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22 Febbraio 2022
18:30

Roberto Marchesini: «Presa diretta e i cani, una mistificazione totale»

«Non si salva un terzo della trasmissione»: il filosofo Roberto Marchesini è lapidario sulla trasmissione "Presa diretta" andata in onda su Rai 3. Ma perché?

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Intervista a Dott. Roberto Marchesini
Etologo e filosofo
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«Non si salva un terzo della trasmissione. È andata in onda una grave mistificazione della realtà della relazione tra esseri umani e cani in Italia oggi». Così l’etologo e filosofo Roberto Marchesini, padre dell’approccio cognitivo zooantropologico, ha definito il servizio “Amore bestiale” andato in onda durante la trasmissione “Presa diretta” di Rai3.

“Amore bestiale” era diviso in diversi blocchi distinti: il cuore, anche quello più pubblicizzato, era relativo al traffico di cuccioli dall’est-Europa. Ma non era il solo. La trasmissione ha sviscerato aspetti non solo di cronaca, ma anche di costume della vita di esseri umani e cani oggi in Italia. Proprio su questi Marchesini si è soffermato con Kodami, rilevando dal suo punto di vista numerose criticità nel modo di raccontare il rapporto: «In alcuni casi sono state fatte vedere scherzosamente immagini di veri e propri maltrattamenti con cani che mostravano chiari segnali di sofferenza».

Nel primissimo blocco, dedicato all’accudimento dell’uomo nei confronti del cane, e negli ultimi passaggi dedicati alla Pet therapy e al lutto dell'umano per la perdita del suo cane sono stati mostrati i passaggi più controversi della narrazione scelta da Iacona e dai suoi autori. Nel corso del programma sono stati raccontati soprattutto gli eccessi umani nella relazione, come il mondo del cibo gourmet per cani, i servizi di tolettatura di lusso e altre stravaganti "trovate" che negli ultimi anni hanno fatto volare l’economia dei animali domestici, un comparto che come è sottolineato nel servizio «cresce più del Pil».

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Lei parla di “grave mistificazione” avvenuta durante la trasmissione di Rai 3. Cosa intende?

Il rischio di fuorviare avviene sempre quando si mescolano verità e falsità, esagerando la realtà e finendo poi per distorcerla totalmente. Nel caso specifico, la mistificazione avviene in tre ambiti diversi. Il primo quando gli autori per un terzo del servizio hanno mostrato persone che pagano tanti soldi in ristoranti gourmet, massaggi e accessori di lusso per cani. Questa enfasi trasmette l’idea che le persone abitualmente spendano moltissimi soldi per cani e gatti. La realtà è ben diversa, esattamente opposta a quanto viene raccontato. Le persone fanno fatica anche a trovare i soldi necessari per le cure veterinarie. Qui risiede la prima mistificazione: fotografare una società che non esiste tacendo sulle reali difficoltà incontrate da chi vive con un compagno animale.

La seconda mistificazione risiede nel fare passare maltrattamenti come atti di cura. Ad esempio, servizi come la sauna per cani, insieme ad altri tesi a “umanizzare” gli animali, sono atti di maltrattamento. I segnali di stress e disagio erano ben visibili in diversi cani "viziati" presenti nel servizio, ma senza l'occhio esperto di un etologo sono passati sotto silenzio.

La terza, e più grave, è attinente alla relazione tra esseri umani e cani. È proposta da molto in tv e non solo l'idea che le persone considerino gli animali come sostituti dei figli. Una totale aberrazione sotto molti punti di vista, non ultimo quello della realtà scientifica, visto che i dati dicono che sono soprattutto famiglie con bambini ad avere cani e gatti. Simili messaggi, diffusi recentemente anche dal Papa, lasciano passare l'idea che questa sia il tipo di relazione più comune.

È andata in onda la negazione della relazione con il cane. Certamente esistono persone che vivono con un cane per sostituire la presenza di un figlio, ma non è la normalità. La stragrande maggioranza di coloro che vivono con i cani non hanno con loro questo tipo di rapporto. È un argomento importante che va affrontato senza dogmatismi.

La scienza non deve mai avere un approccio dogmatico ma non crede di avere lei un atteggiamento troppo inamovibile in questo caso?

No. Le spiego perché: approccio non dogmatico vuol dire avere idee che si confrontano con evidenze scientifiche, questo tuttavia non ci priva della capacità di fare valutazioni di merito. Io personalmente non ho una visione dogmatica del mondo, proprio in virtù di questo quando sento dire che gli italiani hanno cani e gatti per sostituire i figli esprimo il mio disaccordo, basato su studi pubblicati. È invece il Papa ad essere dogmatico perché le sue esternazioni sono basate su opinioni.

Però con i servizi sui cani brachicefali e sul traffico di cuccioli è stata aperta una pagina importante per la televisione italiana. Non crede?

