Un uomo di 26 anni è stato trovato senza vita in un pendio a monte dell’abitato di Caldes, in Val di Sole. Si tratta di Andrea Papi, scomparso nel pomeriggio del 5 aprile, dopo essere uscito per andare a correre in direzione del monte Peller. I familiari, non vedendolo rientrare, hanno allertato i soccorsi e il ritrovamento è avvenuto nelle prime ore del mattino successivo sotto il ciglio di una strada forestale, nei pressi di Malga Grum.
Le Forze dell'ordine sono ora impegnate nei rilievi indispensabili per valutare le cause della morte e, secondo una nota pubblicata dalla Provincia Autonoma di Trento, tra le ipotesi al vaglio vi è anche quella legata all'aggressione da parte di un animale selvatico. Per il momento, però, non è ancora chiaro se le ferite rinvenute sul corpo della vittima siano state inferte prima o dopo la morte.
Una riunione alla Comunità di Valle con i Sindaci della zona e il Presidente della PAT Maurizio Fugatti
Sul luogo del ritrovamento si stanno muovendo i Carabinieri della Compagnia di Cles e gli uomini della Forestale e in mattinata sono arrivati anche il presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti, l'assessora all'Agricoltura, Foresta e Fauna, Giulia Zanotelli e il dirigente della Protezione civile Raffaele De Col i quali, nelle prime ore del mattino, hanno partecipato a un incontro con i sindaci dei paesi della Val di Sole e il Presidente della Comunità di Valle, Lorenzo Cicolini.
Le Forze dell'ordine e il Sindaco del Comune di Cavizzana, Gianni Rizzi, al momento non rilasciano dichiarazioni ma, al termine della riunione, la Provincia ha pubblicato un ulteriore comunicato in cui conferma che, per stabilire le cause della morte del giovane, bisognerà attendere gli esiti dell'autopsia disposta dall’autorità giudiziaria.
«Esprimo la mia vicinanza alla famiglia della vittima, ma prima di esprimere opinioni affrettate è importante attendere che si dipani la nebbia e si comprendano le dinamiche della vicenda – commenta a Kodami Filippo Degasperi, Consigliere Provinciale di Onda – Sto vedendo molto sciacallaggio soprattutto da parte di chi governa e dovrebbe portare proposte di gestione che, invece, non si sono mai viste».
La Lega Antivivisezione ha commentato immediatamente la vicenda, chiedendo, in una nota, che le indagini vengano svolte in maniera scrupolosa e con il supporto di veterinari esperti in medicina forense.
«Ci opponiamo alle semplicistiche scorciatoie che vogliono mettere sul banco degli imputati gli animali selvatici, lanciando magari qualche nuova crociata anti orso – commenta Massimo Vitturi, responsabile del settore animali selvatici della Lav – Le ferite ritrovate sul corpo dell’uomo potrebbero benissimo essere successive alla sua morte avvenuta per altre cause, per questo motivo chiediamo che la Provincia di Trento coinvolga immediatamente il Centro di referenza nazionale del Ministero della Salute per la medicina forense veterinaria, centro di eccellenza nazionale che può contribuire a valutare l’origine delle ferite anche ricorrendo all’analisi del Dna».
Anche Oipa interviene, sottolineando in una nota l'importanza di analizzare la vicenda senza diffondere informazioni non verificate su quanto accaduto. Il presidente dell'associazione, Massimo Comparotto, aggiunge: «Aspettiamo gli esiti degli opportuni esami ma in ogni caso invitiamo politici, residenti e categorie produttive a una maggiore precauzione nell’esprimere certezze, quando non ve ne sono – e aggiunge – Esiste sempre un modo per convivere serenamente con gli animali che vivono nel loro habitat. Altre Regioni lo dimostrano. Le istituzioni mettano un maggiore impegno nella diffusione di informazioni utili a tal fine e attivino, con le categorie produttive, misure di salvaguardia nel rispetto della vita animale, tutelata dall’articolo 9 della Costituzione».