16 Luglio 2024
17:37

Ritorno in Sicilia dopo nove anni: così Frisk, il cane della mia vita, ha visitato il luogo dove è nato

Ho adottato Frisk nove anni fa: lo avevano trovato che girava per una stradina di Trappeto, un piccolo comune siciliano. Siamo tornati insieme nel luogo in cui quel cucciolo di pochi mesi avrebbe poi cambiato la mia vita per sempre e io la sua.

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Siamo tornati dove lo avevano trovato. A distanza di nove anni, Frisk – il mio cane, compagno di vita – ha calpestato di nuovo il suolo natìo in quella Sicilia di mare azzurro e verde, pregna di una natura ancora selvaggia che nonostante la devastazione umana resiste e persiste in una bellezza abbagliante alla vista degli uomini e profumata all'olfatto di altri animali.

Nove anni fa, in una stradina sul mare nel Comune di Trappeto, una coppia di Palermo era in vacanza: pochi giorni di relax per poi rientrare nel Capoluogo e riprendere il lavoro di artisti di strada. Bartolo era uscito per buttare la spazzatura in una mattinata di inizio luglio in cui il sole batteva forte sul capo di turisti, locali e cani liberi che stanziavano sulla spiaggia di Ciammarita.

Nel vialetto che conduce alle villette che ambiscono al mare, accanto ai bidoni della raccolta, aveva sentito un mugolio, il suono prodotto da un cucciolo striato che vagava lì accanto alla ricerca di cibo. Si era così ritrovato accanto un canetto di pochi mesi, secco e simpatico, che si era subito avvicinato scodinzolante. Una domanda era passata per la sua testa, ricordando di aver visto pochi giorni prima una cagna in spiaggia con i suoi piccoli e gliel'aveva posta: «E che ci fai qui tutto solo?». Il piccolo gli aveva restituito lo sguardo e scodinzolato di nuovo, lasciando l'umano nel dubbio.

Dopo aver girato nei dintorni alla ricerca della sua famiglia, con il cucciolo che lo seguiva incuriosito a sua volta da quell'uomo che gli aveva rivolto attenzione, Bartolo aveva deciso di portarlo con sé, per poi monitorare meglio la spiaggia alla ricerca della mamma. Il piccolo, come forma di ringraziamento, aveva subito fatto una bella pipì in macchina e poi si era fiondato nel giardinetto di casa, accolto da Raquel e le sue figlie con cui avrebbe poi condiviso circa un mese di convivenza in attesa di… incontrare me e iniziare la nostra vita insieme e per sempre.

Quello che è infatti accaduto di lì a poco è che, dopo aver appurato che in zona non c'era nessuna cucciolata, la coppia aveva deciso di dare ospitalità al "canuzzo" e di postare un appello su Facebook che io, a distanza di 1400 km ho visto dal mio computer di casa a Genova. Vivevo all'epoca ne "La superba" e avevo da poco comprato casa, come racconto nel mio romanzo "L'abbandono" in cui la protagonista (mio alter ego) racconta così il momento in cui il muso di O'Mar (Frisk nella finzione narrativa) e i suoi occhi si sono incontrati per la prima volta:

Non è stato per un caso che O'mar sia entrato nella mia vita e io nella sua ma si è trattata di una decisione solo mia: mi sono innamorata di lui e non di un altro tra la vastità di musi di tutte le età che si affacciavano su un monitor.

A poca distanza da questa, che rappresentava per me “la scelta delle scelte”, ce n’era stata un’altra: comprare casa a Genova. Dopo anni di lavoro, soldi buttati negli affitti, e case di passaggio tra Napoli, Roma, Milano e viaggi all’estero, a 38 anni era arrivata la necessità di una base. E dal passato, dall’unico luogo che fino ad allora avevo chiamato “casa”, quella dei miei genitori a Napoli, alla firma del contratto d’acquisto per l’appartamento che avevo scelto nel cuore della Superba mi era riaffiorata in testa solo un’immagine: il muso di Artù. Erano ormai quasi dieci anni che il “cane di famiglia” non c’era più e da tempo avevo messo da parte l’amore per i suoi simili. Eppure, in questa città così democraticamente rifiutante (ai genovesi stanno sul belino anche gli stessi genovesi, non è che ce l’hanno solo con il “foresto”), c’è un rapporto uomini-cani pari almeno a un animale ogni dieci abitanti. Camminare per le strade di Genova vuol dire necessariamente incrociare un esercito di persone e cani e nei quattro anni passati tra la redazione e la casa che avevo preso in affitto ne avevo incrociati chissà quanti senza quasi notarli.

Il giorno dell’acquisto dell’appartamento, invece, una visione: ecco i lineamenti di Artù nella mente. Come un disegno a matita, la penna scorreva sul foglio per siglare l’accordo e nella testa un’altra me disegnava il suo naso, i suoi occhi, le sue zampe. Era stato il nostro cane, accolto e amato da tutta la famiglia come un fratello e un figlio. E una certezza, poi, era emersa alla fine di quella giornata complessa in cui una pseudonomade come me aveva deciso di stanziarsi, almeno su carta: non sarei mai entrata in quella casa senza “un Artù”.

