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1 Aprile 2023
9:52

Safari in Africa per Chiara Ferragni. Quali regole seguire perché sia rispettoso ed etico

Davide Palumbo, biologo e guida di WWF Travel, spiega le regole a cui attenersi per essere certi che i nostri incontri ravvicinati con gli animali non li disturbino e non li danneggino, pur rimanendo una delle più affascinanti avventure di viaggio possibili.

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Giornalista
Intervista a Davide Palumbo
Biologo e zoologo
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Ci sono safari e safari. Quelli che piacciono a noi sono quelli “etici”, quelli che rispettano gli animali e i loro spazi e che mettono al primo posto i bisogni e l’etologia di coloro che nella savana africana o nell’oceano aperto, sono a tutti gli effetti i padroni di casa. Dopo giorni di scatti fra rinoceronti in fuga e bagni in piscina accanto ad elefanti che si muovono come fossero i gatti di casa, ci siamo chiesti se Chiara Ferragni (e i suoi 30 milioni di followers) non volessero approfondire il concetto di “safari etico” e magari, la prossima volta, scegliere consapevolmente l’approccio migliore verso la fauna selvatica senza perdere nulla del suo infinito fascino.

Per farlo ci siamo confrontati con Davide Palumbo, biologo e zoologo ma soprattutto guida di viaggi meravigliosi alla scoperta del mondo animale con Biosfera Itinerari e WWF Travel. Lui, reduce dal più bello degli avvistamenti, il leopardo delle nevi sugli altipiani del Ladakh in India, ci ha spiegato cosa dobbiamo aspettarci quando scegliamo un safari etico e soprattutto cosa fare per non incappare nel suo contrario.

Cosa vuol dire safari etico? 

«Riguardo all’etica nell’approccio agli animali ci sono due considerazioni – spiega Palumbo – Nell’immediato la prima regola riguarda l’avvicinamento. Siamo sicuramente nel giusto se il nostro avvicinarsi non modifica il suo comportamento in funzione della nostra presenza. Cioè se il nostro comportamento non li induce ad allontanarsi, non li spinge a smettere di fare quello che stavano facendo, se non interrompe il loro pasto, se non li attira con il cibo in luoghi che gli sono innaturali: ne deduciamo che il nostro impatto è contenuto e permette un’interazione osservatore/animale pacifica senza vulnus per l’animale».

Ovviamente quando si lavora per la conservazione della fauna selvatica, e non per mero turismo, ci sono altre variabili di cui tenere conto: «A lungo termine invece ci sono delle situazioni in cui il turismo naturalistico è entrato a far parte delle politiche di conservazione, come l’avvistamento dei gorilla in Uganda Ruanda e Congo, in cui la politica intrapresa dopo gli studi di Diane Fossey è stata quella di accompagnare la conservazione ad un percorso di interazione limitato tra numero di turisti e gorilla di montagna. Si tratta di un turismo sostenibile che ha portato in 30 anni i gorilla di montagna da circa 300 a oltre un migliaio».

Come ci si comporta in un safari etico?

È possibile quindi incontrare i selvatici nel loro ambiente naturale prestando attenzione a poche, ma fondamentali, regole. «Il wildlife watching è contenitore molto ampio: in chiave eco-turistica cerchiamo di favorire l’osservazione neutrale dell’animale mentre svolge il suo comportamento naturale in un ambiente naturale, non in ambiente controllato o uno in stile di vita innaturale, avendo cura di non avere un impatto negativo».

E ovviamente l’approccio cambia con l’ambiente e la specie che si va ad osservare: «Ci si muove in numeri contenuti, con guide competenti, capaci di fornire giusta interpretazione naturalistica, e capaci di pilotare l’approccio in modo che l’impatto sia nullo o quasi. Per ogni specie ci può essere un comportamento differente: con l’orso polare bisogna avere enorme cautela nel non costringerlo a cambiare direzione o accelerare e, quindi, non avere inutile dispendio di energia. Per quanto riguarda le balene bisogna ottemperare a particolari “regole d’ingaggio”: non tagliargli la strada, non costringerle a fuggire o disturbarle durante le fasi dell’alimentazione. Con altre specie è più semplice: con i gorilla bisogna mantenere una distanza superiore a 7 metri per evitare una potenziale trasmissione di malattie, vista la vicinanza genetica, che possono passare da noi a loro e viceversa».

