Gli aetosauri erano dei rettili preistorici corazzati che vissero durante il Triassico superiore, tra i 225 e i 220 milioni di anni fa. Erano molto simili agli odierni coccodrilli, per quanto disponessero di un muso che ricorda molto quello degli attuali maiali. Dall'epoca della loro scoperta, i paleontologi hanno però dibattuto se gli esemplari di una particolare specie – Aetosaurus ferratus – essendo lunghi solo tra i 20 e gli 82 centimetri, potessero essere considerati degli adulti, dei giovani o invece una specie nana del genere.
Il dibattito ha alimentato discussioni accademiche molto accese, che hanno accompagnato la storia della paleontologia fin dal 1877, anno della scoperta dei 24 individui di A. ferratus in una cava vicino a Kaltental, presso Stoccarda. Le condizioni del ritrovamento di questo gruppo di aetosauri infatti non permetteva una chiara identificazione dell'età degli animali, poiché furono trovati ammassati in un cumulo molto denso di detriti e reperti.
Fortunatamente oggi, una equipe di paleontologi guidati da Elżbieta M. Teschner dell'Università di Bonn ha appena trovato un modo per identificare l'età degli animali e concludere questa diatriba una volta per tutte. Qualche giorno fa sono usciti i risultati dello studio sulla rivista Journal of Vertebrate Paleontology, che ha fatto seguito alla pubblicazione della nota dell'Università di Bonn in cui la Teschner ha annunciato la notizia.
Andando infatti a studiare al microscopio i tessuti ossei presenti in alcuni degli esemplari conservati presso il museo naturale di Stoccarda, i paleontologi sono riusciti finalmente a determinare l'età di questi animali, facendo un confronto diretto con i loro parenti più prossimi e con le informazioni direttamente ottenute dalle ossa di altre specie appartenenti allo stesso genere.
Valutando il trend della crescita dei tessuti ossei in questi animali, è risultato ormai certo il dato che questi animali fossero in verità dei giovani. Non una specie nana né tanto meno degli adulti che soffrivano di qualche condizione genetica come il nanismo. «Le ossa lunghe sono un buon modello per calcolare l'età degli animali perché depositano anelli di accrescimento durante la loro vita che possono essere contati, simili agli anelli di accrescimento nei tronchi degli alberi – ha affermato Dorota Konietzko-Meier, paleontologa dell'Università di Bonn e stretta collaboratrice della Teschner – Sulla base di questo metodo, è stato possibile determinare l'età individuale relativa dei campioni studiati e i risultati mostrano che gli animali non avevano più di un anno».
Per quale ragione però questi 24 individui di aetosauri sono stati ritrovati ammassati, lontano da tracce di ipotetici adulti e da eventuali nidi?
«Il nostro team di ricerca attribuisce l'assemblaggio di questi animali al comportamento sociale giovanile, che è stato osservato per la prima volta proprio negli etosauri – chiarisce la Teschner, mentre risponde ad una delle domande più importanti che la paleontologia si è portata appresso nel corso della sua storia – Sembra chiaro che gli animali si sono uniti per qualche motivo. Molto probabilmente per aumentare le loro possibilità di sopravvivenza e scoraggiare i predatori».
Proprio il ritrovamento studiato dall'equipe di Bonn, secondo molto studiosi, è la prima prova disponibile dell'evoluzione del comportamento di cure materne nelle specie che troviamo oggi anche nei coccodrilli. Infatti, questi grandi animali, dopo la schiusa delle uova accompagnano i loro piccoli per qualche tempo, favorendone la crescita proteggendoli. Tra genitori e figli, inoltre, esistono persino delle forme di comunicazione sonora, molto sottili, che permettono ai genitori di comunicare ai propri figli di "salire a bordo" della loro schiena per eseguire dei trasferimenti, o di raggrupparsi sulla terraferma dove gli occhi della madre possono vigilarli.
Ovviamente è anche probabile che gli aetosauri conservati a Stoccarda fossero solo dei giovani, privi della guida di un qualche genitore, che tramite il raggruppamento cercavano anche di conservare calore e di risultare più sgradevoli agli occhi degli eventuali predatori, come affermano altri paleontologi. Avendoli però ritrovati tutti raggruppati, la loro morte deve essere stata rapida e improvvisa e deve averli colti di sorpresa. L'unico evento naturale che sembra però averli potuti sorprendere è l'eventuale piena di un fiume o una frana di detriti, che li ha sepolti rapidamente impedendogli di fuggire o sparpagliarsi.
Grazie all'equipe di Bonn, la paleontologia ha però finalmente messo la parola fine trovando la prova osteologica che questi animali non avevano ancora smesso di crescere non essendo adulti.