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28 Dicembre 2022
10:54

Risolto il giallo dei coyote che hanno attaccato la cantante folk Taylor Mitchell

Dopo 13 anni è stato spiegato perché dei coyote hanno ucciso una cantatrice canadese: il motivo è legato all'alterazione delle condizioni ambientali causato dall'uomo che ha provocato una diminuzione delle prede naturali di questi animali.

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Ripercorrere la vicenda che ha portato a un omicidio è sempre doloroso, ma quando parliamo di delitti commessi dagli animali la situazione si complica. Nel 2009 nel Cape Breton Highlands National Park in Canada una ragazza di 19 anni è stata uccisa da un gruppo di coyote e in casi del genere, sebbene sia sempre difficile farlo, riuscire a comprendere perché un gruppo di animali si fosse spinto a tanto è quasi impossibile. Oggi, però abbiamo finalmente tra le mani la soluzione del caso grazie a un nuovo studio: l'uomo ha alterato talmente tanto l'habitat di questi animali che, purtroppo, hanno dovuto adattare la loro dieta di conseguenza.

Le oscure pieghe della vicenda, infatti, sono state per molti anni volutamente lasciate intoccate proprio poiché ormai i "colpevoli" erano stati scoperti. Non accontentarsi delle apparenze, però, è qualcosa che accomuna investigatori e ricercatori, gli unici ad aver continuato le indagini per scoprire cosa fosse successo veramente alla giovane cantante folk Taylor Mitchell quel 27 ottobre 2009.

Solitamente questi canidi non sono una minaccia per l'uomo e quello della ragazza, infatti, risulta essere l'unica aggressione documentata del genere. Per questo motivo un gruppo di ricercatori della Ohio State University ha condotto per 13 anni uno studio per approfondire i fattori ambientali che hanno portato all'attacco, scoprendo una finalmente il reale motivo dell'accaduto: l'uomo ha alterato talmente tanto le condizioni ambientali dei coyote da far sparire quasi del tutto le loro prede favorite e loro hanno dovuto adattare la loro dieta di conseguenza. Lo studio è stato quindi pubblicato recentemente su Journal of Applied Ecology il mese scorso.

L'attacco dei coyote a Taylor Mitchell

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Le dinamiche dell'attacco, nonostante siano passati molti anni, sono ormai ben note. La ragazza passeggiava per il parco canadese un soleggiato pomeriggio di autunno. La sera si sarebbe svolto un concerto e aveva deciso di passare quel tempo libero che aveva prima delle prove rilassandosi passeggiando e ammirando il pavimento di foglie secche naturale che si era formato nella stagione.

Quel pomeriggio una coppia di signori statunitensi disse di aver avvistato dei coyote nella zona e un escursionista ha perfino fornito una prova fotografica della loro presenza sul territorio. Brent Patterson, professore alla Trent University in Ontario di Scienze dell'Ambiente e della Vita, visto le foto ha successivamente commentato che i due coyote avvistati dall'escursionista erano maschi e mostravano una notevole mancanza di paura nei confronti dell'uomo.

Il pomeriggio stesso la coppia di signori udì da lontano degli ululati e delle grida di donna e chiamò subito le autorità. Arrivati i soccorsi trovarono la ragazza distesa, ancora viva ma in gravi condizioni di salute e un coyote in piedi su di lei. La ragazza non riuscì a salvarsi dall'incontro e purtroppo, dunque, non ci sono dubbi sul fatto che i responsabili potessero essere proprio questi animali.

All'epoca alcuni esperti di fauna selvatica ipotizzarono che la ragazza avesse cercato un contatto cercando di dar da mangiare agli animali o disturbando una tana con dei giovani. Quell'anno furono date molte altre spiegazioni sul perché si sia verificato l'attacco insolito e alcune di esse includevano anche che i coyote potessero essere incrociati con dei lupi e per questo meno timorosi dell'uomo, ipotesi immediatamente scartata. Dunque, il reale motivo per cui si sia verificato il fatto non è mai stato certificato, ma fortunatamente i ricercatori della Ohio State University hanno finalmente colmato un vuoto nelle indagini.

Come i coyote hanno cacciato l'uomo per colpa del degrado del loro habitat

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La ricerca degli studiosi statunitensi si è focalizzata su 11 coyote locali che sono stati dotati di collare GPS per monitorarne i loro movimenti. I ricercatori non solo hanno raccolto dati sui loro spostamenti ma per 4 anni hanno campionato i loro escrementi per scoprire di più sulla loro dieta e su come questa potesse variare nel corso del tempo.

Normalmente i coyote hanno una dieta onnivora, ricca non solo di carne ma anche di piante, bacche e altri alimenti. I risultati dello studio hanno portato delle rivelazioni che hanno fornito la probabile spiegazione dell'accaduto: la dieta dei coyote della zona è composta per due terzi di carne di alce e le prede più piccole di questi canidi sono praticamente quasi scomparse. 

Normalmente gli alci, essendo animali di grosse dimensioni, non sono presenti sul menù di questi onnivori opportunisti il che fa pensare ai ricercatori che assenza dei loro cibi preferiti, ovvero prede più piccole come conigli e ricci, l'animale si sia dovuto adattare nutrendosi di mammiferi più grandi e pericolosi da cacciare proprio come alci e, in un raro e sfortunato caso, un essere umano.

Il problema, dunque, non era legato ai singoli individui coinvolti, ma all'intero habitat di cui fanno parte. I coyote di Cape Breton si sono dovuti adattare alla situazione di degrado ambientale e all'assenza delle prede causata dall'uomo ed essendo estremamente adattabili sono riusciti a variare la loro dieta molto velocemente.

In ogni caso, gli autori dello studio tengono a sottolineare come l'evento rimanga un caso estremamente isolato ma simbolico. L'azione trasformativa dell'uomo nei confronti degli ambienti, in un modo o nell'altro, ha effetti che si ripercuotono a cascata anche su noi stessi.

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