Più di 100 cani costretti a vivere in gabbie troppo piccole, spesso con i loro cuccioli. O, quando avevano qualche libertà in più, come cuccia avevano bidoni di oli esausti o di legno marcio. E il cibo non era di certo sano: poltiglia che veniva accompagnata ad acqua stantia. La polizia di Stato e le guardie zoofile di Fare ambiente, coadiuvate dai volontari dell’associazione Pegasus, si sono imbattute in questa scena in un allevamento abusivo a Nord di Roma. Il blitz è stato possibile grazie alla consulenza giuridica e operativa degli esperti di zoocriminalità di Stop Animal Crimes Italia.
La polizia giudiziaria ha trasmesso gli atti del controllo alla Procura della Repubblica di Roma con una denuncia per i reati di maltrattamento degli animali, esercizio abusivo della professione, violazione delle norme sugli impianti adibiti ad allevamento e inquinamento. L’uomo ritenuto responsabile, un 70enne, aveva avuto poco prima una visita dei poliziotti e gli erano state sequestrate alcune armi.
«Realtà come queste sono molto diffuse in tutta la campagna romana e in generale in tutta Italia, dove l’assenza di idonei e approfonditi controlli da parte delle autorità sanitarie ufficiali e spesso le connivenze locali danno vita a sacche di territori dove la legalità è una chimera e dove milioni di animali (da compagnia o da reddito) sono quotidiane vittime della crudeltà umana – spiega Antonio Colonna di Stop Animal Crimes Italia – Vengono allestiti allevamenti o canili abusivi, stalle dove pecore o vacche vengono macellati abusivamente e altri animali detenuti illegalmente, lontano dai centri abitati e dagli occhi, già spenti, dei controlli pubblici».