Per un anno i calciatori della Liga 1, l'equivalente della nostra Serie A, scenderanno in campo all'inizio di ogni partita presentando dei cuccioli che cercano una famiglia.
Gli animali provengono dal canile pubblico Branesti e portano al collo un foulard con scritto il proprio nome; se qualcuno dagli spalti o da casa si innamorasse di uno di questi campioni a quattro zampe potrà mettersi in contatto con la struttura e iniziare l'iter per un'adozione consapevole.
Non solo: per evitare di spaventare i cani durante i 90 minuti negli stadi sono stati vietati petardi e fumogeni. Il protocollo è stato firmato dal distretto di contea di Ilfov (in rumeno Judetull Ilfov) che circonda Bucarest, capitale della Romania, e la Lega di calcio professionistica.
«È una bella notizia ed è il segno che qualcosa sta cambiando in modo profondo nella mentalità dei rumeni», commenta Sara Turetta di Save the Dogs associazione che opera in Romania, dove dal 2001 migliaia di animali di strada vengono eliminati ogni anno dalle autorità con metodi brutali. «Dieci anni fa sarebbe stato impensabile, inconcepibile; avevo cercato personalmente di contattare Walter Zenga, che tempo fa allenava una squadra importante di Bucarest, proprio per chiedergli di prendere un'iniziativa simile, ma senza esito».
Finalmente la svolta: «Contrariamente alla maggior parte delle città rumene, a Bucarest si sono interrotte le uccisioni nei canili (che restano affollatissimi) ed è cresciuto un movimento di volontariato che fino a poco tempo fa non esisteva – continua Turetta – Il Comune ha finanziato migliaia di sterilizzazioni di animali di proprietà e ha estromesso alcuni personaggi noti per il proprio sadismo dalla gestione delle catture e dei canili».
Con multe salate e una nuova normativa, il fenomeno del randagismo non si è risolto ma è stato quanto meno contenuto in città: «La maggior parte dei randagi si concentra oramai nelle zone periferiche ma il dato più importane è che i rumeni che vivono nelle grandi città iniziano ad adottare cani dai canili», la conferma arriva dall'associazione Red Panda.
Dopo 20 anni di boom di cani di razza acquistati nei negozi finalmente il meticcio in città non è più visto come un animale di cui vergognarsi. «Almeno nei contesti metropolitani, non mi riferisco alle province o alle zone rurali dove operiamo noi – spiega Sara Turetta – il cane non di razza non è più un pericolo per l'incolumità delle persone, o visto come un parassita; il meticcio sta diventando a tutti gli effetti un membro della famiglia».
Iniziative culturali come quella della federazione Calcistica Rumena fanno ben sperare per un futuro sempre più civile, che si spera un giorno arrivi nelle zone più remote come quelle dove lavora Save the Dogs.
Il canile comunale di Branesti
È stato inaugurato lo scorso marzo ed è interamente comunale, perché non si è potuto dare in appalto il servizio né a società private, né ad associazioni. Questa è la situazione più pericolosa per i randagi perché in Romania dopo 14 giorni i cani possono essere soppressi, per questo la presenza di una onlus è fondamentale. Nel Paese esistono altri due canili pubblici, il più grande si chiama Bragadiru e al suo interno ci lavorano i carcerati, che si occupano di circa 1.500 cani, e l'altro è l'Odai. Entrambi si trovano nei sobborghi di Bucarest.