Rifiuti e il cadavere di un animale: questo è lo stato di degrado di alcune spiagge del litorale partenopeo mostrato in un video postato dal deputato di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli che riferisce a Kodami: «Il cadavere dell'animale non era facilmente distinguibile. Ho segnalato la presenza alla Capitaneria di Porto che, in collaborazione con il Comune di San Giovanni a Teduccio, dovrà predisporre bonifica dell'intera spiaggia. Sono episodi tristi ma purtroppo comuni. In questi casi ciò che mi preoccupa è l'inciviltà dei cittadini. Il mare non fa sconti e, come si è visto, riportata indietro tutto. Sperando che ci sia una pulizia il prima possibile, ricordo che va limitato l’uso della plastica e in ogni caso bisogna smaltirla in modo adeguato senza creare ulteriori danni all’ambiente. Mare e spiagge sono risorse fondamentali e vanno tutelati. Chi sgarra deve essere punito».
Questa denuncia apre la strada ad una problematica di portata globale: l'inquinamento da plastiche che minaccia il nostro ecosistema. Il Parlamento Europeo ha reso noto che ci sono 51 mila miliardi di particelle di microplastica nei mari, una quantità notevole che è pericolosa sia per gli animali che per l'uomo.
Secondo uno studio della rivista Environmental Pollution ("Microplastics in marine mammal blubber, melon, & other tissues: Evidence of translocation") pubblicato lo scorso agosto, a partire dagli anni ’50 si è assistito ad un aumento esponenziale della produzione di materie plastiche. Si stima che nel 2015 siano stati prodotti circa 6.300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui il 79% si è accumulato nelle discariche e nell'ambiente. Inoltre, si stima che se le tendenze attuali continueranno, entro il 2050 si accumuleranno circa 12.000 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica.
La plastica e le microplastiche si trovano ovunque: nell’aria, nell’acqua e nel suolo e sono talmente piccole da entrare nei tessuti di piante e animali e sono state rilevate nei polmoni, nelle feci, nella placenta e nel sangue umano. Tra la popolazione marina, i mammiferi consumano grandi quantità di particelle microplastiche, anche attraverso le prede che hanno a loro volta ingerito della plastica come piccoli pesci e zooplancton. In particolare, sono state rinvenute microplastiche nello stomaco, nel tratto gastrointestinale e nelle feci di cetacei e pinnipedi. Tuttavia, la quantità di microplastiche consumate dagli abitanti del mare rimane sconosciuta e non è ancora del tutto chiaro quali effetti possano comportare le microplastiche diffuse nel corpo di questi animali. Ad esempio, secondo uno studio dell'Università di Portsmouth, le tonnellate di plastiche e di microplastiche presenti nell'oceano disturbano la riproduzione di molte specie che hanno smesso di riprodursi nei pressi della costa dove si concentrano le maggiori quantità di rifiuti.
L'inquinamento da plastica rappresenta una minaccia crescente e devastante per gli ecosistemi marini in tutto il mondo. Negli ultimi anni non è mancata la collaborazione tra scienziati, governi, industrie e società per sviluppare strategie di gestione dei rifiuti e alternative sostenibili alla plastica, al fine di preservare la salute degli oceani e delle specie marine.
Nel 2018, ad esempio, la Commissione europea ha adottato la “Strategia europea per la plastica” con l'intento di raggiungere tre obiettivi fondamentali: rendere riciclabili tutti gli imballaggi di plastica nell’UE entro il 2030; ridurre la produzione di prodotti in cui vengono intenzionalmente aggiunti quantitativi plastici; frenare il consumo di plastica monouso. In questa direzione in Italia, il Ministero dell’Ambiente ha avviato un percorso per diventare “plastic free” e sta sollecitando tutte le amministrazioni pubbliche affinché siano da esempio ai cittadini, anche se la strada da fare è ancora tanta.