Due femmine di cinghiale sdraiate in mezzo alla strada, intende ad allattare i cuccioli. Succede a Roma, nel quartiere Monte Mario, zona in cui gli ungulati sono ormai presenza fissa. La scena che si è presentata davanti ai residenti sabato, però, aveva indubbiamente dello straordinario e spinge a una riflessione indispensabile sulla gestione dei cinghiali nella Capitale.
Il video delle due mamme cinghiale è stato rilanciato da Laura Corrotti, consigliera regionale della Lega, che ha parlato però di "parto in strada", quando in realtà i piccoli non sono appena nati e le madri stanno di fatto soltanto allattando. La leghista ha attaccato il sindaco Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: «Qui siamo nel Municipio XIV, in via Basilio Puoti – ha scritto Corrotti – Stento ancora a crederci ma la zona nord della Capitale si sta trasformando in un allevamento selvatico di cinghiali. Comune e Regione non hanno davvero nulla da dire?».
A rincarare la dose ha pensato poi Daniele Diaco, consigliere capitolino e vicepresidente della commissione Ambiente: «Lo diciamo da tempo, Regione Lazio e Roma Capitale non stanno individuando nessuna soluzione etica all'emergenza cinghiali. Se fosse successo ai tempi della Raggi sarebbe scoppiato l'inferno mediatico. Zingaretti e Gualtieri, se ci siete, battete un colpo». Il riferimento è appunto ai cinque anni di amministrazione da parte di Virginia Raggi, che spesso si è ritrovata sotto attacco per la presenza dei cinghiali in città e per le incursioni in cerca di cibo tra cassonetti straripanti.
Il video di un gruppetto di ungulati che strappa dalle mani di una donna i sacchetti della spesa in un parcheggio del centro commerciale delle Rughe ha fatto il giro del web, approdando persino sui siti di quotidiani esteri. La zona rientrava in realtà nel territorio del Comune di Formello, amministrato da altro sindaco, ma ai fini della risoluzione del problema la differenza – sottolineata da Raggi – è da subito sembrata ininfluente.
I cinghiali in città al centro della campagna elettorale per il nuovo sindaco
I cinghiali erano stati anche al centro della campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco di Roma, diventato poi Gualtieri. Carlo Calenda, allora candidato, aveva condiviso un video di un gruppo composto da tre adulti e dieci cuccioli a spasso nel quartiere Trionfale, nei pressi di via Cortina d’Ampezzo, altra zona in cui la loro presenza è ormai acclarata. Nei circa venti secondi di ripresa si vedevano gli animali camminare in mezzo alla strada e tra le auto parcheggiate, sotto lo sguardo impotente e rassegnato dei residenti.
«Non dovreste sedervi a un tavolo e affrontare la questione?», era stata la domanda di Calenda. Diversi altri cittadini “illustri” di Roma hanno già preso la parola sull’argomento, da Massimo Lopez e Claudia Gerini, chiedendo che venga finalmente adottata una strategia in grado di tenere i cinghiali lontano dalle zone abitate per la sicurezza di tutti. Eppure il problema, ormai annoso, non sembra trovare soluzione. Gli ungulati sono ormai saldamente radicati nell’area urbana, i cassonetti dell’immondizia che in alcuni periodi dell’anno restano pieni per diversi giorni sono diventati una delle loro principali fonti di sostentamento, e Comune e Regione si “rimpallano” le competenze e le responsabilità senza trovare una soluzione.
Chi deve occuparsi dei cinghiali a Roma
Della fauna selvatica, infatti, dovrebbe occuparsi la Regione con appositi nuclei e personale dedicato, ma del decoro urbano – e dunque anche della pulizia delle strade e dello svuotamento dei cassonetti – è incaricato invece il Comune. Esiste inoltre un protocollo, siglato nell’ottobre del 2019 da Regione, Comune e Città Metropolitana che stabilisce che la strategia principale per la gestione dei cinghiali in città sia quella dell’utilizzo delle gabbie di cattura per procedere con la liberazione nelle due riserve naturali romane. Il protocollo prevede però che si possa ricorrere anche alle teleanestesia, usando prima un sonnifero e poi praticando l’eutanasia.
Le gestione della presenza sempre più numerosa dei cinghiali in città, e di una situazione straordinaria diventata ormai ordinaria, è quindi condivisa. Alla Regione spetta l’onere di predisporre e attuare piani di gestione, e di garantire il supporto dei servizi veterinari della Asl in caso di anestesia o eutanasia; al Comune spetta invece il compito di tenere puliti il territorio e le strade per evitare che i rifiuti e i cassonetti straripanti attirino gli ungulati, che in città arrivano per cercare cibo (e spesso lo trovano); alla Città Metropolitana, ex Provincia, è invece affidato il compito di catturare con le gabbie, o nei casi peggiori abbattere, gli ungulati.
Il problema è che ben poco di quanto è inserito nel piano viene rispettato: l’opzione primaria di catturare e liberare i cinghiali in oasi non viene quasi mai adottata per la mancanza delle oasi stesse, e la questione rifiuti in strada è ancora molto lontana dall’essere risolta, mentre non c’è traccia di piani (né investimenti) alternativi per il contenimento e l’allontanamento degli animali dalle zone urbane.