L'essere umano non fu la prima specie di primati che giunse in Nord America: secondo infatti un nuovo studio, pubblicato su Journal of Human Evolution, milioni di anni prima del nostro arrivo, le nazioni centrali degli attuali Stati Uniti erano abitate da altre specie di scimmie.
A studiare la vita di queste particolari creature, denominate Ekgmowechashala (in lingua Sioux letteralmente "piccolo uomo gatto"), è stato un team di scienziati statunitensi e cinesi, interessati a conoscere l'evoluzione degli antichi primati che vissero circa 30 milioni di anni fa, subito dopo la transizione tra le epoche Eocene e Oligocene. Questo periodo infatti è considerato molto importante dai paleontologi, perché sia le zone interne della Cina che degli Stati Uniti erano abitate dalle stesse specie e subirono entrambe un grande raffreddamento, un fenomeno climatico che rese meno ospitale in particolar modo il territorio americano per varie tipologie di primati, da sempre legati alle zone caldo umide del pianeta.
Per studiare queste scimmie, i paleontologi dell’Università del Kansas e dell’Istituto di Paleontologia dei Vertebrati e Paleoantropologia di Pechino hanno sottoposto ad analisi morfologiche i pochi reperti disponibili del genere Ekgmowechashala, ricostruendo così il suo albero genealogico e trovando una parentela fra questi animali e un loro "taxon gemello", di origine cinese e ancora più antico, chiamato Paleohodites naduensis.
Tale parentela ha permesso di capire che gli esemplari di Ekgmowechashala trovati negli Stati Uniti non sono il prodotto di un evoluzione locale, verificatisi in Nord America, ma che in realtà derivano da specie migrate precedentemente, che hanno raggiunto il Nebraska dall'Asia, attraverso un ponte di terra nei pressi dell'attuale stretto di Bering che probabilmente all'epoca collegava i due continenti. L'Ekgmowechashala risulta così simile a Paleohodites naduensis che le due specie morfologicamente oggi sono indistinguibili, dal punto di vista dei resti scheletrici.
«La cosa più importante che vogliamo sottolineare – chiariscono gli scienziati coinvolti in questo studio, tra cui Kathleen Rust e Xijun Ni – è che Ekgmowechashala fu l'ultimo primate ad abitare il Nord America prima dell'arrivo dell'essere umano. Dopo di loro dovettero infatti passare 30 milioni di anni prima che altre scimmie calcassero le foreste americane». La loro specie fu anche l'unica ad abitare il continente nordamericano durante l'Oligocene, visto che le altre specie di primati un tempo presenti all'interno delle sue foreste si estinsero 4 milioni di anni prima del loro arrivo dall'Asia.
Secondo Rust, per quanto effimera, la storia di questa specie merita comunque l'attenzione della comunità scientifica, visto che si colloca in un periodo geologico piuttosto particolare, povero di reperti disponibili in tutto il mondo e segnato da diversi cambiamenti ecologici ed ambientali. Com'era quindi fatto dal punto di vista morfologico Ekgmowechashala?
Secondo gli scienziati questo animale era molto simile ad un tarsio, un piccolo primate con grandi occhi e una mano rudimentale che trascorre le sue giornate fra le fronde degli alberi nelle Filippine. Era un animale molto piccolo, soprattutto rispetto alla maggioranza delle scimmie antropomorfe e delle stesse scimmie oggi presenti nelle foreste del Sud America. Aveva infatti le dimensioni di un gatto e i suoi denti ricordano quelli di piccoli onnivori come i procioni. Avevano infine delle lunghe code che gli permettevano di muoversi meglio sugli alberi.
Le due specie del suo genere attualmente descritte sono Ekgmowechashala philotau e Ekgmowechashala zancanellai e al di là della differenza di origine geografica (Sud Dakota e Nebraska) le due specie erano molto simili sia fra di loro che con i loro cugini cinesi.