Come comportarsi se gli animali si avvicinano?

safari

C'è poi una regola fondamentale che vale nei safari nel continente africano come in Europa. «L’interazione fisica con i selvatici è assolutamente da evitare in tutti i contesti. La fauna selvatica non va alimentata, gli animali non vanno toccati, non bisogna cercare un rapporto troppo prossimo. Noi abbiamo il falso concetto che gli animali gradiscano attenzioni ravvicinate, carezze e abbracci ma questo vale per animali domestici. Non bisogna toccare i selvatici, bisogna mantenere una distanza di rispetto e non dargli da mangiare. Se i gorilla riducono la distanza a volte fino al contatto fisico, bisogna ripristinare la distanza e in generale se l’animale si avvicina prendiamo le distanze noi. In certi safari gli animali a volte usano le macchine per nascondersi o per salirci sopra: prudenza e, appena possibile, riprendere le distanze».

Come scegliere la propria guida?

Un tema non secondario è quello della guida adatta in questi contesti tanto delicati. Alcuni paesi propongono le certificazioni come AFGA (African Fields Guide Association) in Sudafrica. Ma la cosa fondamentale è affidarsi a persone che fanno questa attività di mestiere.

L’interpretazione naturalistica deve essere fatta da persone competenti che padroneggino anche la logistica e eventuali situazioni di crisi, che abbiano un background culturale sufficiente per garantire giusto approfondimento ma anche conoscenza pratica delle situazioni possibili in vari contesti. Bisogna assolutamente evitare i cosiddetti “accalappia turisti”: ci sono veri e propri broker che attirano turisti e poi organizzano gruppi da consegnare su commissione ad operatori più grandi.

Bene quindi controllare con chi si lavora e se sono registrati regolarmente nel paese dove operano e se hanno riferimenti di carattere professionale. A volte ci sono livelli di improvvisazione notevole come, ad esempio, fotografi freelance che tendono ad organizzare gruppi di persone che organizzano gruppi per accompagnare turisti ma non hanno struttura né legale né formale e questo non garantisce la professionalità dell’accompagnamento. Quale sia la certificazione è irrilevante ma sicuramente persone che abbiano un profilo professionale.

Si può chiedere che le guide non si avvicinino molto agli animali?

Soprattutto quando si tratta di guide improvvisate, il rischio è che siano i primi a danneggiare gli animali, osserva Palumbo: «Spesso sono proprio i turisti a chiedere di trasgredire le regole: nei parchi africani ormai ci sono regole stringenti e non si può abbandonare i percorsi tracciati, bisogna osservare gli animali da distanza limitata consentendo loro di ritirarsi in spazi privati dove noi non arriviamo. In Africa questo si concretizza in percorsi obbligati e non si può uscire fuori strada».

Alcuni paesi hanno scelto soluzioni molto diverse per tutelare la propria fauna. «In India – sottolinea l'esperto – la maggior parte delle riserve sono integrali e i turisti non possono andare, mentre a loro si dedica il 15 o il 20% delle aree. Se l’animale non è vicino, la tentazione di chiedere all’autista di uscire da sentiero e avvicinarsi all’animale è molto forte e alcuni cercano anche di corrompere le guide. Questo è doppiamente sbagliato: da un punto di vista etico perché non sappiamo quali barriere stiamo oltrepassando quindi li mettiamo in pericolo e poi perché mettiamo in pericolo anche la licenza del nostro driver che, denunciato, rischia di smettere di lavorare. La guida deve anche introdurre anche al contesto normativo in cui ci si muove. Ogni paese ha le sue regole e ogni parco nazionale ha le sue prerogative, una guida professionale consente di evitare di incorrere in errori del genere che possono provocare danni».

Di chi è meglio diffidare per non danneggiare gli animali?

In definitiva, meglio fidarsi di persone che hanno una credibilità acquisita: un profilo ufficiale, un tour operator registrato, diffidare dei free lance che offrono prezzi bassi evitando gli aspetti regolari del contratto di turismo internazionale. Ricordiamoci che gli incidenti possono esserci e bisogna essere a posto con gli aspetti societari e assicurativi. Andare con chi accompagna per fotografare rischia di preludere ad un’esperienza troppo solitaria perché l’accompagnatore non deve occuparsi di fare le foto ma deve essere dedicato al turista raccontandogli l’ambiente, in contesto etnografico, le specie che si incontrano. Per questo è importante affidarsi a persone che fanno questo lavoro in modo professionale.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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