Ferite sulla schiena, sul volto e un grave squarcio sul ventre. Secondo le prime ricostruzioni delle Forze dell'ordine e del personale sanitario le lesioni sul corpo del 26enne Andrea Papi sono compatibili con quelle provocate da un orso.
Manca solo l'ufficialità dell'autopsia, ma fonti vicine alla Provincia autonoma di Trento, contattate da Kodami, sostengono che è stato l'attacco di un orso a uccidere il runner che il 5 aprile 2023 è stato trovato senza vita nei boschi della Val di Sol.
«La fase più delicata sarà quella dell'esame autoptico, solo così si potrà davvero sapere se il giovane è morto a seguito delle ferite provocate dall'orso o se l'animale è intervenuto post-mortem – spiega a Kodami Laura Arena, veterinaria forense – Durante il sopralluogo in campo [la scena del delitto n.d.r.] si possono carpire numerose informazioni, ma è solo nella fase di analisi successiva che si possono ottenere delle certezze. Parlare prima è prematuro».
Arena, che fa parte anche del comitato scientifico del nostro magazine, sottolinea che «è fondamentale in questi casi avere a disposizione un team multidisciplinare, perché il medico stabilisce le cause del decesso mentre il veterinario è in grado di contestualizzare il ruolo svolto dell'animale. In questo caso dedurre se le ferite sono pre o post mortem e anche definire la specie coinvolta».
Nel frattempo, all'interno della comunità trentina cresce insieme al dolore anche la tensione nei confronti dei selvatici. La madre del 26enne, Franca Ghirardini, ieri ha affidato ai social un duro sfogo: «Hanno voluto il morto, ora ce l’hanno».
Fugatti: una decisione già presa
Solo l'autopsia, il cui esito è atteso in giornata, potrà quindi confermare quella che negli uffici della Provincia è già una certezza. Lo stesso presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, già ieri aveva fatto sapere di avere informato il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza di «quali saranno le decisioni che la giunta provinciale prenderà nel momento in cui tutti gli esami accertassero quanto si paventa».
Le decisioni di cui Fugatti ha parlato dopo aver incontrato la madre e gli altri familiari del giovane a Caldes sono quelle della cattura o dell'abbattimento nei confronti dell'animale ritenuto responsabile. Fugatti da sempre chiede maggiore autonomia nella gestione dei grandi carnivori del territorio. L'ultima volta è accaduto solo poche settimane fa, quando un orso ha aggredito un uomo nella Val di Rabbi, non lontana dalla Val di Sol, per il quale ha parlato esplicitamente di uccidere l'animale.
L’orso bruno è tra le specie strettamente protette dalla leggi nazionali ed europee, come la Convenzione di Berna, ed è tra gli animali che beneficiano di una protezione rigorosa, vietandone l’abbattimento, la cattura, la detenzione e il commercio. Se Fugatti volesse ricorrere a queste azioni estreme, dovrebbe necessariamente avere l'autorizzazione del Ministero dell’Ambiente, presa sulla base di una valutazione tecnica dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). L'Ispra a sua volta è tenuto a trasmettere alla Commissione europea, ogni due anni, una relazione sulle deroghe concesse.
Intanto, la Procura del capoluogo trentino ha aperto un fascicolo per la morte di Andrea Papi, in cui non compaiono ancora né reati né indagati, e nominato tre periti: un medico legale, un esperto di dna animale e un veterinario. Ogni oggetto trovato sul luogo della morte sarà analizzato, compreso un bastone insanguinato. A prova che, almeno per le indagini scientifiche, si continua a indagare anche sul possibile coinvolgimento di persone.
Attacco da parte di un orso: evento raro
Quello che è avvenuto nella Val di Sole è estremamente raro. Se la morte di Andrea Papi dovesse davvero essere attribuita a un orso, si tratterebbe del primo caso in Italia. Secondo i dati forniti dalla Provincia di Trento, anche in altri paesi europei in cui è diffuso l'orso bruno, come la Svezia e la Norvegia, le aggressioni sono molto rare, e quelle mortali ancora di più. Unico paese in controtendenza è la Romania, dove l'orso è una specie cacciabile.
Come aveva spiegato su Kodami l'etologa Federica Pirrone, docente del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell'Università di Milano «Le aggressioni agli esseri umani solitamente avvengono in risposta a una minaccia percepita nei confronti propri o della prole. Rispetto ad altre specie, l’orso bruno è un animale estremamente silenzioso. Solo in rari casi emette vocalizzazioni».
Forse non sapremo mai la dinamica esatta di quanto è accaduto nei boschi della Val di Sol. Tuttavia, esistono alcune regole basilari da seguire nel caso di un incontro ravvicinato con questo selvatico. La cosa giusta da fare quando si incontra un orso è restare calmi e mostrarsi inoffensivi, sdraiandosi a terra in posizione fetale coprendo la testa ed il collo con le mani. L’orso non considera l’essere umano come una preda, e per questo non lo attacca, se non in casi rarissimi, e drammatici.