avvengono ciclicamente ogni anno – spiega Vittorio De Vitis, presidente del Wwf Salento – Molto probabilmente sono dovute a operazioni di pulizia delle aree più vicine alle case o ai campi coltivati. Uno stereotipo sbagliatissimo è pensare che i canneti siano luoghi di sporcizia, invece sono tesori di biodiversità da tutelare».
Il presidente del Wwf Salento sottolinea come prima dell’istituzione del parco, nei primi anni Duemila, proprio nell’area delle Paludi di Rauccio fosse consuetudine quella che definisce una «pratica barbara». «Alla fine dell’estate – racconta a Kodami – i cacciatori usavano bruciare i canneti per creare ‘chiari d’acqua’ liberi ed attrarre gli uccelli migratori così da sterminarli. E’ una pratica frequente anche in altre aree umide d’Italia che secondo me andrebbe punita ancor più severamente rispetto a quanto già non si faccia oggi. E’ una mattanza che deve essere bandita in tutto il mondo».
«Il parco di Rauccio – prosegue De Vitis – ha due grandi drammi: gli incendi e la Xylella che ha colpito gli uliveti. Alla distruzione aggiungiamo altre distruzioni. E’ opportuno che vengano create reti di collaborazione forti, virtuose e condivise per affrontare insieme queste problematiche, compresa una capillare educazione ambientale. I rospi trovati carbonizzati sono solo una minima parte delle tante vittime degli incendi che avvengono nel parco: ci sono libellule, farfalle e altri anfibi e piante rare che ogni volta vengono uccise».