Tetti scoperchiati, strade e cantine allagate, una strage di alberi sradicati dalla furia del vento e caduti in tutta la città interrompendo la circolazione e schiantandosi sulle macchine parcheggiate. E' stata una tempesta feroce quella che ha colpito Milano e dintorni nella notte tra martedì e mercoledì.
Un disastro che purtroppo non ha risparmiato la Brianza compreso il rifugio per animali di via San Damiano a Monza gestito da ENPA, che ha dovuto fare i conti con vento, pioggia e grandine grossa come palline da tennis. Tutta l'area del canile si è allagata e l'intera struttura, lunga oltre 20 metri, dove vengono ospitati i conigli e i porcellini d'india è stata spostata di almeno 40 centimetri dal vento che soffiava ad oltre 100 chilometri orari.
La furia si è abbattuta sugli alberi distruggendone un grande numero, colpendo anche un bellissimo platano di oltre 10 metri di altezza trapiantato nel 2015 anno in cui il canile venne inaugurato. I volontari si sono mobilitati in massa per ripulire il canile dai rami caduti durante la notte che, fortunatamente, non hanno colpito nessuno degli animali presenti e per fortuna nessun ospite ha subito alcun danno.
Purtroppo invece a fare le spese dell'ondata di maltempo sono state da un lato le postazioni delle numerose colonie feline presenti in città, alcune gravemente compromesse, e dall’altra gli animali selvatici: in pochi giorni sono arrivati al rifugio oltre 30 piccioni e colombacci, 15 tra merli fringuelli e altri uccelli, una civetta, un gheppio e un parrocchetto. Tutti gli animali hanno mostrato sintomi di ipotermia e molti di loro anche fratture e ferite importanti. ENPA ha cercato di fornire il primo soccorso scaldandoli e rifocillandoli e poi molti li ha trasferiti al centro recupero animali selvatici di Vanzago per accertamenti e cure più specializzate.
Un evento mai visto prima d’ora nel milanese che però ha reso ancora più evidente l’importanza di attuare misure per la protezione degli animali durante fenomeni atmosferici di tale intensità quali saranno quelli a cui dovremo abituarci. Infatti se in qualche modo gli animali domestici possono in generale essere più tutelati, quelli selvatici sono completamente alla mercé delle calamità naturali: alluvioni, terremoti, uragani, incendi possono avere della conseguenze devastanti su di loro. Molti muoiono annegati o sepolti vivi dalla terra, dalle ceneri o dalla neve. Altri riportano gravi ferite, disturbi respiratori, malnutrizione e avvelenamento da cibo e dalle acque contaminate.
La loro sopravvivenza viene influenzata da diversi fattori quali gli adattamenti specifici della propria specie, lo stadio della vita in cui si trovano, se sono o no migratori o hanno altri mezzi per scappare. Altri fattori sono le condizioni fisiche e i sensi che hanno a disposizione: se hanno vista, udito o altri sensi molto sviluppati, hanno anche maggiori probabilità di fuggire, così come le hanno gli uccelli che possono volare via e i grandi animali che possono correre velocemente. Gli animali piccoli sono invece più vulnerabili.
In particolare il vento, la pioggia e i detriti provenienti dalle tempeste come quello che è successo a Milano, feriscono e uccidono gli animali e causano parecchi danni ai loro habitat, compresa la distruzione dei rifugi e la contaminazione delle riserve di cibo e acqua. Forti venti e piogge possono causare arti rotti, traumi alla testa e infezioni a causa dell’acqua nei polmoni facendo ritrovare queste creature confuse, sfollate e orfane e incapaci di fare null'altro se non sperare di trovare umani non disumani che abbiano voglia di occuparsi di loro, visto che loro non hanno a disposizione né la moderna tecnologia né un’agenzia di prevenzione dei disastri.