La Commissione Europea ha annunciato che potrebbe rivedere lo status di protezione dei lupi in Europa, oggi particolarmente elevato e che consente gli abbattimenti solo in casi eccezionali. Un'eventualità che, tuttavia, rendendo più facili gli abbattimenti potrebbe non solo mettere a rischio la conservazione della specie, ma contribuire inoltre a diffondere uno status di paura ingigantito e ingiustificato.
A essere preoccupata, infatti, è anche la rete italiana degli Ambasciatori del Patto Europeo per il Clima, che attraverso un comunicato hanno chiesto esplicitamente all'Europa di rivedere la propria posizione.
L’associazione EuCliPA.IT, che seguendo i valori del Patto Europeo per il clima, lavora per diffondere la conoscenza e la consapevolezza sulla crisi climatica ed ecologica, ritiene infatti che la presa di posizione di quella che è l'istituzione che dovrebbe garantire la conservazione della natura in Europa e la tutela della biodiversità, siano non solo pericolosa, ma contraria ai principi dell’ecologia e alla stessa direzione politica che più volte si è dichiarato di voler intraprendere.
Il lupo, come altri grandi predatori come l'orso, è già stato vittima di persecuzione che l’ha portato sull'orlo dell’estinzione nella seconda metà del 900. Per fortuna, proprio grazie agli sforzi di conservazione promossi anche dall’Europa, il numero dei lupi è cresciuto rapidamente in quasi tutto il Continente e ora si contano in tutto circa 17.000 individui, di cui circa 3.300 in Italia.
Tuttavia, siamo nel bel mezzo di una crisi ecologica gigantesca che ha come unico responsabile l'essere umano e che è riconosciuta da tutti gli esperti e le istituzioni mondiali. Le attività umane, infatti, stanno portando al collasso interi ecosistemi, a cui si aggiunge l'ulteriore grave minaccia legata al surriscaldamento globale e alla crisi climatica, che già oggi minaccia la biodiversità in tutto il mondo.
Per EuCliPA.IT, quindi, agire concretamente significa comprendere il valore e l’importanza della biodiversità, consentendo a ogni specie di svolgere il proprio ruolo ecologico all'interno degli ecosistemi. In quanto predatore al vertice della catena trofica, il lupo ricopre infatti un ruolo fondamentale negli ecosistemi europei e ha per esempio un impatto diretto e indiretto sulle popolazioni di altri animali, come cervi, cinghiali e altri ungulati, sue prede preferite.
Un servizio ecosistemico prezioso che dovrebbe essere tenuto in considerazione persino dal lato economico visto che, anche solo guardando al nostro paese, politici e associazioni di categoria – come afferma spesso per esempio Coldiretti – questi animali sono responsabili di milioni di euro l'anno di danni. Oltre alla predazione, infatti, anche la sola presenza di questo predatore induce cambiamenti comportamentali e fisiologici nelle prede, creando così un impatto positivo per gli ecosistemi e consentendo a molte altre piante e animali di prosperare, un chiaro indice di un ecosistema ancora in buono stato di salute.
Ma come abbiamo già sottolineato più volte sulle pagine di Kodami (attraverso per esempio un episodio di Kodami Zoom dedicato al lupo) anche gli Ambasciatori del Patto Europeo per il Clima ritengono che, dichiarazioni come quelle della Presidente Ursula von der Leyen – particolarmente sensibile e direttamente coinvolta al tema, visto che ha perso il suo pony Dolly a causa dei lupi – possono infondere ulteriore paura per una specie da sempre ingiustamente stigmatizzata e perseguitata.
Il lupo è diventato «un pericolo per il bestiame e potenzialmente per l’uomo», per von der Leyen, affermazioni contrarie tra l'altro agli stessi obiettivi dichiarati della Commissione, ossia quelli di promuovere una cultura ecologica e una conoscenza finalizzata a ottenere un nuovo rapporto tra uomo e natura, finalmente fondato sulla coesistenza e sulla scienza, non sulla paura.
In un clima già di per sé parecchio teso sul tema della convivenza tra attività umane e fauna selvatica, l'eventuale declassamento dello status di protezione del lupo in Europa potrebbe perciò seriamente alimentare una narrazione molto pericolosa, che non fa altro che accentuare ancora di più i conflitti e terrore.