Dopo un sforzo decennale, antropologi statunitensi e spagnoli sono riusciti per la prima volta a ricostruire digitalmente il modello facciale di uno dei più antichi antenati della nostra specie e di molti altri primati: il Pierolapithecus catalaunicus che visse circa 12 milioni di anni fa nell'attuale zona della Catalogna in Spagna.
Il lavoro è stato pubblicato sulle pagine della rivista PNAS lo scorso 16 Ottobre e, secondo gli esperti Kelsey D. Pugh, Santiago A. Catalano e Sergio Almécija, questa ricostruzione è molto importante per gli studi antropologici poiché permette di osservare per la prima volta le primissime fasi dell'evoluzione del cranio degli ominidi (che comprendono grandi scimmie e umani).
Ciò è stato reso possibile anche dal buono stato di conservazione dell'olotipo di Pierolapithecus catalaunicus che presenta un cranio quasi completo con numerosi denti, parte del volto e le ossa orbicolari intatte.
È stata usata la tomografia computerizzata per arrivare ad avere un modello perfetto di ciascun singolo frammento che compone il cranio: dopo averli ricollocati nella corretta posizione, gli esperti hanno fatto delle comparazioni scheletriche con i resti di altri primati estinti o ancora in vita così da ottenere un'elaborazione statistica che ha permesso ai software di proporre la morfologia più verosimile del volto del Pieropithecus.
«Uno dei problemi persistenti negli studi sulle scimmie e sull'evoluzione umana è che la documentazione fossile è frammentaria e molti esemplari sono conservati in modo incompleto e distorti. Per questo siamo stati abbastanza attenti a verificare che la nostra ricostruzione prendesse in considerazione questo problema», ha sottolineato un'altra componente del team di ricerca, la dottoressa Ashley Hammond, paleoantropologa dell'American Museum of Natural History.
Gli esperti hanno così scoperto che il Pierolapithecus catalaunicus condivideva diversi punti in comune con altre scimmie fossili del periodo, presentando delle somiglianze nella forma e nelle dimensioni complessive del volto. Questo però non ha impedito alla specie di disporre di alcune particolari caratteristiche peculiari, che sono assenti in tutte le altre scimmie del Miocene medio.
Per esempio, Pierolapithecus non soffriva particolarmente di prognatismo e aveva un volto con una fronte molto alta e tempie rotondeggianti. Queste caratteristiche sono coerenti con l’ipotesi che questa specie appartenga al gruppo basale dell'evoluzione delle grandi scimmie, tanto che dal punto di vista iconografico gli scienziati hanno optato per una rappresentazione artistica che ricorda un gorilla o uno scimpanzé. «D'altra parte il cranio del Pierolapithecus catalaunicus è più vicino nella forma e nelle dimensioni all'antenato da cui si sono evoluti gli esseri umani rispetto ai gibboni e ai siamanghi», ha affermato Sergio Almécija, antropologo del Museo Americano di Storia Naturale di New York.
Dall'analisi dei reperti risulta anche che il Pierolapithecus avesse sviluppato speciali adattamenti alla vita arboricola, con caratteristiche morfologiche simili a quelle delle specie più moderne seppur inframmezzate da diverse caratteristiche più arcaiche.
Questa è la seconda ricostruzione facciale in pochi giorni che ha interessato una specie antenata dell'uomo. Solo venerdì scorso, infatti, altri scienziati avevano presentato alla stampa la ricostruzione facciale di un Homo heidelberghesis, l'ultimo antenato in comune che disponiamo con i Neanderthal e gli uomini di Denisova.