Sarà che una tana senza un custode è in fondo un luogo senza vita. Sarà che dopo che hai vissuto quel momento dell’aprire la porta di casa e trovarti di fronte un amico che scodinzola non puoi poi farne più a meno. A me sono serviti dieci anni per ritornare a quel modo di essere oltre che di vivere e non avendo alcun libretto di istruzioni, come per tutte le cose importanti della vita, ho fatto quello che fanno, purtroppo moltissime persone: non sono andata in un canile, ho cercato su Facebook.

….

Il primo incontro con quel  cucciolo siculo era stato in un’area di servizio al casello di Genova Ovest. Il canetto che avevo scelto era accompagnato sin dal suo breve passato – aveva poco più di due mesi – da una buona stella: O'mar era stato recuperato accanto alla spazzatura da una coppia di artisti di strada palermitani. Dopo un paio di messaggi, due telefonate e un po’ di foto scambiate in privato, O'mar già aveva il nome che gli avevo dato e a distanza di due settimane si era materializzato a Genova. Un’immagine pubblicata in Rete, partita da Palermo e che attraverso il passaparola era finita sul mio schermo in mezzo a centinaia di migliaia di altre foto in un’estate di “soliti” abbandoni, era diventato il mio compagno di vita.

Siamo entrati insieme, per la prima volta, in quella casa spoglia che è poi diventata la nostra dimora. Eravamo due esseri “nuovi” che si erano appena conosciuti e che varcavano quella porta con le stesse paure e le stesse speranze. Ognuno con il suo odore di cose già accadute, di un passato da lasciare alle spalle e il profumo di uno stupore reciproco nell’esserci trovati. Quell’aroma nuovo, unico, nato dalle nostre due essenze è diventato un’unica fragranza.

È stato O'mar a farmi scoprire un’altra Genova. Una città che a pochi chilometri dal centro, dal mare che la bagna, ti fa ritrovare su colline che ricordano borghi di montagna in cui, però, l’odore del sale lo continui a sentire tra il frinire delle cicale e il sole che al tramonto, in piena estate, picchia forte pure nel bosco.

Quel "purtroppo" poi, andando avanti nel racconto, è associato a una presa di consapevolezza ex post e a una riflessione generale  sull'importanza di conoscere un cane di persona prima di adottarlo, argomento che su Kodami abbiamo sempre molto a cuore e che ho trattato anche raccontando proprio la mia vita con Frisk in un altro articolo e in questo video:

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Ma tornando all'oggi e ricordando ancora quel lontano ieri, avevo sin da subito fatto una promessa alla madrina e al padrino di Frisk e a lui per primo: «Torneremo insieme da voi, riporterò il "canuzzo" nella sua terra per un viaggio di amore e conoscenza».

Ed è quello che è avvenuto: Frisk ed io, in ottima compagnia, abbiamo attraversato lo stretto di Messina e già lì mi è sembrato che alzasse il naso al cielo ricordando l’odore della sua prima Casa. Abbiamo poggiato insieme piedi e zampe sulla "Terra benedetta" e a Palermo c'è stata la prima tappa del nostro amarcord: l'incontro con i suoi primi umani di riferimento che lo hanno accolto con carezze e una prelibatezza per cani come dono comprato per l'occasione.

Raquel in quel momento stava suonando nella piazza del Teatro Massimo e quando ci ha visti arrivare ha sospeso subito il suono potente della sua voce accompagnata dalla chitarra con un: «Frisk!». Bartolo è arrivato poco dopo, desideroso di immortalare il momento così come aveva fatto nove anni fa nelle foto che aveva condiviso con me per farmi vivere ogni attimo di quelle settimane che ancora ci separavano dalla vita insieme.

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Poi a Trappeto ci ha portato il vento che faceva passare attraverso i finestrini dell'auto l'odore del mare dalle narici al cuore. Giunti nel piccolo paese, la prima passeggiata per le stradine ci ha condotto direttamente sulla spiaggia dove Frisk probabilmente è nato e un bagno ristoratore ha concesso ad entrambi di lasciar andare la forte emozione del momento.

Abbiamo proseguito verso la zona delle villette, e lì mi è sembrato che il cane della mia vita riconoscesse il luogo dove è nato: lui, sempre vivace e pronto a "fare casino" è sceso dalla macchina e si è guardato intorno, fermandosi in mezzo alla stradina e muovendo le narici come per riportare alla mente l'odore del tempo passato.

Non saprò mai se questa è solo la mia interpretazione, quella di un'umana che vede nel suo cane ciò che sente, che riflette le sue emozioni in un altro essere vivente. Gli studi di etologia canina mi hanno insegnato a mantenere la mente e il cuore sgombri quando si osserva un cane, provando ad osservare senza giudizio o preconcetto. Ma entrare in relazione mi ha anche fatto comprendere che esiste l'osmosi emozionale, ovvero la trasmissione reciproca di ciò che si prova tra cane e umano.

Credo che in casi come questi, in ogni caso e al di là della scienza, la razionalità abbia poco spazio per comandare e che Frisk e io abbiamo provato qualcosa di davvero unico e intenso in un "qui ed ora" che ci ha di nuovo cambiato e unito. E che racchiude, semplicemente, in un solo istante tutta la nostra vita fino a quell'attimo.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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