In realtà proprio lì si riscontrano numerose criticità. Per quanto riguarda il traffico di cuccioli dall'est Europa, trovo che sia giusto parlarne, ma anche questo argomento meritava di essere mostrato con un maggiore approfondimento. La mia sensazione è che alcune inchieste giornalistiche che raccontano traffici di cui sono vittime gli animali vengano fatte con grande superficialità.

Parlando dei cani brachicefali, invece, mettere l'accento sull'idea che il nostro rapporto con il cane sia basato sulla sua infantilizzazione è molto sbagliata. Le interviste agli esperti suggeriscono che ciò avvenga per accontentare un nostro bisogno, ancora una volta, di replicare il rapporto di filiazione, mentre la realtà è ben più complessa e la relazione con un animale si declina in una molteplicità di modi.

In Italia, proprio per scardinare i falsi miti, portiamo avanti un approccio basato sulla zooantropologia, sul riconoscimento delle caratteristiche etologiche di cani e gatti. Noi esseri umani riceviamo benefici nel momento in cui li lasciamo liberi di esprimere la loro diversità.

Con tutti i suoi limiti, raramente in televisione si è parlato del rapporto uomo-cane sui media mainstream. Ci saranno stati messaggi positivi?

No. Proprio perché è stata vista da chiunque le cose andavano analizzate criticamente. Un esperto non guarda un prodotto simile, mentre una persona che non ha la possibilità di esercitare capacità critica è portato ad acquisire un sentimento di pregiudizio. La verità dei fatti è che il cane è un compagno di vita, non una mera entità affettiva o da compagnia. Sono anni che lavoriamo contro questa idea. Gli animali danno anche affetto, ma non possiamo limitare tutto a quello e strumentalizzarlo.

E' mancato qualcuno che spiegasse l'approccio cognitivo e zooantropologico?

Certo, ma a prescindere da chi lo racconta, è l'argomento che andava sviscerato tenendo conto della complessità e delle tante sfaccettature. Argomenti importanti come il maltrattamento genetico e la tratta dei cuccioli chiedevano più spazio e approfondimento, a prescindere.

L'approccio zooantropologico dice che il rapporto con le altre specie deve essere rispettoso delle caratteristiche della specie stessa. In poche parole: l'animale deve essere considerato nelle sue caratteristiche di diversità specie-specifica. Purtroppo tanti parlano di questo senza conoscere l'argomento.

Però hanno partecipato molti esperti, ad esempio Erica Friedmann, la scienziata statunitense che ha dimostrato per prima i benefici della convivenza con un cane in persone reduci da infarto. I suoi studi hanno aperto le porte alla pet therapy

Parlare ancora di quanto il cane faccia bene al cuore significa restare fermi agli anni Ottanta e negare tutti i progressi scientifici fatti negli ultimi 40 anni. Oggi sappiamo che con gli Interventi assistiti con animali (Iaa) è molto importante definire il tipo di attività da svolgere, questo perché il cane non è portatore di benefici di per sé: il cane crea un coinvolgimento che, a seconda delle attività, avrà benefici specifici. Se si sbaglia il tipo di attività si avranno conseguenze negative. Oggi quando si fa Iaa si fanno prescrizioni molto serie e mirate. Un approccio totalmente differente da quello presentato.

Durante uno dei servizi la trasmissione si è soffermata anche sulla situazione dei canili in Italia, incentivando le adozioni piuttosto che l'acquisto

La situazione dei canili oggi in Italia è molto difficile: il problema sono i fondi corrisposti alle cooperative che gestiscono queste strutture. Le risorse sono basate sulla quantità dei cani da gestire. I canili però non sono luoghi di mantenimento dei cani, la loro attività più importante dovrebbe essere prima la formazione del cane per migliorarne l’adottabilità e poi la capacità di proporre adozioni mirate e quindi consapevoli e durature. I servizi di un canile dovrebbero essere prevalentemente di tipo comportamentale, non gestionale.

Finché non verrà riconosciuto questo tipo di lavoro non verranno stanziate risorse sufficienti ad affrontare questi percorsi fondamentali. I cani in canile devono migliorare il proprio profilo comportamentale, grazie a figure capaci di farlo, purtroppo non è così perché i gestori hanno appena i soldi per dargli da mangiare.

Qual è un messaggio finale che può aiutare allora dal suo punto di vista a comprendere ciò che secondo lei è stato mal mostrato in tv?

Rischiamo di perdere lucidità nel nostro rapporto con le altre specie e questo dimostra che non abbiamo più un rapporto con la natura. Non sappiamo più cosa significhi davvero il benessere di un cane. Credenze inesatte ma diffuse ci fanno perdere uno dei rapporti più antichi e più belli dell’essere umano: quello con il cane.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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