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3 Maggio 2021
8:30

Said Beid, educatore cinofilo e “pet detective” insieme alla sua Adele: «Lei è molto più brava di me»

È bravo con gli animali ed è bravo anche a ritrovarli, tanto da diventare anche uno dei pet detective più conosciuti e più chiamati. Si chiama Said Beid, è un cinquantenne che ha scoperto la passione e la capacità di interagire con gli animali ancora molto piccolo, in Marocco, il suo paese d’origine. Oggi, accanto a lui non può mai mancare la sua assistente ineguagliabile.

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L’ultimo in ordine di tempo si chiama Giulio, ma sono così tanti i recuperi di cani e altri animali dispersi che ormai ha perso il conto. Lui si chiama Said Beid, è un cinquantenne che ha scoperto la passione e la capacità di interagire con gli animali ancora molto piccolo, in Marocco, il suo paese d’origine. «Avrò avuto quattro o cinque anni e ricordo che scappavo da casa la mattina prestissimo per andare a trovare i cani e stare con loro. Quando poi era tempo di vacanza, papà ci portava in campagna e lì ho davvero imparato tantissimo di quello che è la relazione tra cani e tra cani e umani. Da noi vivono liberi e pur non essendoci nessuna recinzione, rispettano il loro territorio. È come se sapessero che ognuno ha un suo spazio: uno stop invisibile ai nostri occhi oltre il quale non vanno».

Chissà se già allora Said avrebbe mai immaginato che nel suo futuro la grande passione provata da bambino sarebbe diventata il suo mestiere. E sì, perché oggi, Said è educatore cinofilo nonché "pet detective", ma per arrivarci c’è voluto del tempo. «Io ho iniziato con i cavalli. Sono prima fantino che educatore e pet detective. Quando sono arrivato nel ’90 qui in Italia, ho fatto diversi lavori. Durante uno di questi, però, ho avuto un incidente che mi ha fatto fermare per qualche tempo e allora per passare il tempo andavo al parco di Monza a vedere i cavalli, mi mancavano moltissimo la natura e gli animali. Chiedendo se ci fosse qualche lavoretto in giro mi venne detto che cercavano uno stalliere in una cascina lì in zona. Fatta la prova cominciai a lavorare in scuderia, dove rimanevo a dormire perché non avevo casa».

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Da quel momento la strada è segnata: Said viene assunto dal proprietario di alcuni purosangue per allenarli a San Siro ed è proprio lì che viene notato per le sue capacità di fantino, ma anche per la gestione dei puledri più difficili da montare: «Nel mio Paese ho sempre montato a pelo senza briglia e questo tipo di rapporto ti fa capire molte cose dell’animale. Il cavallo percepisce se tu non sei in grado di rapportarti a lui e prende il sopravvento. Ma se non hai paura, se non sei teso, l’animale lo sente e riesci a tranquillizzarlo. La stessa cosa succede con i cani».

Ecco appunto i cani. Dopo aver preso il patentino di fantino, quattro anni fa, decide di diventare educatore cinofilo e addestratore soprattutto di cani considerati difficili: «I cani non sono aggressivi per natura. Lo diventano per determinati motivi. Tra i primi cani che ho seguito, lo ricorderò sempre, c’è stato un Amstaff in un rifugio qui in Brianza. Aveva aggredito il suo custode e volevano sopprimerlo. Ma il cane era stato utilizzato nei combattimenti e poi abbandonato. Chiaramente era aggressivo. Non si faceva avvicinare da nessuno, se non dall’ex titolare del rifugio venuta poi a mancare, e quindi nessuno lo portava mai fuori. Quando sono arrivato ho cercato con molta calma di avvicinarlo, capendo quali fossero i gesti giusti, quelli che non gli ricordassero gli eventi terribili passati, ma trovandone di nuovi da fargli associare a qualcosa di positivo. Per esempio ho capito che amava l’acqua e quindi ho iniziato a portarlo a nuotare. Sono diventato il suo migliore amico e quando mi vedeva arrivare da lontano iniziava a saltare per la gioia. Era cambiato e ora è in un rifugio dove si è integrato perfettamente».

È bravo con gli animali, Said, ed è bravo anche a ritrovarli, tanto da diventare anche uno dei ricercatori di cani smarriti più conosciuti e più chiamati: «Avevo ritrovato qualche animale e le persone iniziando a ringraziarmi su Facebook hanno innescato un passaparola che ora quasi mi mette in difficoltà. Recentemente si è parlato tanto della storia di Giulio, il cane del porto di Genova, ma è solo l’ultima delle mie attivit. Un’impresa peraltro. La sua fuga è durata sei mesi. Si faceva vedere in questo cantiere, ma nessuno riusciva a prenderlo, non si faceva avvicinare e scappava da tutti. Quando i cani vivono da soli per qualche tempo tornano ad essere diffidenti, perdono la loro dimensione domestica. Ogni tentativo provato per recuperarlo era andato male».

Fino a che un giorno: «Parto in trasferta per vedere se riesco a fare qualcosa e così è stato. Nel senso che avevo notato che Giulio si avvicinava senza timore ad una cane che andava a passeggio lì con il suo umano. A quel punto ho chiesto al signore se mi potesse “prestare” il suo cane. Piano piano Giulio si è avvicinato alla mia automobile dove io stavo con l’altro animale, l’ho fatto giocare, lui saliva e scendeva, annusava, ha iniziato a fidarsi di me e dopo poco sono riuscito a mettergli il guinzaglio».

Said è già pronto per altre chiamate: «Tutte quelle che riesco le seguo, ma le richieste che mi arrivano sono troppe, è impossibile stare dietro a tutte. Ci provo, però». E con lui c’è un’assistente che lo sostiene costantemente: «Sì, Adele è insostituibile. È la mia cagnetta molecolare, una Bloodhound bellissima e davvero in gamba a riconoscere le tracce animali. È sempre con me e, anzi, se proprio devo essere onesto la vera pet detective è lei».

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Simona Sirianni
Giornalista
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