Si è tenuta oggi la nuova udienza del processo che vede imputato l'agente della Polizia di Stato che nell'estate del 2019 ha ucciso il Pitbull Rocky. Era il 12 luglio quando il poliziotto ha premuto il grilletto per ben due volte uccidendo il Pitbull durante le concitate fasi dell'arresto dell'umano di riferimento di Rocky.
Secondo la Polizia l'agente agì per legittima difesa, dello stesso parere non sono le associazioni che si sono opposte all'archiviazione, come spiega a Kodami Michele Pezone, coordinatore dell'ufficio legale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane: «Inizialmente il pm voleva archiviare il caso ma noi abbiamo dimostrato che cane al momento della morte non ha mostrato atteggiamenti aggressivi, ma la presenza di numerosi video disponibili in Rete ci ha permesso di non fare chiudere la vicenda».
Tutta la dinamica che ha portato alla morte di Rochy e all'incriminazione dell'agente, infatti, è stata ripresa dagli abitanti di via Cesare Rosaroll, i quali affacciati alle finestre con i loro smartphone hanno fermato nel tempo le azioni degli agenti e del cane. Anche Kodami ha visionato i video diffusi dalle parti, sia da organi vicini alla Polizia che alle associazioni animaliste, e ha preferito non contribuire a diffonderle ritenendo che le immagini della violenza nulla aggiungano al racconto.
«Abbiamo sottoposto i filmati dell'accaduto all'esperto Enrico Moriconi, già garante dei diritti degli animali in Piemonte – ricorda Pezone – che ha stilato una relazione grazie alla quale abbiamo dimostrato che il cane al momento dell'esplosione del colpo mortale non mostrava atteggiamenti aggressivi».
Il gip dopo aver letto gli atti, sia la relazione della Lndc che il referto dell'agente ferito da Rocky, e aver visionato i video, ha giudicato che non fossero emersi elementi utili a supportare la posizione dell'agente indagato, rinviandolo così a giudizio nell'ottobre del 2021.
Oggi avrebbe dovuto testimoniare l'umano di riferimento di Rocky che però non si è presentato davanti ai giudici del Tribunale di Napoli. La nuova udienza è stata fissata per gennaio 2023, e in quell'occasione verranno mostrati anche diversi filmati in cui si vede il cane avvicinarsi a uno degli agenti in borghese e morderlo alla caviglia mentre questi cerca di liberarsi scalciando. A questo punto un altro poliziotto spara il primo colpo al Pitbull, che così molla la presa.
Rocky inizia quindi a girare su se stesso più e più volte, ma non cade a terra: cerca di raggiungere il suo umano mentre nel frattempo viene ammanettato. È a questo punto che viene sparato il secondo colpo, quello fatale. Rocky guaisce, si trascina a terra ancora per un po' e infine si accascia al suolo senza vita. Il tutto dura meno di tre minuti.
Le carte processuali raccontano, però, anche di come durante le fasi concitate dell'arresto la persona di riferimento di Rocky abbia tentato di liberarsi colpendo gli operatori di Polizia e incitando il cane ad aggredirli.
Questa dinamica, unita al pregiudizio estremamente diffuso secondo cui i Pitbull sono animali aggressivi e pericolosi, avrebbe contribuito ad alimentare la tensione in un momento già profondamente stressante, in un'escalation culminata nel modo più tragico possibile.
Kodami ha fatto chiarezza sulla loro storia e sui pregiudizi di cui i Pitbull sono vittima in un video con l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio e la veterinaria esperta in comportamento Elena Garoni, entrambi membri del comitato scientifico del magazine.
Il caso di Rocky, al di là della verità processuale che sarà accertata dai giudici di Napoli, è emblema di quanto pregiudizi, falsi miti e scarsa consapevolezza rispetto all'etologia di questi animali, faccia più danni di un colpo di pistola.