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22 Febbraio 2024
13:39

Riscoperta in India una delle tartarughe d’acqua dolce più rare e minacciate del pianeta

Grazie all'aiuto delle popolazioni locali, in India è stata scoperta una popolazione sana e vitale di tartaruga gigante dal guscio molle di Cantor, una delle specie più rare e a maggior rischio estinzione del mondo.

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Una delle tartarughine appena nate scoperte dai ricercatori. Foto di Ayushi Jain/University of Portsmouth

In India una rarissima tartaruga d'acqua dolce ormai a un passo dall'estinzione ha fatto la sua ricomparsa dopo anni di ricerche infruttuose. Si chiama Pelochelys cantorii, ma è conosciuta anche come tartaruga gigante dal guscio molle di Cantor. Un team di scienziati è riuscito finalmente a confermare l'esistenza di una popolazione vitale e riproduttiva lungo il fiume Chandragiri, nello stato Kerala, e ci è riuscito solo grazie all'aiuto delle popolazioni locali, segnando così una pietra miliare nella ricerca e per la conservazione della biodiversità.

Per decenni, infatti, metodi convenzionali di ricerca e numerose spedizioni non erano mai riusciti a portare ad alcun risultato. In tutta l'India, dal 1970 a oggi, erano infatti appena 15 le segnalazioni di P. cantorii, per lo più osservazioni i solate e individui catturati accidentalmente nelle reti da pesca. Le tartarughe giganti dal guscio molle di Cantor sono infatti scomparse da buona parte del loro areale storico nel Sud-est asiatico, tra cui il Vietnam e la Thailandia, principalmente per colpa della pesca eccessiva, della perdita di habitat e del commercio illegale della sua carne.

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L’area di studio nello stato del Kerala, India. Immagine da Jain et al., 2024

Nella Lista Rossa delle specie minacciate della IUCN questa specie è stata quindi inserita nella categoria "In pericolo critico", quella immediatamente precedente all'estinzione. Tuttavia, le popolazioni continuano ancora a diminuire a velocità allarmanti, rendendo questa tartaruga dal guscio molle una delle specie più rare e a maggior rischio del Pianeta. Questa importante scoperta è stata perciò resa possibile solo grazie alle conoscenze delle comunità locali, che hanno guidato i ricercatori verso il fiume Chandragiri, nel Kerala.

Attraverso numerose interviste e con la collaborazione degli abitanti dei villaggi che vivono in queste zone, il team è poi riuscito a circoscrivere l'area di ricerca e a documentare con diversi avvistamenti la presenza della specie, dando così il via al primo fondamentale passo per la sua conservazione. Uno dei risultati più sorprendenti è stata inoltre la prima documentazione certa della nidificazione nell'area di una femmina, seguita poi dal salvataggio di alcune sue uova che sono state poi fatte schiudere in sicurezza con il successivo rilascio delle tartarughine nel fiume.

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Un adulto fotografato lungo il fiume Chandragiri. Foto di Ayushi Jain/University of Portsmouth

La spedizione, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Oryx, è stata guidata da un team internazionale di scienziati provenienti da varie istituzioni accademiche e organizzazioni che si occupano di conservazione. E il loro lavoro non solo ha ribadito ancora una volta l'importanza delle popolazioni locali per lo studio e la conservazione della biodiversità, ma ha anche dimostrato come la collaborazione tra comunità e ricercatori possa portare a risultati straordinari altrimenti molto più complessi da ottenere.

Il successo di questo progetto sta infatti ispirando un nuovo approccio alla conservazione della fauna, aprendo la strada a un modello più reattivo e inclusivo fondato sulla partecipazione delle popolazioni locali al processo scientifico e alla tutela della biodiversità. Aver infatti creato una rete locale di allerta nell'intera regione, si è dimostrato infatti molto efficace per monitorare e proteggere questa rara tartaruga d'acqua dolce e potrà certamente essere utilizzato per studiare e salvaguardare molti altri animali in via di estinzione o difficili da avvistare.

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Una tartarughina appena uscita dall’uovo. Foto da Jain et al., 2024

«Questa scoperta è un segno di speranza per la conservazione delle tartarughe giganti di Cantor e per le altre specie minacciate in generale – ha dichiarato Françoise Cavada-Blanco dell'Università di Portsmouth, una delle autrici principali dello studio – Dimostra che unendo le conoscenze tradizionali alla ricerca scientifica possiamo aprire la strada a un futuro in cui queste meravigliose creature possano ancora prosperare nelle loro terre native». Il team, guidato da Ayushi Jain del programma Edge of Existence della Zoological Society of London, sta ora lavorano anche per implementare la riproduzione in cattività.

Qualche anno fa, in Cambogia, si era infatti già ottenuto un risultato simile e altrettanto importante. Lungo le rive del fiume Mekong, l'ultimo avvistamento risaliva al 2003 e da allora la specie era stata dichiarata quasi certamente estinta. Fortunatamente, nel 2007 una spedizione scoprì una popolazione sconosciuta e relativamente abbondante in un'area del fiume lunga circa 50 chilometri. Da allora gli esperti della Wildlife Conservation Society sorvegliano e proteggono la zona raccogliendo le uova per incubarle, farle schiudere in sicurezza e per poi rilasciare le baby tartarughe nel fiume.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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